martedì 3 gennaio 2023

La studentessa, diciannovenne, amante di Puccini. Rivelata la sua identità dall'Epistolario del musicista, terzo volume, pubblicato dall'editore Leo S. Olschki

 

Epistolario di Giacomo Puccini. Vol.III ( Lettere dal 1902 al 1904).

               A cura di Francesco Cesari e Matteo Giuggioli.

           Pagg.740. Edizioni Leo S. Olschki 2022 . Euro 90, 00


Se si volesse mettere l'accento su uno degli accadimenti della vita sentimentale di Puccini, la presentazione di questo terzo volume dell'Epistolario, che comprende la corrispondenza, in entrata ed uscita, del triennio 1902/1904, la presentazione potrebbe intitolarsi con efficacia giornalistica,'Chi di corna ferisce di corna perisce'. Perchè si ha notizia della identità di quella studentessa incontrata in treno nel 1900 – durante uno dei viaggi che fece, in un anno per lui fatidico, per il debutto nella capitale sabauda, dopo quello romano, di Tosca.

Finalmente sappiamo chi è. Prima d'ora conoscevamo solo il nome, Corinna. A Lei fa riferimento nelle lettere, Puccini, anche senza nominarla; e Ricordi che vede il musicista distolto dal suo lavoro per questa avventura sentimentale, che non è né la prima né sarà l'ultima, anche dopo il matrimonio con la Bonturi (celebrato il 3 gennaio del 1904, nella chiesetta parrocchiale di Torre del Lago), e che in una lettera al musicista va giù duro “ Ma è mai possibile che un uomo come Puccini, sia divenuto trastullo imbelle e ridicolo fra le mani meretrici e di femmina volgare ed indegna?...una bassa creatura, dagli istinti puttanieri, si impossessa del cuore, della mente, del corpo di così eletto artista, e... con oscena voluttà lo fa suo trastullo....” Puccini si deciderà a sposare Elvira, non del tutto convinto, più per placare i suoi attacchi di gelosia, dopo aver interrotto il rapporto con Corinna, esattamente il 23 novembre del 1903.

Della studentessa sappiamo finalmente il cognome: Maggia; ed anche che la studentessa si manteneva 'accompagnandosi' a diversi uomini - un secondo 'impegno', dopo quello di studentessa - e che , in seguito, ravvedendosi (?) si sposò, finì a fare l'insegnante, e scrisse addirittura libri a carattere pedagogico.


Puccini troncò quel rapporto, forse dopo aver saputo qualcosa della 'seconda vita' della giovane che tanta gelosia aveva procurato ad Elvira, e lo troncò nel periodo in cui, a seguito di un incidente stradale, dovette restare immobile a casa, controllato a vista ( lamenta: come in prigione a ' Regina Coeli') dalla futura moglie.


La notizia proviene da una minuta di telegramma conservata a Torre del Lago. Probabilmente fa parte delle carte dissecretate del maestro, dopo la morte di Simonetta Puccini, che di alcune lettere a o da Elvira aveva posto il veto alla pubblicazione, in un inutile tentativo – figuriamoci, al giorno d'oggi - di preservarne la memoria.

Tornando all'epistolario, giunto al terzo volume, la prima cosa che salta agli occhi è la sua mole: 884, più alcune altre senza testo: praticamente una lettera al giorno.

Nel precedente volume, il secondo dell'intera opera, che copriva gli anni 1897-1901, cinque per la precisione, altrettanto alto è il numero delle lettere: 854, più alcune di cui si conosce mittente destinatario e data, ma non il testo.

Nel I volume, invece, c'è un numero alto di lettere, 756, come nei due seguenti, ma il periodo coperto è di vent'anni (1877-1896); ora, man mano che si andrà avanti, le lettere inviate o ricevute saranno in numero sempre più alto e l'arco di tempo coperto sempre più breve.

L'epistolario, non deve sorprendere il lettore che lo vede incluso nella 'Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini', quasi sullo stesso piano delle sue opere musicali. Non può sorprendere: le lettere sono altrettanto importanti, perché raccontano particolari delle opere, rapporti con editori librettisti ed interpreti, quando non citano addirittura frammenti ed elementi musicali delle stesse. Per tutte queste ragioni le lettere assumono un peso ragguardevole per le opere stesse.

Gli anni compresi nel III Volume dell'epistolario sono anche quelli della composizione di Madama Butterfly, (in una lettera inviata ad un funzionario di casa Ricordi, Puccini allega il famoso coro 'a bocca chiusa' sul quale chiede il parere del maestro del coro della Scala, Aristide Venturi. In un'altra a Giulio Ricordi, e a composizione finita, dichiara che non gli piace il titolo Madama Butterfly, preferirebbe solo Butterfly, perchè madama ' non posso mandarlo giù', mi sembra 'orrendo e antipatico' . Si legge dell'esito poco lusinghiero del debutto alla Scala, il 17 febbraio 1904 e del successivo immediato rifacimento debuttato a Brescia, con esito finalmente soddisfacente.

C'è una lettera del 29 aprile 1904, in questo volume, inviata alla sorella Ramelde, che a Massimo Mila sembrò 'unica, e pertanto folgorante e sbalorditiva in un tale uomo'. Dopo che si è lamentato dei 'peli bianchi nei baffi che si affanna a strappare', Puccini scrive: “Leggo la Bibbia. Leggila è una cosa straordinaria”. Chi ha letto questa annotazione come 'funzionale' alla ricerca di u nuovo soggetto, commette un grave errore; non si ha notizia di un suo interesse per la Bibbia a fini professionali, dunque se prese a leggerla, qualche da ragione più profonda, a noi ignota, fu spinto. Che è poi quel che sottolineava Massimo Mila.

Tolte le ultime lettere, datate fine dicembre, 'augurali' in vista delle festività, ve ne è una di inizio mese, indirizzata a Illica ( che, a differenza di un altro collaboratore, Giacosa, librettista di Butterfly, è anche suo amico, confidente ed anche consigliere - ”che opera faremo dopo Butterfly? Ci pensi?- gli domanda) nella quale, con cristallina chiarezza, a lui che gli proponeva un argomento 'inglese' ( incentrato sulla figura di Cristopher Marlowe, poeta e drammaturgo, dalla vita avventurosa, prototipo dell'artista maledetto) rispondeva: “Ricevuta tua con soggetto: Inglese - vedremo – ma per me lo sai non si può sortire da un soggetto passionale, Contornato pure di grandi avvenimenti, di folla di moto - ma ciò che deve campeggiare è la grande passione – la vera, la sublime, la sensuale... Più chiaro di così?

Nella stessa lettera si accenna anche ad un' altra figura, questa volta dantesca, Buondelmonte de' Buondelmonti, della quale i due avevano evidentemente parlato.

Le ultime 100 pagine, anche di questo terzo volume, sono riservate agli 'Apparati': 'Personalia'- 'Localia'- Sigle bibliografiche, di biblioteche ed archivi- Tavola di comparazione (diversi testi in cui erano comparse alcune delle lettere qui pubblicate) - Tavole e, infine, Indice dei destinatari.

       

          Corinna, detta Cori, la studentessa amante di Puccini

L’identità della ragazza, Corinna Maggia, è emersa dalla minuta di un telegramma che Puccini le inviò da Lucca con tutta probabilità il 3 settembre 1900. Quel giorno Tosca andava in scena per la prima volta al Teatro del Giglio. Puccini era in città, occupatissimo con i preparativi della prima. La minuta si trova oggi nell’Archivio della 'Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini' di Torre del Lago. Vi è giunto, con altri documenti che provenivano dalla villa di Puccini a Viareggio, e che furono restituiti da un collezionista alla nipote del Maestro, Simonetta Puccini, meno di quindici anni fa.

La scoperta dell’identità di Cori si deve a coloro che per primi hanno potuto esaminare in modo sistematico quei documenti, Dieter Schickling e Gabriella Biagi Ravenni, che hanno curato i primi due volumi dell'Epistolario. Il terzo volume dell’epistolario di Puccini è però la prima pubblicazione a rivelare la vera identità di Corinna.

Quando conobbe Puccini, all’inizio del 1900, Corinna, nata nel biellese, era studentessa a Torino e aveva 19 anni. Proprio negli anni della sua relazione con Puccini completò la sua formazione per fare l’insegnante nelle scuole elementari. Uno studio di Schickling, prossimo alla pubblicazione su ‘Studi Pucciniani‘, il periodico scientifico del Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca, offrirà una prima ricostruzione dettagliata del profilo di Corinna e della sua relazione con Puccini.

La relazione con Corinna infiammò Puccini sul piano passionale tanto quanto sconvolse la sua vita familiare. A causa di Corinna, Puccini ed Elvira furono a un passo dalla rottura".

Al momento della frattura con Corinna, Puccini era soprattutto amareggiato e arrabbiato, avendo avuto prova del comportamento 'interessato' della ragazza anche con altri uomini facoltosi.

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