Premetto che non vorrei mai, per nessuna ragione al mondo, essere costretto da qualcuno - perchè da solo non ci penserei mai, ed anzi girerei alla larga - a sostenere un esame universitario
con la prof. Daria Galeteria. Perchè, se un tempo forse non avrei fatto una gran brutta figura, insomma in qualche modo me la sarei cavata onorevolmente, oggi una figura pessima dovrei metterla in conto; con l'età anche la memoria della materia che per oltre trent'anni ho insegnato va affievolendosi, non avendo come certi miei colleghi memoria 'di elefante'.
Premessa laudativa d'obbligo, dovendo correggere un errore, abbastanza grave, nel quale è incorsa la dottissima prof.ssa, nell'articolo pubblicato oggi, sull'inserto Robinson di Repubblica, dal titolo 'Nulla potrà addolcire la mia sistole', nel quale con ricchezza inusitata non nuova per lei, racconta di tanti artisti 'malati immaginari', capaci di ammalarsi di tutto. Ai quali dedicò importanti studi Adrien Proust, padre dello scrittore, del quale la Galateria, francesista, è riconosciuta cultrice.
Veniamo al sodo. Fra i malati immaginari ne cita uno, Glenn Gould, che Lei definisce 'compositore', mentre è stato un pianista - chi non lo sa? - formidabile, conosciutissimo, geniale e molto personale al limite dell'arbitrio in qualche caso, osannato al punto da essere idolatrato, mentre le sue composizioni, pochissime, ' à la manière de Bach', sono cosucce.
Ed io stesso - tanto per tentare di discolpare la Galateria - ne pubblicai un frammento su Piano Time, all'indomani di un indimenticabile viaggio in Canada, 'sulle tracce di Gould' nel giugno del 1986, in occasione dell'anno 'canadese' della musica.
La Galateria racconta che il pianista, " una volta che un accordatore di pianoforti Stanley ( prof.ssa, non sarà mica Steinway?) gli diede una pacca sulla spalla citò l'azienda per migliaia di dollari, persuaso di averne contratto una 'compressione cervicale', si ingessava per mesi".
E che fosse Steinway potrebbe dedursi anche da un altro fatto ben noto, oltre che per il fatto che Stanley ci è del tutto sconosciuto. Gould scelse come pianoforte per sè, uno strumento Steinway usato, che trovò in un negozio di pianoforti di Toronto, e che era stato uno dei pianoforti di Arthur Rubinstein, preferendolo a strumenti nuovi. E' la prima volta che sento parlare di pianoforti 'Stanley' ed anche l'utltima, per0chè non esistono pianoforti Stranley.
A lei voglio offrire un altro esempio di tal fatta, come mi fu raccontato da un noto professore di filosofia, amico di Gould, che incontrai a Toronto nel corso di quel viaggio.
Una volta gli disse, convinto, che aveva contratto un forte raffreddore dal dentista, perché aveva tenuto, durante una lunga
seduta curativa, la bocca aperta.
E comunque intorno a Gould, salvo questi episodi circostanziati, sono fiorite infinite leggende.
Questo doppio errore nel quale è incappata la prof.ssa Galateria mi ha fa venire in mente quanto molti anni fa mi dimostrò un notissimo scrittore, e cioè che molto più spesso di quanto si creda artisti anche importanti in un settore sono completamente a digiuno - diciamo:analfabeti - di settori assai prossimi al loro, e che la musica, in particolare, continua ad essere, soprattutto in Italia, oggetto di un simile analfabetismo, le cui ragioni sono note a tutti, ma nessuno vi pone rimedio.
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