sabato 23 marzo 2019

Accademia di Santa Cecilia. Che fine farà il coro? Pappano invita a non scioperare, ma non la racconta giusta

 Certo non ci aspettiamo, e tuttavia lo temiamo, che dall'Ongaro faccia con il Coro dell'Accademia ciò che minacciò di fare Fuortes: esternalizzare Orchestra e Coro dell'Opera di Roma - una vera sciocchezza che gettò discredito sulle sue attitudini  e  adeguatezza a  dirigere una istituzione musicale. E' meno sprovveduto di Fuortes e forse ha più di lui il senso del ridicolo, al quale non intende esporsi.

 Tuttavia il timore che cammin facendo, taglia oggi e taglia domani, alla fine si decida di ricorrere ad un coro esterno ogni volta che serve, e più volte di quanto oggi non si faccia immaginare ai contestatori dell'operazione, esiste. E non bastano certo le rassicurazioni di dall'Ongaro che oggi c'è e domani no - e noi speriamo presto.

Di nuovo c'è che in rete, prima volta in fatto di musica, circola una petizione per 'salvare' il Coro dell'Accademia di Santa Cecilia, evitandone il taglio degli elementi fino a ridurli a 68 nel giro di pochissimi anni, dagli attuale 89 o giù di lì.

 Adesso in Accademia, tutti cominciano ad essere preoccupati perché il Coro ha minacciato uno sciopero per le prossima settimana quando dovrebbe cantare nella Sinfonia n.9 di Beethoven sotto la direzione di  Ki
rill Petrenko, successore di Simon Rattle alla guida dei Berliner. A tal punto che perfino Pappano, intervistato a Londra, ha invitato il coro - con il quale dichiara di avere un  rapporto ottimo - a non farlo.

A preoccupare il coro non è la decisione del CdA di ridurre il numero dei suoi componenti. quelli del CdA non capiscono un tubo di musica - dunque a loro si può far creder e votare tutto quello che si vuole. A preoccuparlo è soprattutto la 'testa' dell'Accademia, cioè il suo sovrintendente, musicista, come si definisce e pretende essere considerato, il quale pur di chiudere il suo incarico con bilanci a posto, non esita a sostenere la tesi che il Coro dell'Accademia sia in sovrannumero.

Mentre poi per alcune esecuzioni - come per l'inaugurazione della stagione prossima (Berlioz) - si sa già che verrà invitato un altro coro  da affiancare a quello ceciliano evidentemente non sufficiente.

In tutto questo chiasso sul coro è assai curioso che Ciro Visco, in procinto di lasciarne la direzione, per tornarsene a Napoli - a fare che? magari a dirigere il coro del San Carlo?  non era meglio restare a Roma che dista da Napoli neanche due ore di treno? e perchè lascia il coro proprio quando su di esso si abbatte la prima tempesta che si chiama ironicamente 'riorganizzazione'?- resti muto.

E stupisce anche - lo ripetiamo per l'ennesima volta - che lo stato maggiore dell'Accademia- dal sovrintendente ai dirigenti e  ai membri, tanti, della segreteria artistica - continui a percepire, per sua stessa decisione, salari molto alti, a cominciare dal Sovrintendente che percepisce 240.000 Euro, il massimo consentito. 

Perchè , considerate le difficoltà di natura economica alle quali si vuole imputare il taglio progressivo degli elementi del coro, i vertici non hanno pensato di  tagliarsi  anche gli stipendi, alla stessa maniera con cui non molti anni addietro, senza meriti o aggravio di lavoro che l'avrebbero semmai giustificato, se li sono gonfiati?

Adesso Pappano si inserisce nella discussione sulla congruità del numero dei coristi, portando ad esempio i coristi del suo Covent Garden. Dice infatti a Valerio Cappelli che nel teatro londinese il coro è formato da 48 elementi, mentre Santa Cecilia ne avrà, dopo la cura dimagrante - ma ora non possiamo sapere se verrà successivamente sottoposto ad altra cura dimagrante dopo quella inflittagli ora - 66, dunque una ventina circa in più di quelli del teatro londinese.
 A Pappano dobbiamo essere noi a ricordare che una cosa è il coro di un teatro d'opera, che canta su un palcoscenico che comunque non ne potrebbe contenere in numero superiore, e con un orchestra che sta in buca; altra cosa è il coro di una istituzione sinfonica che canta sempre alle spalle di un' orchestra spesso di grandi dimensioni e comunque mediamente quasi il doppio di quella  che può fisicamente contenerne una  buca di teatro d'opera, e che deve , i cero modo 'superarla', 'scavalcarla', come si fa con una barriera?
 Perchè allora dice ciò che ha detto?  Vuole calmare le acque agitate del suo coro romano - ed è giusto  che si prodighi  - o dare una mano al suo sovrintendente che, dopo una contestazione simile che ha il carattere di una bufera gestionale, potrebbe rischiare di non essere rieletto e magari lui, Pappano, non può esimersi dal sostenerlo almeno fino a quando è assiso sulla poltrona più alta dell'Accademia? Ma che glielo ha ordinato il medico - come si dice a Roma?

P.S. Adesso Santa Cecilia ha un altro problema, altrettanto serio: trovare una spalla da alternare a  Carlo Maria Parazzoli, perchè l'attuale 'seconda', Roberto González-Monjas  a fine stagione va via. E non è problema da poco.

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