giovedì 13 febbraio 2020

Festival di Spoleto. Monique Veaute dopo Giorgio Ferrara. Cosa potrebbe - dovrebbe - cambiare?

La notizia della nomina di Monique Veaute alla direzione del Festival di Spoleto , a partire dall'edizione 2021, e dopo 12 anni ininterrotti di gestione Giorgio Ferrara, è stata accolta positivamente perchè, si sa, Monique Veaute gode - ha sempre goduto - dal  suo arrivo a Roma, a Villa Medici (Accademia di Francia a Roma) chiamatavi dall'allora direttore Drot; si era negli anni Ottanta del secolo scorso - di prestigio e stima, che si sono andate consolidando a causa dei numerosi incarichi e delle altrettanto iniziative che ha via via assunto, anche in Francia, a cominciare dal Festival Roma-Europa, di cui è presidente e che proprio a Villa Medici, con omonima intestazione, prese il via. 

Nel successo della Veaute  ebbero un peso, poi consolidato, anche la personalità 'pepata', sbarazzina  e vulcanica dell'allora giovane  'francesina' di Villa Medici, e, in certo modo, quella punta di 'esotico', pur se ridotta per la consanguineità di italiani e francesi.

Noi la conosciamo da quegli anni, quando dirigevamo il noto mensile di musica Piano Time, e  prendemmo, per tale ragione, a frequentare sia Lei che Villa Medici . 

Forse molti fra i nostri lettori più giovani, non conoscono un particolare che ci riguardò. In quegli anni, per la prima volta, a Villa Medici,  arrivò come 'pensionnaire' (borsista), anche un Italiano, il compositore veneziano  Claudio Ambrosini, aprendo di fatto il 'Prix de Rome' ad artisti stranieri; per tale singolare e nuova circostanza, offrimmo ad Ambrosini e a Villa Medici uno spazio fisso su Piano Time, intitolato 'Un Italiano a Villa Medici':  sorta di bollettino mensile di informazioni sull'attività interna ed esterna dell'Accademia di Francia a Roma.

Poi, nel tempo, l'attività di Monique Veaute si è focalizzata sul Festival Roamaeuropa,  durante il lungo periodo della presidenza del sen. Pieraccini, con Fabrizio Grifasi, attuale direttore,  e prima al suo fianco come braccio attivo della direzione. Adesso, e da  anni, la Veaute è diventata presidente e Grifasi direttore artistico, e tutte e due siedono 'a vita' nel CdA,  come fondatori.  Monique poi  s'è riservata uno spazio, quello che per qualche tempo s'è chiamato 'digital life', crediamo allo scopo di  assicurarsi una qualche entrata (pochi soldi, ma  per non gravare del tutto sulle spalle del maritino, l'on. PD, prof. Causi)

Nei primi anni del Festival Romaeuropa - quando le manifestazioni concentrate nell'arco dell'estate si svolgevano a Santa Croce in Gerusalemme, nel giardino antistante il Museo di Strumenti Musicali - la Veaute assurse alla fama di 'signora della danza' - complice il settimanale 'Il Venerdì' di Repubblica e merito di una responsabile della comunicazione del festival, Anna Elena Averardi, che  dimostrò genialità, passione e  intraprendenza. Quel titolo attribuito a Monique, fece andare su tutte le furie una ben nota giornalista e studiosa che alla danza aveva dedicato la sua attività e la vita  intera: Vittoria Ottolenghi, che si ritenne defraudata del titolo.

In seguito, per alcuni incarichi Monique Veaute fu richiamata in Francia e poi anche fuori Roma; da Francois Pinault  che la nominò direttrice di Palazzo Grassi a Venezia, da dove però venne via, prima che terminasse il suo contratto, per dissidi sulla gestione con il patron; , se non andiamo errati, ha lavorato  anche a Ravello per l'omonimo festival, quando lì arrivavano bei finanziamenti dalla politica e dal Monte dei Paschi. 
In tutto questo certamente non contò il suo matrimonio con l'on prof. Causi, PD, ma certamente non fu ininfluente. Va ricordato che proprio nella casa della coppia si svolsero,  sotto il sindaco Marino, riunioni importanti per evitare la congiura del PD contro il suo sindaco, senza riuscivi.

 Da qualche anno Monique Veaute è membro del consiglio di amministrazione del MAXXI presieduto dall'ex ministro Melandri (il perimetro politico è sempre quello!), incarico dal quale non si è dimessa, fino ad oggi, quando il ministro Franceschini, più PD di lui chi altro?, non accoglie  che con favore - poteva altrimenti? - la proposta del sindaco di Spoleto, area centro destra, di nominare la Veaute, direttrice del Festival (dal 2021 e  per un triennio) che, negli anni di Ferrara, ha subito una mutazione genetica rispetto al fondatore Menotti.

Diversa la carriera di Giorgio Ferrara prima di Spoleto. Ferrara e sua moglie la notissima attrice Adriana Asti attraversarono anni in cui furono 'dimenticati'  (lo sappiamo per esperienza diretta) dalla loro parte politica - come  accusarono  una volta, sul settimanale 'Panorama', sia lui che la Asti.
Poi arrivò la resurrezione, per miracolo compiuto dal suo fratellone,  Giuliano, che lo fece nominare direttore dell'Istituto culturale italiano di Parigi, da dove venne la sua fortuna successiva, anche meritata in parte. A Parigi, nell'Istituto, Ferrara riunì tutti gli 'esuli  italiani della domenica', quelli che avevano ed hanno voce in capitolo, a cominciare da Corrado Augias,  trasferitisi  poi con lui,  armi e bagagli, a Spoleto.
Terminata l'esperienza parigina, fu candidato alla direzione del Festival di Spoleto. E da chi? Non serve ripeterlo: dal fratellone. Il quale negli ultimi tempi, apparentemente defilato dalla politica attiva, lo si vede sempre più spesso a concerti e in teatro, Spoleto compreso.  Dove Giorgio ha prodotto una rivoluzione,  privilegiando il terreno del teatro ( era stato anche  assistente di Ronconi, e poi c'è sua moglie che è una delle attrici più note e stimate ancora oggi), e mettendo in secondo piano  la musica. Settore nel quale, per parecchi anni della sua gestione a Spoleto, si ricordano - neppure memorabili! - le sue regie mozartiane, e l'innamoramento (spirituale ed artistico, s'intende), per la compositrice Silvia Colasanti, alla quale per due o tre anni consecutivi ha commissionato lo spettacolo/opera inaugurale del festival, assumendo  in proprio il doppio ruolo di librettista e regista.
 Anche la sezione concertistica è passata in secondo piano. Ferrara l'ha appaltata alla Scuola di Fiesole ed ai Conservatori del circondario, mentre ai tempi di Menotti padre,  Spoleto rivelò al pubblico musicisti fenomenali.
Poi, per dirla tutta, Ferrara ogni anno, immancabilmente, ha riservato nella programmazione, un posto d'onore e privilegiato, ed anche un premio, se ricordiamo bene, ad Adriana Asti: meritatissimo beninteso, ma quando è troppo è troppo.

Cosa cambierà o potrebbe e dovrebbe cambiare con l'arrivo di Monique Veaute a Spoleto? La sua lunga attività, tuttora in corso, al Festival Romaeuropa, le ha fornito tutti gli strumenti necessari per agire bene nel campo del teatro o della danza, presenti anche a Spoleto, anche se la sua esperienza ha sempre privilegiato espressioni d'avanguardia ed innovative e sperimentali che dovrebbe attutire a Spoleto. 
Stesso discorso in campo musicale. Per questo settore che speriamo ritorni agli splendori di un tempo,  Monique dovrà  necessariamente avvalersi di un consulente, perchè Lei - non è un mistero - è incapace di approntare un cast  operistico o di valutare  la bravura di un musicista, in ogni campo. Ferrara, in modo palese e non, si è avvalso, con sua grande soddisfazione, della consulenza del geniale Alessio Vlad, il quale  ha anche ricambiato l'inattesa  insperata considerazione,  ospitando Ferrara e sua moglie all'Opera (  da dimenticare lo spettacolo bernsteiniano,  Candide, nel quale  la povera Adriana Asti si vide assegnato un ruolo, appositamente inventato, certamente poco consono allo spettacolo ed a Lei).

Negli altri campi la Veaute può muoversi da sola: teatro, danza, arti sono settori che Lei conosce bene. Deve solo fare attenzione a non considerare Spoleto  una  sorta di dependance di Romaeuropa, dove la sperimentazione la fa da padrone. L'attendiamo alla prova dei fatti. Farebbe lo stesso errore,  se non si rendesse conto che Spoleto è altra cosa, che continua a fare Fuortes che da quando sta all'Opera di Roma, con la sua programmazione, specie quella estiva, sembra non essersi ancora reso conto  che l'Opera di Roma non è Musica per Roma.

Adesso, infine, a Spoleto, Monique Veaute - cosa non da poco - disporrà di un budget non irrilevante - intorno ai 5 milioni di Euro -  che è di molto superiore a quello del Festival Romaeuropa, nonostante quest'ultimo  abbia avuto, sotto Franceschini (esponente del medesimo partito di Causi, coniugato Veaute) una legge speciale che  oltre il normale finanziamento di sempre, gli assegna ogni anno un finanziamento speciale di 1 milione di Euro. Ed anche, che non guasta,   potrà contare finalmente su un bel compenso che Ferrara ha fatto arrivare a 150.000 Euro circa per anno.

 Non ci resta che fare gli auguri a Monique, invitandola anzi a stupirci!

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