martedì 19 marzo 2019

I Sauditi alla Scala. Una recita coperta da fischi

Non so se ho capito bene come sono andate le cose nel CdA che si è riunito ieri, sotto la presidenza di Beppe Sala, sindaco di Milano, e che aveva un solo punto all'ordine del giorno: i soldi dei Sauditi li prendiamo o no?

 Da ciò che ha detto Sala - che alla vigilia aveva assicurato che la decisione andava presa all'unanimità - non si è avuta una votazione, perchè almeno due o tre dei membri del CdA non avrebbero votato come la maggioranza, capitanata dal sindaco presidente. Dunque Sala ha imposto che la decisione di rifiutare i soldi dei Sauditi fosse avallata da tutti e basta. Zitti e mosca. 

E non ho capito neanche se quei soldi non si potevano prendere perchè venivano da un paese come l'Arabia Saudita, o perchè per quella 'donazione' veniva chiesto in cambio un posto nel CdA? Se non ci fosse stata una tale richiesta, in cambio, quei soldi avrebbero smesso la puzza  della dittatura che zittisce e, in certi casi, elimina  fisicamente gli avversari e gli oppositori? Oppure se la Scala non si vende - o svende a nessuno e per nessuna cifra - secondo  gli estimatori del marchio milanese, fra i quali alcuni politici che in teatro non metterebbero mai piede, come non metterebbero mai mano al portafogli per dare alla Scala i fondi che le servono per restare qull'eccellenza che è e che è considerata nel mondo? 

 E siamo già ad una bella somma di problemi che la decisione scaligera non solo non ha risolto, ma addirittura reso più seri.

 E non ci metto la tiratina d'orecchi di Sala a Pereira: stai da parecchi anni in Italia e non hai ancora capito come funzionano qui le cose?  In questa storia  sei stato davvero un ingenuo a fidarti di ciò che  alcuni ti avevano detto in privato. Ma Sala ha volutamente dimenticato ciò che Pereira gli ha rinfacciato nella sua relazione precedente la (non) votazione del CdA, quando gli ha ricordato che  lui, Sala,  messo a conoscenza del progetto dei Sauditi per la Scala da Pereria, si disse dell'avviso che ad entrare nel teatro fosse il governo,  meglio che una compagnia petrolifera del paese.

Non ho capito poi perchè alla fine quando nessuno  ha saputo giustificare con argomenti convincenti quel rifiuto, si è contestato a Pereira quel deposito 'cauzionale' che il Principe saudita aveva fatto su un conto bancario a Milano, di 3 milioni di Euro, prima che venisse assunta una decisione.  Forse in questo Pereira sarebbe stato un pò ingenuo, solo in questo: quando ha pensato che quei soldi già arrivati a  Milano e che di lì a poco sarebbero finiti nelle casse della Scala, nessuno avrebbe osato rispedire al mittente.

 E se dai soldi rifiutati, si passa a considerare il futuro prossimo o remoto dell'assetto del vertice dell Sala, tante altre cose non ho capito.

 Non ho capito ancora se Pereira resta  fino alla fine del suo mandato (febbraio 2020) o se l'incarico gli viene esteso fino al 2022, quando scade anche quello del direttore musicale Chailly. Si saprà tutto entro maggio, ha assicurato Sala, perchè a quella data la commissione incaricata riferirà  al CdA le conclusioni delle ricerche.

 Gli scenari che si prospettano sarebbero:
-individuare un sovrintendente in sostituzione di Pereira e metterglielo al fianco da subito, per  capire i complessi meccanismi di un grande teatro, facendolo subentrare all'uscita di Pereira. Lui poi si sceglierà i collaboratori più stretti ( direttore musicale e direttore artistico)  L'anno prossimo o nel 2022? Boh!

-Pereira, come anche prima di lui, Lissner, sono sovrintendenti del teatro milanese e nel contempo anche direttori artistici. I due ruoli  nelle mani di una sola persona, reggono  a patto che poi si spenda per una 'segreteria artistica' più di quanto si spenderebbe per un direttore artistico scelto secondo i crismi e per le sue capacità.  E se non hanno voluto  dotarsi di direttori artistici è solo perchè non volevano dipendere da altri per qualunque scelta.  E la cosa ha funzionato sia perchè c'era una segreteria artistica attrezzatissima, ma che non ambiva mettersi in mostra, sia perchè in ambedue i casi c'era un direttore musicale (Barenboim, Chailly) che, a sua volta,voleva decidere lui non solo i suoi impegni ma anche la linea del teatro.  E dunque i due galli  che nel pollaio si beccano c'erano già, non si vedeva la necessità di farne entrare un terzo.

Qualcosa di analogo  succede da molti anni a Roma, all'Accademia di Santa cecilia, dove oltre il sovrintendente-direttore artistico ( attualmente dall'Ongaro), c'è un direttore musicale ( Pappano dal 2005) ed una segreteria artistica ( capitanata da Bucarelli),  anche qui molto popolata e costosa.
Un  teatro come la Scala ha bisogno per   navigare a gonfie vele di una trinità di reggitori: sovrintendente, direttore artistico e direttore musicale. Punto e basta. Ogni altra soluzione è pasticciata, perchè  un sovrintendente-direttore artistico non riuscirà mai a tener fede agli impegni che il doppio ruolo gli impone.

-Altra cosa, per ora, che non  ho capito, è la soluzione ancora più pasticciata che qualche giornale, a digiuno di musica, prospetta. Ed è la seguente. Se il candidato più titolato a succedere a Pereira è Ortombina, che nasce direttore artistico ma diventa anche sovrintendente, per necessità e per risparmio, dopo che Chiarot ha lasciato Venezia per Firenze, lasci Venezia (ci penserà Brugnaro!) subito per la Scala (dove c'è già stato proprio come 'segretario artistico' molti anni fa) lavori da direttore artistico, che è il lavoro che ha sempre fatto e che dovrebbe aver imparato bene, accanto a Pereira; poi quando Pereira lascerà, Ortombina passa a fare il Sovrintendente e direttore artistico. E la confusione continuerà sotto la volta del Piermarini.

-L'ultima  sorpresa viene dal nome nuovo che circola  da pochi giorni fra i possibili candidati alla sovrintendenza scaligera, Filippo Fonsatti. Non lo conosco, anche se  so quello che ha fatto in questi anni, passando dal contrabbasso di fila in orchestra, agli incarichi di direzione (Stabile di Torino, appena rinnovato per un altro quadriennio) e di rappresentanza ( Consulta dello Spettacolo, AGIS). Mi viene il dubbio che si tratti di persona capace certamente ma entrate nel giro ministeriale anche per altre ragioni che poi ritroviamo dappertutto. A Roma ve ne è un altro che  dal Ministero, da tempo immemorabile non schioda: Toniolo. Non so a quale forza politica (partito o movimento) egli faccia riferimento, senz'altro ve ne è uno, altrimenti non lo vedremmo resistere a lungo. Ciò che però mi domando è chi è quell'irresponsabile che affida la sovrintendenza della Scala ad uno che, per quanto possa essere l'uomo più intelligente e capace dell'universo, sovrintendente non è mai stato neanche dell'ultima delle Fondazioni liriche italiane? Non sarà che  così facendo abbiamo da attenderci  la stessa incapacità,  lo stesso dilettantismo, che nessuna buona volontà può superare, di tanti membri che la nostra distrazione storica ha fatto arrivare fino al governo del paese?

 -Se si vuole far fare il salto a qualcuno, che non sia un 'triplo salto mortale'  allora c'è un altra posibilità. A due passi dalla Scala c'è il 'Piccolo', il cui direttore dai tempi di Fontana ambisce a dirigere la Scala anche se spesso si è detto non interessato perchè sta bene dove sta. Sergio Escobar, che l'anno prossimo avrà 70 anni, più o meno coetaneo di Pereira, anzi più giovane di tre anni, sarebbe un buon sovrintendente, sia perchè sovrintendente lo è già stato all'Opera di Roma, sia perchè al Piccolo non ha mai sbagliato un colpo, da lunghi anni. Allora facciamo lui sovrin tendente della Scala,.


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