mercoledì 25 gennaio 2023

Hugo De Ana. Trovate inutili quanto costose, da 'Marie Victoire' di Respighi ai 'Vespri siciliani' di Verdi. Lì una locomotiva qui un carrarmato in scena

Era il 2004, l'Opera di Roma inaugurava la sua stagione d'opera con un ripescaggio: Marie Victoire di Respighi. Direttore Gelmetti, regista De Ana.

 Così Valerio Cappelli ( Corriere della sera), ne scrisse:

Ecco, all’inizio, una comitiva di gente che corre verso una stazione; una compagnia di commedianti in fuga si appresta a recitare il dramma di Edmond Guiraud, che poi travasò la vicenda nel libretto (lo spettacolo, di circa 4 ore, è nell’originale francese con soprattitoli). Le valigie si aprono, sul binario cadono i vecchi copioni del dramma, gli attori li prendono in mano e assumono la parte che recitano nell’opera. Il vecchio gioco del teatro nel teatro. Quei nobili scappano dalla minaccia della prima guerra mondiale o dai giacobini della rivoluzione? La stazione è il luogo dove l’umanità si incrocia, il binario rappresenta la seconda pelle dei personaggi, la locomotiva che passa è un luogo di fuga e nelle intenzioni del regista rimanda alla perdita d’identità, alla provvisorietà. Sulla scena gli unici elementi fissi, quasi ossessivi, sono il binario e le valigie che, nella Giornata della memoria, riportano a «Schindler’ List».

 Come non è difficile comprendere De Ana si inventò una stazione, delle valigie e soprattutto una locomotiva vera, non richieste dal racconto, ma esclusivo frutto della sua fantasia, per introdurre  una comitiva di commedianti che stavano per mettere in scena la drammatica fuga di nobili allo scoppiare di una guerra.

 Se qualcuno all'Opera di Roma gli avesse detto: caro De Ana, inventati qualcosa di meno costoso e meno inutile, perchè posticcio, forse l'Opera si sarebbe risparmiata l'enorme fatica di costruire dei binari e portarci  una locomotiva in palcoscenico.

 De Ana, che non perde il vizio e forse neanche il pelo, per I Vespri siciliani in programma alla Scala ha avuto un'altra grande trovata, nei Vespri con  qualche aggancio in più, ma comunque ingiustificabile: portare in palcoscenico un carrarmato vero.

Forse ha pensato di ricordare al pubblico - come se, oppresso dalla realtà tragica della guerra alle porte, non ci ha pensato da solo - che c'è una guerra, ai confini dell'Occidente e che il rumore dei cingolati, di cui l'Ucraina chiede l'invio in quantità e sofisticazione crescenti,  non è ancora pervenuto alle nostre orecchie. 

Ci vorrebbe che il pubblico ripetesse un gesto di condanna per una inutile trovata, tale è  da  considerarsi quella del carrarmato, come fece nei primissimi anni Cinquanta, sempre alla Scala,  durante la rappresentazione de La gita in campagna di Peragallo, su libretto di Alberto Moravia, scene di Guttuso, quando vedendo entrare in scena una 'topolino' ( che con il racconto calzava a pennello, dunque nessuna strana invenzione registica) cominciò a protestare e a gettare in palcoscenico qualunque cosa a portata di mano, classici pomodori compresi, che s'era portato da casa non condividendo la trovata di cui i giornali avevano evidentemente scritto alla vigilia.

 Il pubblico milanese della Scala è stato avvertito, dunque faccia altrettanto. Magari gettando i  più classici 'fiori' contro i  carrarmati.

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