Devo confessare che quando è arrivata in Italia la notizia che Vuhan, dieci milioni circa di cinesi, era stata isolata, ho pensato che se qualcosa di simile, ma anche molto meno grave, fosse avvenuto in Italia, difficilmente il provvedimento sarebbe stato preso seriamente e assunto responsabilmente.
Perchè chiunque, anche l'ultimo fesso, avrebbe potuto replicare che lui alla palestra, alla partita di calcetto, alla pizza con gli amici non ci avrebbe rinunciato neanche con la più contagiosa pestilenza.
Poi d'un tratto, da quando dalla Lombardia al Veneto i contagi si sono fatti concreti, i fessi sembrano essere spariti dal suolo italiano - sarà stato Salvini che li ha fatti espatriare senza dirci nulla: un fesso espatriato per ogni emigrante sbarcato da noi - e tutti sembrano accettare le misure durissime per spezzare la catena dei contagi. Salvo gli intellettuali. Alcuni.
Spariti i fessi, e meno male, ecco farsi avanti gli intellettuali che non accettano la chiusura forzata di cinema e teatri e si indignano: senza teatro e musica e cinema e arte non si può sopravvivere ai tempi del contagio da Coronavirus.
E' tragico che qualcuno abbia pensato - rifletteva la direttrice del 'Parenti' di Milano su Repubblica - che, per evitare il diffondersi del virus, fosse necessario chiudere i teatri, impedendo ai cittadini di andarci liberamente, per 'rifocillarsi' dall'isolamento forzato, che durerà certamente per qualche tempo, almeno fino a quando non si fermerà la diffusione dell'infezione.
Sempre dalle pagine di Repubblica, una vox clamantis in deserto (mentis), ci invita a riflettere su una curiosa coincidenza: la Scala è chiusa, ma l'Orchestra del teatro, la Filarmonica, non chiude, anzi sbarca a Roma per un concerto, a Santa cecilia. Programmato da prima delle misure durissime intervenute per evitare la propagazione del virus, dalle quali la Filarmonica della Scala si ritiene esente, è stato confermato.
Io non so se il concerto questa sera avrà luogo, come se nulla fosse. E neppure riesco a pensare cosa potrebbe accadere se uno spettatore, degli oltre 2500 convenuti nella sala grande dell'Auditorium, cominciasse a tossire, in preda ad un attacco, niente a vedere con il virus.
Per questo sono convinto che proprio all'indomani delle misure adottate dal Governo, non era il caso di far viaggiare una intera orchestra, proveniente dalla regione che vanta il maggior numero di infettati dal Coronavirus, che potrebbe approfittarne per sbarcare a Roma accompagnato da una colonna sonora che in Cina si è mai sognato di avere.
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