La notizia della nomina di Giorgio Battistelli a direttore artistico del Festival Puccini di Torre del Lago, 'sguidato' per anni, fra mille polemiche, da Alberto Veronesi, non ci fa fare salti di gioia. Anzi.
Battistelli, compositore in piena attività nel campo dell'opera, prima ancora di questo nuovo incarico, era già superimpegnato: Consigliere di amministrazione dell'Accademia di Santa Cecilia ( dove ha tentato più volte, senza riuscirci, di scalare la sovrintendenza, prima contro Cagli e poi contro dall'Ongaro con il quale ora sembra essersi riappacificato o forse accordato); già Direttore artistico dell'Opera di Roma - settore concerti e contemporanea- (da dove ne è scappato - o forse è stato licenziato - quando lo spazio, prima promessogli da Fuortes, gli era stato ridimensionato e poi tolto, perchè improduttivo nella logica del teatro); ora Presidente dell'Associazione 'Barattelli' dell'Aquila, dopo esserne stato anche direttore artistico, per il cui ruolo, da quando occupa la presidenza ha appoggiato e scelto semplici e obbedienti ragionieri, tenendo per sè l'indicazione delle strategie); ed anche Direttore artistico della Orchestra Toscana, da molti anni e per la seconda volta ( dove di recente ha realizzato una rivoluzione epocale: molte più donne sul podio : Venezi, Peleggi, Borrani, Stasevska; rivoluzione che ha già trasferito anche a Torre del lago, con Gianna Fratta-Pelù sul podio, e Stefania Sandrelli regista di Tosca).
Non c'è che dire, Giorgio Battistelli non sa stare mai fermo, ed ogni giorno se ne inventa una.
Ma a leggere le sue dichiarazioni all'indomani della nomina a Torre del Lago, ci è venuta in mente una sua precedenza esperienza in un grande teatro, quello con la più grande platea all'aperto del mondo: l'Arena di Verona.
Per Torre del Lago è stato appena più cauto, ma quella sua decisione di portarvi, ad esempio, il Satyricon di Maderna o di festeggiarvi il riminese ma romano d'adozione, Fellini, nel centenario della nascita ed altre novità, ci hanno fatto pensare ai propositi bellicosi areniani (Verona) di ieri : basta con questo festival nazional popolare, disse allora, e i risultati si videro: dovette andar via dopo poco - e fu un bene per Verona - non senza aver prima distribuito mance ad una troupe di compositori della sua cerchia, commissionando loro 'variazioni' sull'opera, che poi trasferirà, ripetendole tali e quali, anche all'Aquila ( Barattelli) - dove magari potevano avere più senso.
Anche Torre del Lago vuole trasformarlo da festival in laboratorio, perchè - ha detto- "basta con i Festival-musei ecc...ecc...
Insomma quel campionario di innovazioni di facciata che già abbiamo conosciuto dalle sue precedenti ed attuali parallele occupazioni, e che sicuramente non promette bene per la causa pucciniana.
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