Sembrano lontani i tempi in cui veniva da dire, anzi da recriminare: perchè le istituzioni musicali italiane non fanno come quelle estere, e cioè non annunciano in tempo i loro programmi futuri?
I grandi festival come i grandi eventi esteri, alla fine di una edizione sono in grado di annunciare quella successiva, perchè lavorano con anni di anticipo, come fanno e dovrebbero fare tutte le istituzioni serie. Ma non tutte lo fanno.
Concerto di Capodanno da Vienna 2024: a dirigerlo sarà Cristian Thielemann, che sta per lasciare Dresda, dove dovrebbe sostituirlo Gatti.
Concerto di Capodanno da Venezia 2024, i cui biglietti vengono messi in vendita fra breve (e forse è questo che li ha spinti a imitare Vienna) ha fornito immediatamente i nomi degli interpreti: il botteghino quest'anno ha fatto arrivare nelle case del teatro veneziano 670.000 Euro, preziosissimi e benedetti. La prossima edizione, che non potrà non tener conto dell'anniversario Puccini, sarà diretta da Fabio Luisi, e i due cantanti invitati saranno Eleonora Buratto e Fabio Sartori.
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A proposito delle anticipazioni, che in Italia non si danno mai perchè in fondo, del pubblico, frega a nessuno, mentre si pensa solo all'eco della stampa nel giorno della presentazione di una stagione o di altro, che avviene sempre quasi a ridosso della manifestazione stessa, desidero raccontare un fatto dell'inizio della mia carriera giornalistica che avvenne a Paese Sera, il glorioso quotidiano romano.
Si era durante l'estate. Telefonai in Rai, dove lavorava, a Cesare Mazzonis (che dopo Roma, al seguito di Francesco Siciliani ha fatto una brillante carriera a Firenze e Milano) allora direttore artistico della stagione sinfonica dell'Orchestra della Rai di Roma - bei tempi, gloriosi, mitici - chiedendogli se poteva anticiparmi qualcosa sulla successiva stagione di concerti. Acconsentì. Mi recai da lui, nel suo ufficio, a Viale Mazzini, dove mi diede qualche anticipazione sulla successiva stagione sinfonica Rai. Telefonai al giornale e chiesi se erano interessati a pubblicare quelle anticipazioni; ricevetti risposta positiva. Scrissi l'articolo, l'indomani uscì su Paese Sera. Nessuno dei lettori tanto meno Mazzonis ebbe nulla da ridire.
All'inizio dell'autunno Mazzonis convocò la conferenza stampa di presentazione della stagione, a ridosso dell'inizio della stessa. Per Paese Sera fu invitato Piero Dallamano e Bruno Cagli. Premetto che io al giornale ero appena arrivato, e quella era una delle mie prime collaborazioni in quel 1978 ( 1979?).
Mazzonis, non ho mai capito con quale faccia tosta, si lamentò con Dallamano soprattutto, che neanche mi conosceva ancora, ed anche con Cagli, in questi precisi termini: se anche un giornale 'amico' come Paese Sera, anticipa la stagione, rovina il mio lavoro.
Quell'uomo, di grande carattere, finse di dimenticare che era stato proprio lui a darmi le anticipazioni - chi altri?- e la stessa cosa fecero al giornale, non volendosi assumere la responsabilità di averle pubblicate.
Insomma nell'un caso come nell'altro io avrei agito da furfante: sarei entrato nell'ufficio di Mazzonis, rubando le informazioni, e, nella stamperia del giornale, pubblicando il mio pezzo.
Dal licenziamento in tronco, dopo neppure qualche mese di collaborazione, e senza aver avuto mai uno straccio di contratto, mi salvò Riccardo Minuti, cronista di razza e appassionato di musica, che mi aveva chiamato a collaborare per la pagina degli spettacoli, 'Stasera a Roma', della quale aveva la responsabilità.
Dallamano non l'ho mai né conosciuto né frequentato, anche perchè morì in un incidente, tornando da Città di Castello, non molto tempo dopo. Ma Cagli, e Mazzonis soprattutto, li ho conosciuti e frequentati; e mentre salvo Cagli che nella operazione non aveva avuto nessun ruolo se non quello di testimone delle lagnanze di Mazzonis, quest'ultimo io non lo salvo affatto; ed ancor oggi, non posso che dichiarane la mia disistima personale nei suoi confronti. Perchè nonostante la grande e brillante carriera - ma gli inizi ed anche dopo fu co 'portaborse' di Siciliani, devono avergli insegnato anche l'ipocrisia ed accentuato la pusillanimità.
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