Riferiscono le cronache che l'altro ieri il figlio di Salvini, quello a cui il vice premier dedica molto del suo tempo come farebbe un padre amorevole - e lui lo è, e lo va ripetendo - ha chiesto a suo padre come mai molti lo criticano per come tratta quei poveretti salvati i mare. Più precisamente: perchè, papà - gli ha chiesto- non vuoi che le navi delle ong vadano a salvarli? E li vuoi rispedire in quarantotto ore nei 'club mediterranée ( che gli avversari politici descrivono come lager, ndr) che, numerosi sorgono sulle spiagge libiche o immediatamente nell'entroterra? Non potrebbero restare qui in Italia? Se hanno affrontato un viaggio pericoloso qualche ragione l'avranno? E qui quel povero ragazzo tace in attesa della risposta del suo papà, sempre premuroso. Il quale non risponde, si mostra pensieroso mentre il figlio aspetta. Poi, la risposta che taglia la 'testa al toro' e chiude la bocca a suo figlio: tu non puoi capire, sei troppo piccolo. Comunque se vuoi fare ancora simili domande, diventa grande, studia - come tuo papà non ha fatto - càndidati - ma a questo ci penserà papà come ha fatto il povero Umberto
(Bossi,ndr.) con il Trota - fatti eleggere e solo dopo potrai aprir bocca e fare simili domande.
Ora non puoi. E se ti venisse di nuovo la voglia, sappi che la prossima volta ti taglio la paghetta. Un bravo figlio non fa domande indiscrete ed imbarazzanti al suo papà.
Nelle stesse ore anche un altro ragazzo ha fatto una domanda assai simile, anzi una richiesta, al vice premier Salvini. E' una bambino della stessa età del figlio di Salvini, di genitori egiziani, ma nato in Italia che frequenta una scuola media nel milanese. Questo ragazzo si è reso l'altro ieri protagonista di un salvataggio quasi eroico a favore di se stesso e dei suoi compagni di scuola, una cinquantina, che un pazzo autista di bus scolastico voleva annientare addirittura bruciandoli vivi, per protestare contro quelle stesse cose di cui il figlio di Salvini chiedeva ragione a suo padre. Almeno così ha detto, ma che fosse anche pazzo e stragista è fuori di dubbio.
Il ragazzino è riuscito a telefonare, senza farsi scoprire dall'autista dirottatore e assassino, alle forze dell'ordine che sono venute a salvarli.
Subito dopo il suo atto eroico in molti hanno chiesto che venga subito concessa la cittadinanza italiana a quel bambino - a favore si è espresso anche mezzo governo, da Spaccone-Di Maio a Bamboletta-Conte - che però ha precisato che non è il caso di approfittare dell'accaduto per riaprire il dibattito sullo Jus soli - e Salvini ha dovuto anche lui abbozzare, per non farsi apostrofare ancora una volta come 'il Nero' - e non per il colore della sua pelle.
Ma, il piccolo eroe, ha approfittato per rivolgere una richiesta a Salvini: perchè oltre che a me, non dai la cittadinanza anche a mio fratello e ai miei amici figli di stranieri, ma nati in Italia dove vivono da anni e frequentano le stesse scuole che frequenta tuo figlio?
No, ha risposto Salvini. la cittadinanza, semmai la dovessi concedere, la concederei solo a te per quello che hai fatto. Quanto alla tua richiesta, diventa grande, continua a studiare, candidati e fatti eleggere. Solo allora potrai fare richieste, ed anche parlare.
Salvini, è chiaro, da padre premuroso ed educatore sensibile, non fa alcuna differenza tra suo figlio e tutti gli altri ragazzi che vivono e studiano nel nostro paese. Per parlare e fare richieste 'inopportune' si facciano prima eleggere.
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