"La nuova stagione del Teatro dell'Opera di Roma sarà in continuità con il passato. Un teatro moderno, contemporaneo che guarda all'Europa, alle grandi coproduzioni internazionali, a direttori italiani particolarmente apprezzati all'estero, che verranno a dirigere al Costanzi''. E' quanto ha dichiarato il sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma, Carlo Fuortes, presentando la nuova stagione che aprirà il 27 novembre con Tristan und Isolde di Richard Wagner, per la regia di Pierre Audi e la direzione di Daniele Gatti, per la prima volta sul podio del Costanzi. Ed ha aggiunto: ''Si tratta di un'offerta culturale per la città che negli anni non è mai scemata, soprattutto in un momento non particolarmente felice. Sono molto, molto orgoglioso del lavoro svolto al teatro dell'Opera e di tutto quello che stanno facendo, non soltanto gli artisti e i direttori artistici, ma anche le maestranze tutte''.
''Il teatro d'opera è l'espressione di un linguaggio contemporaneo, di un incontro tra le arti, di una interdisciplinarietà che appartiene ai nostri giorni, ancora oggi di straordinaria attualità''.
Il sovrintendente ha poi annunciato che ''lo sbigliettamento è cresciuto del 7,5% rispetto alla scorsa stagione che era già aumentata del 36%. Un risultato insperato, di cui siamo molto orgogliosi''. "Siamo un teatro in grandissima forma. Stiamo lavorando benissimo grazie anche al contributo di tutti i lavoratori perché il teatro è fatto di persone e all'Opera ci sono uomini e donne di grandissimo valore".
Fin qui l'autopanegirico - o, se volete, il 'bollettino della vittoria' - che non fa mai mancare il sovrintendente, ogni volta che, per qualsiasi ragione, parla in pubblico. Perchè non ha detto anche dei risultati del festival ( FFF)di ' teatro contemporaneo' del quale abbiamo letto quasi nulla sui giornali che solitamente leggiamo, ma anche qualche critica feroce, e del quale ci sarebbe piaciuto avere anche dati sull'affluenza, non dei giornali - che si sono defilati - ma del pubblico pagante? Perchè di questo Fuortes non ha parlato, mentre avrebbe dovuto, essendosi il festival concluso, nel quasi silenzio generale, solo da qualche giorno?
Purtroppo siamo alle solite. La programmazione dell'Opera di Roma, Fuortes vuole che si caratterizzi con i 'grandi registi all'Opera'; al resto egli bada meno. I registi, sempre gli stessi, anche quando aumentano i titoli in cartellone (quest'anno 11) Fuortes se li porta dietro, in base alle sue conoscenze, dai tempi dell'Auditorium, con qualche aggiunta più recente. Si fa bello dei loro nomi, magari potrebbe dire anche quanto essi siano costosi: della Traviata si è saputo che è costata 1.800.000 Euro, complessivamente, e che per rientrare solo dei costi, nonostante i milioni di biglietti venduti, occorre attendere che un qualche teatro affitti lo spettacolo - ma c'è già la fila dei sovrintendenti che bussano alla porta dell'ufficio di Fuortes.
Quando poi annuncia che sul podio del Costanzi arrivano 'giovani, si accorge di barare , con lo slogan 'largo ai giovani' , e annota a fianco di ciascuno di questi giovani direttori l'aggettivo 'debuttante' . Si tratta di Michele Gamba, Rory Macdonald, Speranza Scappucci, e mettiamcoi anche Jader Bignamini ( anche se ha debuttato già con Traviata, da tutti i giornali biasimata per la sua parte), e poi Alejo Pérez, quasi tutti responsabili di titoli del grande repertorio, in una miscela esplosiva e distruttiva dei debuttanti ( Trovatore, Rigoletto, Così fan tutte, mettiamoci anche Lulu ) ad eccezione del Macdonadl che dirigerà una rarità, Fra diavolo, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti (altro fedelissimo di Fuortes, stagione dopo stagione, fin dai tempi dall'Auditorium, benchè regista geniale, coltissimo e di grande talento, e dunque meritevole).
Naturalmente non sono gli unici direttori, perchè c'è anche Gatti - che Fuortes facendo la manfrina, si sta vendendo ancor prima di averlo ingaggiato come stabile all'Opera, per il cui annuncio attende il Tristano inaugurale - c'è Roberto Abbado ( Chenier) e poi un gruppetto di direttori 'sicuri' senza offesa, ma non molto di più, come Ranzani, Callegari, Arrivabeni, Montanari ( rispettivamente per Traviata- via Bignamini che non ha funzionato- Tosca, Maria Stuarda e Viaggio a Reims, regia di Michieletto). Si conferma, dunque, che per l'Opera , secondo Fuortes, contano i registi, i direttori vengono dopo, molto dopo, e i cantanti neanche se li fila, se si permette di annunciare una stagione senza un solo cast completo per i titoli in cartellone ( Vlad poi qualche nome lo fa); il pubblico dovrebbe correre ad acquistare o abbonarsi , sulla fiducia, contando solo sul fatto che quasi sicuramente in ogni spettacolo ne 'VEDRA'' delle belle, e la musica e il canto vengono dopo.
'Prima la regia, poi la musica e il canto': il nuovo credo operistico da imprimere col fuoco sul frontale dell'Opera di Fuortes, a Roma.
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