Il Festival di Sanremo andrà in diretta alla Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno aperto un fascicolo sulla spedizione di dirigenti, collaboratori, famiglie a Sanremo. Il pm Massimiliano Minerva vuole capire se ci sia stato o meno un danno erariale per le casse della Rai, costretta a pagare la trasferte oltre a rinunciare agli incassi per la poltrona occupata all’Ariston. L’inchiesta degli uffici coordinati dal procuratore Andrea Lupi piomba sul Festival della canzone italiana dopo l’intervento del Collegio sindacale di viale Mazzini - composto da un ispettore capo della Ragioneria generale e da due alti funzionari del ministero del Tesoro - e ha deciso di fare le pulci all’amministratore delegato Fabrizio Salini.
Minerva, il pm che indagherà sul caso degli imbucati a Sanremo, è lo stesso che si sta occupando dei 51 dipendenti che, con la complicità di ristoratori e albergatori, avrebbero gonfiato le note spesa per le trasferte relative alle edizioni che vanno dal 2013 al 2015. Una vicenda di cui si sta occupando anche la Procura.
Ma i riflettori dell’Ariston in queste ore sono tutti puntati sulla lista degli invitati: una spedizione dei Mille? Quasi. Perché oltre ai 634 interni Rai vanno aggiunti oltre 200 collaboratori esterni, presenti a vario titolo nella città dei fiori. Una carica che si aggiunge ai giornalisti vip che hanno occupato la poltronissima (costo 600-700 euro a serata) per mettersi bene a favor di telecamera al motto “Ciao mamma, guarda quanto mi diverto”. Eppure proprio Salini - sempre di più nel mirino del Pd - lo scorso novembre aveva diramato una circolare interna dai toni draconiani: vanno tagliate le spese e le presenze ai grandi eventi, a partire da quello appena terminato.
Tuttavia è accaduto il contrario. In queste ore da Viale Mazzini si difendono come possono: «Il personale in trasferta è stato coerente con le produzioni realizzate: ben 22 ore di diretta». Ma c’era proprio bisogno si chiedono adesso in molti nei corridoi della presenza di dirigenti che con l’evento hanno poco o nulla da spartire? Da chi si occupa della parte immobiliare, fino alla segretaria del consiglio d’amministrazione, passando per il capo della governance.
Per non parlare poi del cerimoniale Rai al gran completo, dei capi, sottocapi e vice vari di relazioni esterne, strutture creative, inviati della testata che si occupa di motori, per non parlare degli staff (stile delegazione cinese) dell’ad Salini e del presidente Foa.
E poi le mogli e i figli. Tutti in prima fila. Basti pensare che Novak Djokovic, stella mondiale del tennis, ha avuto il suo da fare per salire sul palco, facendosi largo dalla terza fila. Intanto è caccia alla lista.
I consiglieri d’amministrazione Riccardo Laganà (dipendenti) e Rita Borioni (Pd) hanno fatto un accesso agli atti per averla. Il “papello” sarà reso noto al cda del 21 febbraio.
Peccato che nel frattempo i veleni e i nomi di questa storia arcitaliana contagino tutto il corpaccione Rai. Compresa la politica che tergiversa.
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