'La paura dei signori della cultura. Non possono cancellare tutto' titolava ieri La Repubblica, a proposito delle bellicose intenzioni del neo sindaco di Torino, Chiara Appendino, che ha già mandato un segnale di belligeranza al Presidente della Compagnia di San Paolo, prof. Profumo, già ministro - senza infamia e senza lode - dell'Istruzione e della Ricerca scientifica e fedelissimo di Fassino.
A Torino esiste un 'Sistema Torino' che non è l'unico nella capitale sabauda, esistendo anche, almeno fino a poco fa, anche il 'Sistema Musica'. Di questo 'Sistema Torino' coloro i quali ne fanno o ne hanno fatto parte dicono di essere orgogliosi, non potendo proprio ora sputare nel piatto in cui hanno mangiato e fatto mangiare con due forchette contemporaneamente, loro ed i loro amici.
Noi non conosciamo da vicino la situazione torinese, ma di essa non ci sono ignoti alcuni particolari. Primo fra tutti la permanenza di alcuni 'signori' del 'sistema' nei loro posti, da tempo immemorabile. Limitandoci al campo musicale che conosciamo forse un pò, ci viene subito il nome di Walter Vergnano che è sovrintendente del Teatro Regio da un tempo tanto lontano che neanche lui si ricorda più da quando . Sicuramente da poco dopo che le amministrazioni torinesi sono finite nelle mani della sinistra, lui che comunque la gavetta ed il grande salto l'ha fatto dopo che si è formato in quella scuola democristiana di potere che era il CIDIM del Barone Franceco Agnello, da dove anche qualche altro allievo diligente torinese, ma solo 'diligente' è uscito, e sta ancora al suo posto.
La notizia che apprendiamo ora dal quotidiano nazionale, ed insieme torinese e romano, riguarda una signora, Angela La Rotella, messa a capo della 'Fondazione per la cultura', voluta da Fassino per raccogliere fondi da destinare alle attività culturali della città, fra tutte il 'Festival Mito' ( che solo da poco ha cambiato timoniere, dopo anni in mano a Enzo Restagno ed al barone rosso milanese Micheli, il finanziere, ora nel CdA scaligero, in rappresentanza di Franceschini). Bene la signora è la moglie di Vergnano, non quello del caffè - forse di famiglia - ma quello che da oltre quindici anni sta in capo al Teatro Regio. Come ti sbagli? Certe fortune si costruiscono e rendono solide con una rete di appoggi; un uomo solo, per quanto dotato, non ce la fa. C'è un giglio magico PD a Torino, simile a quello di Renzi a Firenze. La rete riserve molte sorprese in proposito, si racconta di come si costruiscono le carriere, all'ombra dei partiti.
Ora la Appendino che deve fare'? Non certo fare il deserto nel mondo culturale torinese; però fare chiarezza sulle gestioni, immettere linfa nuova e favorire il ricambio.
La tecnica per cui certi amministratori sono rimasti per molti, troppi anni nei loro incarichi è sempre la stessa. La permanenza si protrae fino a quando l'amministrazione comunale da cui dipende e 'amica'; appena cambia colore, gli amministratori vengono invitati a lasciare, e si scoprono le magagne.
Il Regio di Torino, per tornare a bomba, è stato sempre ben amministrato, e il Comune non ha mai dovuto fare interventi straordinari per tappare buchi? O c'è stato un momento in cui anche Fassino ha girato al Regio un bene immobile per sanare il buco nel patrimonio? E i suoi predecessori dello stesso PD e dei suoi progenitori politici non hanno magari fatto analoghe operazioni per far figurare sempre bello e splendente il 'loro'Teatro Regio?
La Appendino deve pretendere di vedere i conti, mettere bocca dappertutto, ma senza distruggere quel che di buono esiste e funziona, e far sapere a tutti che 'pantalone' è morto. Lo deve comunicare anche al Museo Egizio (in mano agli eredi Fiat), ma anche alla gran dama franco-torinese Christiillin, e da tutti pretendere, oltre i risultati- e ve ne sono senza dubbio in alcuni settori della cultura torinesi - che siano ottenuti con sana amministrazione.
E poi, mandi a casa gli elefanti del suo circo. Che sarà mai se cambia alcuni vertici? Attenta però a non mettercene di peggiori. Perchè allora ci farà rimpiangere perfino Vergnano, che sarà costretta a richiamare dal suo esilio in una nazione dove è andato a vivere decentemente con la pensioncina che in decenni di servizio è riuscito a costruirsi.
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