Tommaso Cerno lascia il Pd, per passare a Italia viva. Il motivo, secondo le sue dichiarazioni, è da ricercare nelle diverse posizioni sulla prescrizione. "La prescrizione, le intercettazioni, sono temi sui quali non è possibile non schierarsi- ha spiegato-mi hanno spinto a lasciare il Partito democratico. Io sono schierato con i garantisti".
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E, durante la trasmissione Un giorno da pecora, il senatore attacca il partito di Nicola Zingaretti. Prima, Cerno racconta la sua esperienza politica, ricordando di essere stato eletto nelle liste del Pd e si esserci rimasto "fino a quando non è arrivato Zingaretti, con Franceschini e Bettini. E non ho più capito da dove si cominciava", specificando che i tre politici "sono arrivati da un pò ma gli effetti si vedono adesso". Poi ricorda di aver contattato Matteo Renzi, esprimendogli la sua volontà di passare a Italia viva, "per distinguermi sul tema della prescrizione. Non sono d'accordo con un paese in cui ci sono governi a vita col proporzionale e processi a vita. I governi e i processi devono durare per un tempo ragionevole".
Poi l'accusa: "Da quando ho parlato male della Tav mi hanno chiesto soldi, sono come i mafiosi", dice Cerno, aggiungendo che "mi han chiesto il pizzo da 18mila euro" : "Se uno parla- spiega Cerno-chiedono i soldi perché non rispetto la linea del Pd". E aggiunge: "In un anno, in Parlamento, ho parlato 3 minuti e ho detto il contratio di quello ceh dicevano loro". A chiedere i soldi a Cerno sarebbe stato il Pd di Milano e, quando il conduttore Giorgio Lauro chiede se non siano i soldi che bisogna versare in quanto eletti nelle liste del Pd, il senatore risponde: "Ma che soldi devo dare? Io non sono iscritto al Pd, non faccio parte del Pd. Sono stato eletto con il Pd, ma cosa c'entra questo? Il Pd di Milano ritiene che io debba dire quello che dice Sala". Infine racconta di essere stato minacciato dalla segretaria del partito di Milano: "Mi ha minacciato dicendomi che se passavo ai Cinque Stelle mi portava in tribunale". E sul governo dice: "È già in fase di prescrizione a sua volta. Non può durare, mi sembra ovvio. È un governo ridicolo, un governo di cialtroni".
Silvia Roggiani, la segretaria del Pd milanese replica: "È davvero grave che il senatore Cerno, paracadutato nel collegio più sicuro di Milano (e dunque eletto grazie agli sforzi organizzativi e anche economici del PD che lo ha sostenuto) si permetta ora di calunniarci, usando le parole legate al mondo mafioso, come pizzo e ricatto". E conclude: "Tommaso Cerno chieda scusa, non a me, ma non a tutta la comunità del PD Milano Metropolitana che, anche grazie a tutti i contributi degli eletti, in questi anni è scesa in piazza, ha volantinato nelle strade e si impegna ogni giorno per la collettività".
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