Oggi è il gran giorno. il giorno 'dei lunghi coltelli' intinti nel petrolio, alla Scala. Si riunirà il CdA del teatro milanese per decidere se accettare o rifiutare l'offerta del Governo saudita, e a quali condizione, se la si accetta.
E la confusione è grande sotto e sopra il cielo di Milano. Il Governo, rappresentato da Francesco Micheli, il 'barone rosso' ( altra anomalia!) dovrebbe sposare la tesi dell'accettazione, visto che a giorni il Governo, anzi i Cinquestelle al Governo, riceveranno la visita del Presidente cinese con il quale firmeranno protocolli d'intesa, ma ' non vincolanti'. Quel pagliaccio - con rispetto parlando - di Conte non la smette ancora di giocare! Si prospetta, secondo quanto dice l'azzecagarbugli premier, una situazione simile a quella della TAV.
Ma allora i Cinquestelle ed il loro ministro della cultura, Bonisoli, dovrebbe essere d'accordo con la Scala che accetta i soldi sauditi? Sì, a rigor di logica, nì a rigor di governo: e se un giorno dovessi commissariare la Scala, ha detto il ministro sapientone, il Governo saudita potrebbe 'incazzarsi' di brutto - diciamo le cose come stanno! E sta cercando una soluzione.
La lega al Governo, come sul caso dei cinesi, non concorda con la linea dei Cinquestelle, e, di conseguenza, non concorda con l'alleato di Governo neanche sulla Scala. Prima gli italiani è diventato 'solo gli italianiì' e i soldi glieli dò di tasca mia, dice Salvini, che però pensa di prenderli da quei 48 milioni che si sono persi nelle tasche leghiste o nei conti leghisti o ad essi riconducibili dei paradisi fiscali.
Allora, dite un pò, Francesco Micheli, renziano se ricordiamo bene, ed ora in quota governativa, cioè Lega e Cinquestelle - come dovrebbe votare? Boh! Lui non sembra si sia pronunciato con chiarezza, dunque può ancora fare l'anguilla scivolosa in seno al CdA.
Ma il caso più tragico ed anche comico, oltre che imbarazzante è quello del critico Daverio, che in Scala è il rappresentante di Fontana, presidente Regione Lombardia, leghista, anzi salviniano.
Daverio quando è venuto fuori il caso di cui stiamo scrivendo, ha detto chiaramente (Corriere della Sera, virgolettato) se oltre l'Arabia ci fossero anche altri governi disposti a dare soldi alla Scala siano benvenuti. Insomma, averceli simili 'mecenati', se poi ammazzano qualche giornalista ed altre quisquilie, chissenefrega. Lontano dagli occhi...
La Scala ha bisogno di soldi, perché quelli di cui dispone non le bastano, e gli Arabi glieli danno; non si può che ringraziarli.
Sarebbe normale che, a seguito di tale lapalissina dichiarazione Daverio voti a favore, ed altrettanto logico e lapalissiano che fin da quando il caso è stato portato all'attenzione del CdA Scala, e cioè l'11 febbraio, oltre un mese fa, Daverio ne abbia parlato a Fontana , il suo mandatario.
Altrimenti anche lui, Daverio sarebbe rincoglionito - come si usa dire oggi molto spesso - a tal punto da assumere una posizione che non va bene per Fontana. Il quale, rincoglionito a sua volta, per ingarbugliare ancora di più le cose chiede le dimissioni di Pereira. E potrebbe dopo aver condiviso il voto positivo di Daverio, aver sentito Salvini che gli ha ordinato no, deciso e chiaro! POi, che c'entra lui, quale potere ha per chiedere le dimissioni del sovrintendente?
Come si vede i problemi ogni giorno aumentano e si fanno anche più difficili da risolvere.
In questo casino generale c'è anche un problema di principio, e cioè le persone elette nel CdA Scala - che si immaginano competenti - sono autorizzate, in nome di tale loro competenza, ad assumere decisioni relative alla gestione del teatro, sì o no?
Perchè se non possono decidere e neppure parlare in proprio, loro dovrebbero dimettersi, e non Pereira. Si dimettano Micheli e Daverio, tanto per fare due nomi, visto che i loro mandatari li trattano come due rincoglioniti deficienti. Si ribellino rispettivamente al Governo e a Fontana, piuttosto che contro gli Arabi, benedetti!
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