"Facite 'a faccia feroce" era l'ordine di Franceschiello ai marinai della sua flotta, mutato dopo poco in: "rifacite a' faccia fessa", da cui si deve intendere che la 'faccia fessa' era quella consueta, abituale dei marinai della sua flotta, dalla quale desistevano, a seguito di un ordine, e solo per poco, tanto per far finta di mettere paura e di essere un esercito di mare a tutti gli effetti.
Salvini, lo 'spaccone', nella vicenda che lo vede inquisito sul 'caso Gregoretti' che fra breve approda in aula, dopo il verdetto della Commissione 'per le autorizzazioni a procedere', ha avuto un atteggiamento ondivago a seconda che volesse mostrare dopo la 'faccia feroce', quella 'fessa', quella cioè di uno che se la fa addosso, che sembra la sua attuale condizione.
Quando ha saputo della richiesta del Tribunale dei ministri, ha tentato di richiamare la vicenda precedente della nave 'Diciotti' , per la quale i suoi alleati di governo di un tempo si sono autoaccusati, facendo cadere l'imputazione.
Per la 'Gregoretti' ha tentato analoga mossa; il premier l'ha stoppato, attribuendogli per intero la responsabilità di aver tenuto 'prigionieri' su una nave militare italiana i profughi. Salvini le ha tentate tutte, si è anche presentato come colui che difende, ormai unico baluardo, i confini d'Italia, e che perciò, se processavano lui, avrebbero dovuto processare tutti gli italiani che alla difesa del loro territorio tengono quanto lui. Ma lui più di tutti, perchè altri argomenti nel suo programma di governo non ne ha e, caduto quello, avremmo il caso di un aspirante premier che non sa quello che deve fare.
Quando ha capito che la Commissione avrebbe mandato il caso in Aula affidando al Parlamento ( Senato) la decisione dell'autorizzazione a procedere, lo 'spaccone per un giorno' ha detto ai suoi della Lega, di votare a favore del voto in
Aula per l'autorizzazione a procedere, perchè voleva guardare in faccia i suoi ex alleati che gli votavano contro e perchè nessun giudice - aggiungeva - avrebbe processato il 'popolo italiano' che era tutto con lui. e che anzi lui rappresentava per mandato popolare.
Giunti ora alla vigilia dell'approdo in Senato per la votazione, il suo avvocato, parlamentare del suo stesso partito, l'avv. Bongiorno, gli ha consigliato moderazione: "non fare lo spaccone Matteo, un processo è sempre un processo, si sa quando finisce, ma non quando finisce, e soprattutto non si sa come finisce".
A questo punto Salvini, lo 'spaccone' se la fa sotto (per la paura), ma continua a fingere sicurezza.
Questa vicenda fa venire il dubbio che il consiglio dell'avv. Bongiorno sia stato da Salvini sollecitato, per evitare a sé stesso la figura del cacasotto: "me lo ha consigliato la Bongiorno, ci penserò - può dire ai suoi" . Vedrete che sicuramente lo accetterà, l'ex spaccone.
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