Una battuta, certo, ma che nasconde sempre il solito pregiudizio contro i meridionali furbi e assistenzialisti. Beppe Grillo usa il caso di Dinami - il paese più povero d'Italia, dove nessuno ha chiesto il reddito di cittadinanza -, per sparare la sua provocazione in faccia ai calabresi: "E allora diciamolo che o lavorate tutti in nero o siete tutti della 'ndrangheta". Uno sgarbo istrionico, certamente, ma che nasconde di più: ovvero il solito retropensiero sui calabresi attaccati alla mammella dello Stato, quelli che campano sulle spalle delle regioni più ricche e che, grazie al pacco dono del reddito di cittadinanza, avrebbero avuto un motivo in più per starsene sul divano a poltrire.
Non è certo il caso di adombrarsi più del lecito, quella di Grillo è solo una battuta. È, tuttavia, una pessima battuta, perché rimastica sempre i soliti cliché e li riutilizza per coprire errori di calcolo grossolani. I grillini si aspettavano, probabilmente, che le regioni del Sud, Calabria in testa, occupassero tutte le prime posizioni della classifica sulle richieste del reddito di cittadinanza. La speranza era quella di trasformare il sussidio mensile in un cospicuo dividendo alle prossime elezioni europee, nelle quali il Movimento conta di replicare, almeno nel Mezzogiorno, il risultato straordinario delle Politiche 2018.
E invece, a presidiare i primi posti di quella classifica ci sono regioni come la Lombardia, il Piemonte e il Lazio. La Calabria, nel caso specifico, non figura nemmeno nelle prime cinque posizioni. Logico, allora, il sarcastico nervosismo di Grillo, che ha sublimato il suo malcontento con una battuta carica dei soliti e stantii pregiudizi. I quali, a ben guardare, spesso rappresentano l'unico modo per raccontare una realtà di cui ignoriamo i nuovi cambiamenti. Grillo, dunque, è vittima del suo stesso disorientamento. Si sarà chiesto: "Dove andremo a finire, se anche i calabresi smettono di farsi mantenere dallo Stato?"
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