Abbiamo cercato di sapere, da internet, se Giuseppe Gibboni, vincitore del Premio Paganini alla fine del 2021, poco più che ventenne, abbia o no ancora suonato alla Scala.
Non ci risulta, se non per un concerto de 'I Pomeriggi Musicali', mentre, se non ricordiamo male, l'Accademia di Santa Cecilia lo ha già invitato; quando, non ricordiamo.
Ora leggiamo che nei prossimi giorni, per la stagione della Filarmonica della Scala, Riccardo Chailly - come abbiamo pubblicato nel post precedente - ha inviato un giovane, come Gibboni, violinista svedese, Daniel Lozakovich.
Questo è un comportamento da sanzionare. A scanso di equivoci, non la pensiamo come il ministro Sangiuliano, al quale non va a genio che alcune delle istituzioni culturali del nostro paese, siano rette da stranieri.
Vogliamo solo, noi, sanzionare coloro che in Italia, malati cronici di sciovinismo al contrario ( rivolto cioè nona a favore ma contro il proprio paese), preferiscono sempre ( qui parliamo naturalmente di musica) artisti stranieri. E' una malattia che ha radici profonde ed antiche in Italia. Le stagioni musicali delle nostre massime istituzioni ne offrono un campionario assai eloquente. Lo abbiamo scritto tante volte, ma nulla cambia mai. In particolare, una volta in passato, indignati, abbiamo accusato di un simile comportamento i responsabili dell'Accademia di Santa Cecilia.
Erano gli anni Ottanta, noi dirigevamo Piano Time, e il violoncellista Mario Brunello aveva vinto il Concorso Ciaikovskij di Mosca. Un traguardo non facile da raggiungere per chiunque, anche bravissimo. Ci si aspettava che dopo quella vittoria fioccassero gli inviti nelle istituzioni italiane. Neanche per sogno.
Per segnalare quella gravissima anomalia, scrivemmo un editoriale di fuoco su Piano Time.
Ma tante volte, dopo quel caso abbiamo segnalato come tale malattia, grave, non sia ancora guarita, puntando il dito contro gli organizzatori che a seguito della nostra accusa, reagirono mettendo avanti la loro 'LIBERTA'' DI ORGANIZZAZIONE e/o PROGRAMMAZIONE.
No, non si può fare, e si può fare ancor meno quando si è responsabili di istituzioni che si reggono con fondi pubblici.
Ma siamo andati anche oltre, dopo il caso di Graziosi al Teatro Regio di Torino. Quel sovrintendente, a dispetto del suo cognome, aveva fatto comunella con una agenzia di rappresentanza di artisti con la quale lavorava preferibilmente. Possiamo del tutto scacciare il dubbio che con quella agenzia egli facesse affari? No, perchè la giustizia sta indagando sul suo operato.
Se qualcuno non ha ancora fatto caso al fatto che al posto di Pappano al Covent Garden va un direttore della sua stessa agenzia, la potente IMG Classics, ci faccia caso ora, e tenga d'occhio anche la successione a Santa Cecilia.
Il sospetto non del tutto fugato è che dietro certe strategie ci sia l'ombra dell'affarismo; e il mondo della musica non ne può essere del tutto esente, perchè non è un paradiso in terra e neppure un'isola felice in un mare di pirati.
In questo caso, e non in quelli in cui si è tanto impegnato nelle passate settimane, deve intervenire Sangiuliano, ed obbligare la Scala ad invitare Giuseppe Gibboni che vince il Premio Paganini (che in passato ha laureato Accardo e Massimo Quarta) dopo molti anni che non andava ad un italiano. Restiamo in attesa.
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