lunedì 17 febbraio 2020

Si è parlato di musica nel salotto milanese de 'La lettura' ( Corriere della Sera), animato da Nicola Campogrande

 Non chiedeteci di riferirvi virgolettate le cose che non condividiamo e che i partecipanti al 'salotto rotondo' dell'allegato del Corriere, LA LETTURA, hanno detto a più riprese.  Abbiamo letto le loro dichiarazioni, ora vogliamo solo intrufolarci, non invitati, fra loro, per aggiungere sommessamente qualche nostra parolina o illustrare qualche ideuzza, sempre che siamo ancora capaci.

-Dato di fatto incontrovertibile, anzi doppio  dato di fatto: il pubblico della cosiddetta 'classica' è sempre più avanti con gli anni e indietro con i numeri;  i numeri della classica tengono e il suo pubblico, nel quale sembrerebbero entrati anche  i giovani, è duro a morire. Così hanno detto. Dunque il pubblico invecchia, ma  si nota anche un ricambio; il pubblico non cresce, eppure è in crescita. Forse sarebbe stato il caso che si fossero interessati, discutendone,  anche ai gestori delle istituzioni musicali che in Italia sono finanziate dallo Stato. Alcuni durano in eterno, altri cambiano ad ogni stagione, e tutti  alla mercè di gentaglia ( politica) alla quale frega assai della musica; ma nè gli uni nè gli altri  hanno mai messo in campo iniziative  atte a rivitalizzare, laddove ce ne fosse  bisogno, la vita musicale italiana.

- La musica , quella che si è scritta a partire dal secondo dopoguerra e fino ad oggi, deve fare mea culpa e attuare precipitosa 'marcia indietro'. Perchè così come è e si è strutturata non va.  Che è come dire a certi artisti, del genere Picasso, Mirò, Fontana ed altri: avete sbagliato tutto tornate a dipingere. Che nessuno se la sente di dir loro;   e, d'altro canto, nessuno dei diretti interessati, cui è rivolto l'invito, prenderebbe mai in seria considerazione.

- Il tempo di attenzione del pubblico della 'classica' oggi, come di qualunque persona,  si è mediamente ridotto. Lo constata Brunello che osserva sbadigliare mentre suona;  cosa che non risulta a Roberto Abbado - ma forse perchè lui volge le spalle al pubblico. Il rimedio, secondo Brunello, è infliggere al pubblico severe punizioni perchè impari a immergersi  e a restare concentrato ed attento alla musica, quasi 'in una apnea' per un tempo maggiore. Come ? Non  mettendo più in programma, per assecondare la pigrizia e la distrazione del pubblico, un movimento solo o tanti  brevi movimenti di brani più lunghi ed articolati, ma  sempre e solo brani interi. Anzi Brunello, esagerando, rincarerebbe la dose:  nel suo caso, non un solo movimento delle Suite per violoncello di Bach, ma tutte le Suite... così alla fine, oltre gli sbadigli si becca maledizioni e sputi. La tecnica, già  impiegata nelle cosiddette 'spedizioni punitive' dei festival di musica contemporanea, ha fallito clamorosamente.

 -La musica non ha nessuna funzione sociale, non la vuole, e neanche può averla. E invece no. Perché i componenti il 'salotto rotondo' non hanno affatto considerato il caso di chi la musica non solo la ascolta, ma la pratica anche. Senza fare il solito esempio del Venezuela - del 'Sistema' di Abreu - in Italia esiste una realtà fiorente  di canto corale amatoriale.Vi sono centinaia di migliaia di  persone di ogni età e condizione che settimanalmente si riunisce per cantare: le cifre aggiornate parlano di almeno 250.000  coristi 'per diletto'. Potremmo aggiungere anche il sempre più esteso fenomeno delle orchestre giovanili ed infantili e fare lo steso discorso della pratica corale.  E perchè non anche le bande musicali? Neanche in questi casi la musica ha una qualche funzione sociale? Perchè c'è una enorme differenza fra chi la musica la ascolta soltanto, anche se  con altri, e chi la pratica.

E potremmo anche aggiungere altro, ma non ci viene immediatamente in mente.

Ciò che non hanno  sottolineato, come premessa, è che la musica, a differenza delle altre arti, innanzitutto:
-esiste solo al momento in cui viene eseguita. Il disco è solo un surrogato, neppure dei migliori, che ha una qualche utilità. Ma mai  potrà sostituire l'esecuzione dal vivo.
-  a differenza di qualunque altra arte è invadente. Un quadro,  o la letteratura  non ti avvolge, non ti invade come la musica, tilascia libro di volgere lo sguardo, di riporre un libro. La musica? Puoi distrarti ma non ti molla, salvo che non ci si tappi le orecchie.; ma poi occorrerebbe anche chiudere gli occhi.
-  non si esprime attraverso logica, se non quella interna alla musica stessa, dimostrando, per qualche verso, vicinanza alla poesia, o al cinema che però serve le immagini con parole che esprimono concetti e che quindi facilitano la connessione con lo spettatore. Nulla di tutto questo nella musica. 

Le cose dette nel 'salotto rotondo' milanese le abbiamo lette o ascoltate tante altre volte prima d'ora. La musica continua ad esercitare fascino a generare bisogno, pur essendo la più inutile delle arti inventate dall'uomo.  E il periodo che oggi  attraversa, che alcuni leggono come una crisi, qualora lo fosse, sia durante che dopo di essa, la musica continua a vivere, e riprenderà vigore. Perchè in certo senso, benché inutile all'apparenza, somiglia all'aria  che non ci può essere tolta, senza che ne abbiamo dei danni. 


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