Adesso si combattono a colpi di 'furbo'. Sala dà del furbo a Fontana, il cui rappresentante nel CdA Scala, cioè Daverio che certamente non è uno sprovveduto, non può non averlo informato dell'affare con i sauditi, a detta di Pereira, e non solo di Pereira; e Fontana rimanda al mittente l'appellativo tacciando Sala , in coppia con Pereira, di complotto ai danni della Scala ed anche suoi, di Fontana, che è diventato, dopo Sanremo e in linea con Salvini, detto 'il Nero' difensore dell'italianità.
Saranno ambedue furbi, ma a noi fanno ambedue ridere. Mentre Bonisoli si è pronunciato, di persona personalmente, a favore delle decisioni del CdA. E in questo caso, e ci fa ridere anche lui, si sarà sicuramente consultato con il suo consulente, Pierluigi Dilengite, di nomina recente, per le Fondazioni liriche, non avendo trovato all'interno della struttura ministeriale analoghe competenze in materia.
Ora se un governo, o una azienda 'governativa' di un apese, dove sono negate alcuni diritti fondamentali decide di investire in una istituzione di grande prestigio come La Scala, quei soldi bisogna prenderli oppure rifiutarli: via puzzolenti!
Diversi interventi, ed uno in particolare oggi su Repubblica fanno notare che paesi molto ricchi, ma con regimi dittatoriali, stanno investendo in cultura negli ultimi anni - e i casi sono numerosi: senza i loro soldi molte iniziative, nei paesi democratici non si sarebbero potute realizzare. E allora che si fa?
Tanto per continuare nel ragionamento, l'Italia fra qualche giorno accoglierà il primo ministro cinese con alcuni industriale di quel paese - vogliamo dire che quel paese è democratico? saremmo ipocriti - per accordi commerciali ed industriali di cui sono già stato concordati- così pare - i preliminari. Si dovrebbe, stando al ragionamento di cui sopra, rinviare il viaggio e gli accordi a quando la Cina rispetterà alcuni diritti umani? Invece no, il governo cui appartiene anche la Lega che dice che la Scala non ha bisogno di quei soldi, tiene a quegli accordi, che portano ossigeno nelle casse di un paese che non cresce.
Perciò, se al posto del Governo, sulla carta, quei soldi provenissero da una industria di quel paese, la massima petrolifera -dimentichiamo per un attimo che è del governo saudita - la faccia, per intanto sarebbe salva.
Insomma non si può pensare che qualcuno metta una bella somma senza chiedere nulla in cambio; e che sarebbe un posto nel CdA, un membro fra una decina che può imporre?
Facciamo notare che un apio d'anni fa i fratelli Bulgari, gioiellieri, hanno donato all'Accademia di Santa Cecilia -meglio sarebbe dire, più precisamente a Pappano , direttore musicale dell'Accademia, verso il quale è scoppiata una passione quasi amorosa, specie in Nicola Bulgari musicofilo, la somma di 1.200.000 Euro, in un triennio, in tranche di 400.000 Euro per anno. L'Accademia ha regalato, a sua volta, a Nicola Bulgari, uno dei fratelli donatori, un posto nel CdA.
Il Governo saudita o una sua compagnia petrolifera dà alla Scala dodici volte circa quello che hanno regalato i Bulgari a Santa Cecilia, e cioè 15 milioni di Euro in un quinquennio, e la Scala ringrazia e li saluta? Siamo matti?
Infine, alla Lega vorremmo dire che se una volta qualcuno di loro od anche qualcuno dei loro soci al Governo, avessero pronunciato la parola cultura, e peggio ancora melodramma, già li autorizzeremmo ad impicciarsi.Ora no, tanto più che i soldi di cui la Scala ha bisogno certo non glieli darà la Lega, e neppure l'altro socio di Governo. Il quale, se facesse quel che fanno i governi dei nostri paesi più vicini - che alle loro istituzioni musicali di rappresentanza della nazione, danno finanziamenti di gran lunga superiori a quelli che riceve dallo Stato la Scala, beh, allora e solo allora, potrebbero mettere bocca. Prima no. Perciò fanno più bella figura se stanno zitti e lasciano fare a chi sa quel che fa, in questo caso il CdA scaligero, cui spetta , senza ipocrisie inutili, la decisione.
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