Sulla morte di Wagner,
Gabriele D’Annunzio ha scritto nel Fuoco
delle pagine commosse da quel gagliardo eroismo, che richiama alle
illustrazioni di Adolfo De Carolis. Per quale ragione Adolfo De
Carolis scriveva talvolta il suo cognome con K: De Karolis?
Della
morte di Wagner noi conosciamo una versione più modesta.
Avemmo la ventura di
conoscere alcuni anni or sono un uomo irrequieto e arguto, figlio di
un capostazione. Suo padre, campestre e dialettale, aveva la
sorveglianza di una piccola stazione del Veneto.
Un giorno un
telegramma giunse in quella stanzioncella che annunciava il passaggio
per l’indomani del treno che portava Riccardo Wagner a Venezia; e
il capostazione, nella sua schietta ingoranza, tradusse in famiglia
il telegramma così: ‘ Domani alle diciassette e qundici passa el
Vanièr’.
E l’indomani, all’ora
indicata, il figlio del capostazione, curioso di sapere chi era
el Vanièr, si piantò sul marciapiede della
stazione, vide il treno arrivare, vide a un finestrino un signore
rosso di pelo, a naso uncinato e ganascia a scarpa, che reggeva un
libro con la sinistra e con la destra carezzava un cagnolino, e capì
che el Vanièr era
lui. Poi il treno ripartì e il bambino non ci pensò più.
Qualche
tempo dopo però, un altro telegramma avverte il capostazione che
l’indomani, alle 16 e quarantotto, el
Vanièr sarebbe ripassato; e l’indomani,
alle 16 e quarantasette, il bambino torna a piantarsi sul marciapiede
della stazione, vede il treno arrivare, lo vede ripartire, ma non
vede al finestrino il signore rosso di pelo, col libro in mano e il
cagnolino.
Questa volta il signore rosso di pelo stava nel furgone di
coda dentro una bara, e ‘viaggiava verso la collina bavàra ancora
soptita nel gelo’.
Tanti conoscono a
memoria i Leitmotive
della Trilogia ( sic nel testo ): quel modesto funzionario delle
FF.SS visse e morì senza sapere chi fosse quel misterioso Vanièr
che ora arrivava e ora ripartiva.
Alberto Savinio
( Documento, mensile- 1942)
P.S.
In una recente intervista, il neo direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, Omer Meir Wellber, che ha inaugurato la stagione operistica col Parsifal wagneriano, si è letto che "Wagner, per ogni israeliano costituisce un problema". "Perchè - udite udite - Wagner fu fascista, anzi 'nazista'". E che per questo lui preferisce concentrarsi sulla musica, altrimenti..
La dichiarazione un nostro collega, Cesare Galla ( su Lettera 43), l'ha giustamente definita un anacoluto storico.
Non serve aggiungere alto, tanto è assurda, antistorica.
Noi vogliamo commentarla con uno sberleffo che reca la firma di Alberto Savinio, relativo alla morte di Wagner che, come si sa, avvenne a Venezia.
Questo testo, che è parte di un testo più lungo dal titolo 'Ricordi del teatro Lirico' fu da noi scovato, nel corso di studi sul mensile Documento, e ripubblicato sulla rivista di storia, Nuova Storia contemporanea ( Nov.-Dic.- 2002) ( P.A.)
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