Va di moda la celebre pièce di Strawinsky, Histoire du soldat, scritta all'indomani della fine della grande guerra, rivolta ad un ensemble intinerante, e perciò ridotto, allo scopo di sbarcare il lunario.
Oggi la si ascolta molto più spesso degli anni immediatamente seguenti la sua scrittura, in occasione del primo centenario dell'inizio della guerra mondiale. Ma le istituzioni musicali, convinte ormai che la musica da sola non costituisce richiamo per il pubblico, si industriano nell'invenzione di elementi estranei aggiuntivi o chiamando persone note che possano richiamare il pubblico ad ascoltare la storia del povero soldato.
L'anno scorso, ad esempio, al cadere del primo centenario dalla 'grande' guerra, l'Accademia Filarmonica Romana, istituzione molto cara ad Igor Strawinsky, per l'amicizia che lo legava alla sua presidente, Adriana Panni, ha chiamato Corrado Augias - che di recente ha preso il posto di tutti i divulgatori musicali su piazza - per introdurre e poi intervenire lungo il corso dell'esecuzione dell'Histoire, affidata ad elementi della Roma Sinfonietta guidata da Marcello Panni, figlio della mitica presidente filarmonica. Inutile dire che con Augias - a causa sua - quella versione ha poi girato per tutta l'Italia e gira ancora.
Ma l'Accademia Filarmonica Romana, che evidentemente vuol far diventare l'Histoire in tutte le possibili ed immaginabili versioni, un titolo ricorrente delle sue stagioni, anche quest'anno, fra una settimana, nei giardini sulla via Flaminia ( dove hanno sede gli uffici della Filarmonica) la ripropone facendola precedere da una introduzione storica di Paolo Mieli (l'illustre giornalista/storico che non passa giorno che non sia in tv, su tutte le reti unificate, e che fra pochi giorni si trasferisce a Spoleto, dove da anni Ferrara gli ha affidato uno spazio tutto suo, frequentatissimo) e in una versione nuova creata dalla multicolore e multietnica Orchestra di Piazza Vittorio, a cura del suo fondatore e direttore Mario Tronco, che già ha dato al pubblico due singolari versioni, ambedue coinvolgenti, di capolavori della musica, il Flauto magico mozartiano e la Carmen di Bizet, e che ora invece si cimenta con un brano assai più ostico dei precedenti. Una sfida. Chi non potrà andare ai Giardini della Filarmonica, giovedì 16 giugno, non si disperi, perché in ottobre lo stesso spettacolo tornerà all'Olimpico, e con la medesima regia, di Maddalena Maggi (attrice e regista che Paolo Mieli, come riferisce la 'rete' sempre ben informata, ha preso 'sotto le sue ali protettrici', anche per Spoleto).
Ma se non resiste e pensa di non poter attendere ottobre per riascoltare l'Histoire, sappia che fra una quindicina di giorni, il 29, ancora in una nuova versione, la potrà ascoltare e vedere nel Salone di Pietro da Cortona a palazzo Barberini, sempre a Roma, per il Music Chamber Festival.
Ed anche questa volta, come nelle altre versioni romane, una novità di grande richiamo. Il festival romano, che si consuma da oltre dieci anni nel breve volgere di tre o quattro giorni, ha chiamato un regista che a Roma è impossibile vedere all'opera, perchè impegnato nelle grandi capitali e presso le più importanti istituzioni della musica mondiale, da Vienna a Berlino a New York. Il suo nome, facile da immaginare, è Enrico Stinchelli.
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