Non parliamo dei giornalisti che firmano quotidianamente interviste a questo o a quello sui giornali nazionali. Lì non è facile capire e distinguere, salvo rari casi, chi è alle prime armi e chi sta per andare in congedo. Gli uni per inesperienza, gli altri perchè credono che certi tipi di interviste sono graditi ai lettori della grande stampa, non fanno mai capire a quale categoria appartengano.
E' più facile, invece, capirlo nel corso di interviste pubbliche - come tantissime volte ci è capitato di constatare anche incontrando musicisti di gran nome 'pubblicamente', assieme cioè ad altri giornalisti. Il collega alle prime armi, non è interessato alla circostanza dell'incontro, e forse neanche alla persona (ai suoi trascorsi, alla sua professione al suo carattere ed a molto altro) dell'intervistato, e dopo pochi minuti, appena si fa un pò di silenzio fra domande e risposte, infila la sua domanda: "Ferruccio Busoni diceva che la tecnica risiede nel cervello. però poi c'è il cuore. Come si combinano testa e cuore nella musica?".
Ora l'avessimo letta fra le domande di un pischello nella professione giornalistica, mentre da un direttore molto noto ed amato a Roma, Tony Pappano, si faceva raccontare la prossima uscita fuori sede, allo Stadio del tennis (seimila scomodissimi posti e con una acustica bestiale!) con la celebre Nona di Beethoven, l'avremmo quasi giustificato con l'inesperienza e con il desiderio di farsi apprezzare come lettore di classe.
Invece, no. Una tale domanda la faceva a Pappano, Valerio Cappelli, che molte volte invidiamo per le sue rivelazioni ( scoop, si chiamano nel gergo giornalistico) e qualche intervista di ben altro tenore e spessore giornalistico. Non nascondendoci che spesso, anche lui, ha propinato ai lettori del 'Corriere' interviste che tali non sono, ma spacciandole come tali, collezionando quattro virgolettati che si leggono in comunicati ed altri tipi di dichiarazioni volanti, più un cappello ed una chiusura di circostanza.
Quella domanda stava nell'intervista come gli indigesti cavoli a merenda del detto popolare. Mentre invece avrebbe potuto domandargli:" non vi siete chiesti in Accademia se buona parte del pubblico che conosce soltanto l'Inno europeo sul quale anche voi avete puntato per la scelta ( vagli a spiegare che si chiama in altro modo e che compare nell'ultimo movimento di una Sinfonia ecc...) sbufferà per tutto il tempo della lunga sinfonia che non conosce, non sentendo ami arrivare quel solo brano che conosce, per ben altre ragioni?; o magari anche: qualche domanda sull'acustica e scomodità del luogo ve la siete posta prima della scelta definitiva ( noi lì vi abbiamo ascoltato un disastroso concerto di Charles Aznavour, nel quale abbiamo resistito fino alla fine solo per rispetto alla sua veneranda età!); oppure: perchè, quando si programmano simili uscite 'fuori sede, o anche 'fuori porta' non si presta più attenzione alla formulazione del programma, che è elemento importantissimo,anzi decisivo, per la loro buona riuscita?(questo vale anche per la successiva uscita all'aria aperta, nella Piazza del Duomo di Spoleto, dove una parte del programma sembra davvero inadatta!).
E, infine, perchè non ha chiesto a Pappano, parlando di Daniele Gatti e del suo prossimo arrivo a Roma, del quale Pappano si dichiara soddisfatto: maestro, perchè non vi accordate per dirigere Lei all'Opera, almeno una volta all'anno, e Gatti a Santa Cecilia - cosa che Gatti farà anche nella prossima stagione?
Queste domande, probabilmente, avrebbero sollecitato risposte meno ovvie e di circostanza da Pappano. E, poi infine, perchè quella banale domanda sulla squadra per cui tifa? Che palle, è proprio il caso di dire!
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