Le dichiarazioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano alla kermesse di Fratelli d’Italia hanno ricompattato, per la prima volta, il fronte delle opposizioni. Non sappiamo dire quale delle tre tessere di partito avesse il Dante di “destra” descritto dal ministro, ma di una cosa siamo certi. I signori indignati della sinistra possono dormire sonni tranquilli: il Sommo poeta fiorentino non sarà il prossimo candidato di centrodestra alle regionali della Toscana. Il rischio di una cocente sconfitta nella roccaforte rossa della Toscana è lontano. E comunque, per non far preoccupare i vertici del Nazareno, il ministro Sangiuliano ha spiegato che la frase su Dante era “solo una provocazione”.
La provocazione del ministro della Cultura
Il ministro della Cultura ed ex direttore del TG2, Gennaro Sangiuliano, prova a tranquillizzare le opposizioni: la frase su Dante, fondatore del pensiero di destra in Italia, era “una chiara provocazione culturale”. In una lettera al direttore del Corriere della Sera, il ministro passa in rassegna tutte le motivazioni, culturali e politiche, che lo hanno spinto a disegnare il Sommo poeta come “l’iniziatore del pensiero di destra”. Con buona pace delle opposizioni, che hanno trovato l’ennesimo argomento per attaccare strumentalmente l’esecutivo di centrodestra. Sangiuliano, premessa la provocazione, afferma che le sue dichiarazioni hanno un fondamento ben preciso, che si rintraccia nel monumentale volume “Croce e Gentile” edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana. E, più precisamente, nel capitolo “Il Dante di Croce e Gentile” si legge il richiamo del professor Enrico Ghidetti al Dante “epicentro ideologico della trattazione del principio di nazionalità”.
Per avallare la propria tesi, il ministro Sangiuliano cita le opere di Giovanni Gentile e di Augusto del Noce. Il primo scrive che il poeta fiorentino è stato considerato “il padre spirituale della nazione”, il secondo pone l’autore della Divina Commedia come simbolo di unità spirituale “che è andata perduta nei secoli della decadenza morale e politica italiana, e che si tratta di riconquistare". Tra gli autori citati dal Ministro c’è anche Marcello Veneziani, che parlava di Dante Alighieri come della “fonte più alta e più vera della nostra identità”. Sangiuliano tiene il punto e definisce Dante un conservatore: “Non a caso, a Dante, Giuseppe Prezzolini, l’autore del ‘Manifesto dei Conservatori’, dedica un capitolo del libro, sottolineandone la difesa della civiltà comunale”.
Il Pd strilla, Sangiuliano risponde
Il ministro della Cultura, una volta chiarite le basi del suo ragionamento, prova a spegnere le polemiche pretestuose create dal Partito democratico & Co. L’esponente dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ammette che“destra e sinistra non sono categorie dell’età di Dante” ma, allo stesso tempo, smentisce le ricostruzioni della sinistra: “Sono apparse secoli dopo ma non di certo del Novecento, come hanno affermato in queste ore alcuni esponenti della sinistra”. E aggiunge piccato: “Si sono formate ben prima e attorno alla Rivoluzione francese”.
Se da un lato Il ministro Sangiuliano è consapevole delle difficoltà nel trasportare le opere e le idee di Dante al mondo contemporaneo, dall’altro lato, rivendica il valore delle sue dichiarazioni. E conclude: “Se la provocazione che ho fatto è servita a far riprendere a qualcuno in mano i libri di Dante Alighieri, posto che lo abbiano mai fatto, è già un buon risultato". Il riferimento agli indignados della sinistra italiana da implicito diventa esplicito. La provocazione, ben riuscita, del ministro Sangiuliano ha forse un valore politico ancora più profondo: spezzare le catene della cosiddetta “egemonia culturale della sinistra”.
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