Il primo turno si è appena concluso con un successo -prevedibile - della Raggi ed un secondo posto certamente non scontato di Giachetti, mentre Meloni piange e Fassina e Marchini devono ripensare al loro futuro, anche prossimo.
Fra quindici giorni il ballottaggio, che è tutta un'altra partita, con palla al centro, dimenticando i risultati del primo.
Raggi con il Movimento 5 stelle ha messo paura, secondo alcuni; è stata la vittima sacrificale del complotto ai suoi stessi danni, secondo altri.
Giachetti, zitto zitto, pur uscendo da un tunnel che lo stesso PD ha creato sul suo cammino, è riuscito, seppure a poca distanza a lasciarsi alle spalle la sua più temibile concorrente, Giorgia Meloni; mentre con la Raggi, almeno al primo turno, non c'era nè ci poteva essere storia.
Adesso nei prossimi quindici giorni che separano dal voto del secondo turno i partiti devono riorganizzarsi e dimostrare la forza reciproca.
Raggi deve presentare la sua squadra, per non perdere eventualmente tempo dopo, deve illustrare il programma di governo completo, magari con una scansione temporale precisa e chiamare a raccolta anche quelli che al primo turno non l'hanno votata, altrimenti la vittoria è stato come un fuoco di fiamma e niente più.
Chi pensa che questa vittoria sia stata fatta a tavolino per mostrare i piedi d'argilla del movimento forse ha torto ma evidenzia la paura che serpeggia, dopo l'euforia iniziale, nello stesso Movimento che a Roma si gioca ala faccia, anche quella nazionale. Perchè Roma non è né Parma né Livorno e neppure Pomezia, cittadine dove, con vicende alterne (positiva almeno a Pomezia ed anche a Parma, a parte i dissidi interni al Movimento, negativa a Livorno ed anche altrove, come in Campania) il Movimento già governa.
Veltroni, nei rari interventi durante la campagna elettorale, ha messo sull'avviso gli elettori, ammonendoli a non scegliere gli 'apprendisti' amministratori, specie per Roma,città difficilissima e disastrata che forse neppure un miracolo o un Giubileo perpetuo riuscirebbero a rimetter in ordine.
E' questa la vera incognita che pesa sulla vittoria finale della Raggi, che non è affatto scontata.
Giachetti, la sua squadra e il programma deve averlo già pronto, stando alle prime dichiarazioni della vigilia elettorale, ora li confermi e ribadisca il suo impegno con elementi concreti. Lui deve far dimenticare chi l'ha preceduto anche del suo stesso partito, un vero disastro che ora qualcuno minimizza addebitando la caduta di Marino a faide interne allo stesso suo partito. No, Marino è stato un vero disastro per tutti, e s'è fatto male anche da solo. Il contrario di Veltroni che non ha sbagliato mai un colpo all'apparenza, ma che forse ha governato poco se è riuscito a imbarcare nel suo gabinetto mascalzoni e ladroni, senza accorgersene, perché ogni giorno più impegnato in inaugurazioni e tagli di nastri per opere pie. Sì Veltroni è stato uno dei migliori sindaci degli ultimi anni, soprattutto a parole, meno nei fatti, tanto da lasciare via libera ad Alemanno che ha proseguito e portato a termine il disastro di Roma.
Giachetti che speranza ha? Noi crediamo che lui possa farcela. Non è successo già in Austria alle ultime presidenziali, quando il candidato di destra, dato per vincitore assoluto al primo turno ( 'destra' che Raggi naturalmente non è, ma comunque candidata antisistema, come quello austriaco) è stato battuto, al secondo turno, dal capo partito dei Verdi?
Giachetti vincerà (forse?) ma deve essere disposto, e non solo perchè glielo ordina il PD o Renzi, a portare sulle spalle una croce pesante assai, ma nel salire il suo calvario- ci si perdoni la bestemmia! - non può né fermarsi ( per farsi asciugare il sudore della fronte) né cadere, altrimenti né lui né il suo PD potranno più rialzarsi. Una sfida non da poco. Ma prima ancora di salire al Campidoglio, deve convincere quelli del suo stesso partito che si fanno da soli la guerra a non darsi martellate sulle p... sport che coltivano con appassionata totale dedizione e bravura.
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