Felicori , proveniente dalla reggia di Caserta, per volontà del governatore campano, De Luca, che aveva incoronato con una rassegna di concerti sinceramente 'extra large' - nel senso di fuori misura e al di sopra di ogni necessità - è approdato alla Fondazione Ravello, che gestisce l'omonimo festival che negli ultimi dieci quindici anni ha subito parecchie evoluzioni, con l'approdo via via alle direzioni dei vari settori in cui si articolava (quantomeno quando era Monte dei Paschi a foraggiarlo, o la regione Campana, con Cadloro, e Brunetta a capo della fondazione) di personaggi inventati all'occorrenza o stanziali altrove - senza che mai nessuno si sia interrogato sulle circostanze dei loro precedenti incarichi.
Felicori appena giunto in quel paradiso che è la costiera, ha chiesto tempo per decidere se avvalersi di una direzione artistica - in passato lì le direzioni artistiche erano almeno tre, per accontentare lo stuolo di questuanti e servitori fedeli - e alla fine ha deciso, per il primo anno, di affidarsi completamente alle cure del Teatro San Carlo di Napoli, al suo direttore artistico, il musicologo Paolo Pinamonti che dopo essere stato per tanti a lavorare in Spagna è riuscito perfino a sbagliare Inno nazionale spagnolo, in occasione della visita di Re Felipe a Napoli, quando davanti ad un re esterrefatto, con il quale Mattarella si è dovuto scusare, ha fatto eseguire al San Carlo, l'Inno franchista.
Non contento si è imposto di recente all'attenzione del mondo musicale facendo eseguire in una sola giornata le Nove sinfonie di Beethoven, un'impresa tanto volgare da essere osannata.
Adesso , secondo l'invito di Felicori ad animare Ravello no solo per i giorni estivi del festival, da aprile a fine ottobre s'è inventato un programma che ha dell'incredibile. Ha chiamato a raccolta la 'meglio gioventù' musicale d'Italia che ha trovato in quasi tutti i Conservatori della regione ed in qualche altro extraregione. E comn questa 'meglio gioventù' ha tirato avanti fino ad oggi, quando si inaugura il festival vero e proprio, al quale partecipano oltre che le orchestre ed i gruppi dei conservatori 8(ce ne'è uno anche di 'ocarine') ed alcune orchestre di professionisti, dalla Filarmonica della Scala alle orchestre dei teatri di Palermo, Genova , e la Cherubini e la OGI. Insomma 'prima gli italiani', anzi solo gli italiani', nella Campania di De Luca e nella Napoli di De Magistris.
Che festival è? Un'idea il celebre musicologo, come vanno cantando i soliti 'gazzettieri' prezzolati l'ha avuto. nei concerti mettere uno accanto all'altro un monumento musicale europeo come Wagner, Mahler, Strawinsky e un musicista italiano di valore ma certo non paragonabile ai monumenti con i quali è messo a confronto. da Martucci a Smareglia, a Respighi a Rota. Certo c'è anche Puccini.
Ora è evidente che i fondi di cui dispone Ravello - crediamo siano consistenti - verranno spesi per gli spostamenti delle varie compagini orchestrali - la maggior parte delle quali forse a queste spese contribuirà di tasca propria.
Consentiteci infine di spendere due parole su quella 'meglio gioventù' musicale italiana che per Pinamonti è l'anima del festival campano. Per una ragione che ci riguarda da vicino. Quando dirigemmo il Festival delle Nazioni di Città di Castello, nel 2004, dedicammo l'intero festival alla 'Nuova Italia'- Salvini, per fortuna non solo nostra, era di là da venire!
Con una differenza basilare. Noi portammo a Città di Castello le nuove generazioni di concertisti italiani che, come accade sempre, faticano ad inserirsi. Dunque ben altra cosa dagli allievi di Conservatorio che sbarcheranno a Ravello, anche per quel concerto burla che si tiene alle 4 del mattino e che dovrebbe far sobbalzare un musicologo provetto, e che invece Pinamonti avalla ed accredita. Gli allievi dei Conservatori devono studiare, formarsi; è sbagliatissimo pensare di trasformare gli studenti in concertisti già in attività, solo perchè costano poco o niente.
domenica 30 giugno 2019
sabato 29 giugno 2019
Quella che per la Purchia è una prova di alto valore artistico, oltre che di resistenza fisica, è per noi una spregiativa e volgare strumentalizzazione delle sinfonie di Beethoven: eseguite tutte in un solo giorno!
Il rapporto di sinergia istituzionale e artistica tra il Teatro di San Carlo di Napoli e la Fondazione Ravello si rafforza in vista delle Universiadi 2019 così come annunciato nella conferenza stampa di stamattina dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca.
Il 22 giugno il Teatro San Carlo proporrà una vera e propria performance di “atletismo” musicale, ovvero la Maratona Beethoven che vedrà impegnato sul podio il Direttore Juraj Valčuha, alla testa di ben due orchestre, l’Orchestra e il Coro del San Carlo e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI per interpretare in un solo giorno tutte le Nove Sinfonie del genio di Bonn.
“Penso che il Teatro di San Carlo sia stata tra le prime Istituzioni – afferma la Sovrintendente Rosanna Purchia – a credere fermamente in questo straordinario e titanico progetto della Regione Campania, inserendo ben un anno e mezzo fa nella propria Stagione 2018-2019, il ciclo completo delle Sinfonie beethoveniane. Una vera e propria esecuzione ciclopica, un atto di coraggio produttivo unico in Italia. Dal mattino alla sera senza soluzione di continuità lo spettatore potrà godere di questa monumentale prova non solo di resistenza psico-fisica, ma di alto valore artistico”.
Il 22 giugno il Teatro San Carlo proporrà una vera e propria performance di “atletismo” musicale, ovvero la Maratona Beethoven che vedrà impegnato sul podio il Direttore Juraj Valčuha, alla testa di ben due orchestre, l’Orchestra e il Coro del San Carlo e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI per interpretare in un solo giorno tutte le Nove Sinfonie del genio di Bonn.
“Penso che il Teatro di San Carlo sia stata tra le prime Istituzioni – afferma la Sovrintendente Rosanna Purchia – a credere fermamente in questo straordinario e titanico progetto della Regione Campania, inserendo ben un anno e mezzo fa nella propria Stagione 2018-2019, il ciclo completo delle Sinfonie beethoveniane. Una vera e propria esecuzione ciclopica, un atto di coraggio produttivo unico in Italia. Dal mattino alla sera senza soluzione di continuità lo spettatore potrà godere di questa monumentale prova non solo di resistenza psico-fisica, ma di alto valore artistico”.
venerdì 28 giugno 2019
Votano Tutti contro Tutti ; nessuno a favore di qualcuno, neanche della Scala
Mettiamola così la decisione del CdA della Scala sulla nomina del prossimo sovrintendente del Teatro.
Il CdA, dopo aver sentito la relazione-proposta di Sala - Sala non Scala - vota all'unanimità la nomina di Meyer, con la sola eccezione di Squinzi padrone di Mapei che con Pereira ha finanziato l'approdo della Scala in aeroporto. Dunque il CdA vota compatto perché Pereira vada via al termine del suo mandato ( salvo concedergli una piccola proroga - poco più di un anno); e, solo indirettamente per Meyer nuovo sovrintendente. Insomma un voto contro Pereira e non a favore di Meyer che i soloni del CdA conoscono solo di nome, giàcchè è già tanto se mettono piede in teatro una seconda volta l'anno oltre Sant'Ambrogio, figurarsi se conoscono la Staatsoper di Vienna , il suo cartellone, le caratteristiche della programmazione artistica, il finanziamento statale che lì costituisce buona parte del budget.
Insomma per tutti Pereira, finito il mandato, deve sloggiare. E' davvero così? Non proprio. Perchè la richiesta di Pereira era di andar via non dopo un secondo mandato, ma assieme a Chailly, il cui contratto termina il 2022.
Ma quanto deve restare ancora Pereira? Il capolavoro diplomatico l'ha compiuto Sala - non la Scala, che non è mai stata in cima ai pensieri del suo CdA.
Resta fino a giugno del 2021 quando termina il suo mandato di sindaco, anche perché comunque Meyer resta a Vienna fino a giugno del prossimo anno, quando scade il suo contratto, dopo di che affiancherà per un anno circa Pereira, in uscita, dopo un anno da giugno 2020.
Perchè tutti compatti, salvo due, hanno votato contro il secondo mandato a Pereira, e per una estensione di poco più di dodici mesi del suo mandato? Insomma,tutto purchè vada via.
Questa la posizione del CdA nei confronti di Pereira. Ma anche questo compromesso non è piaciuto a due anime nobili e fini intellettuali del CdA, il noto banchiere Francesco Micheli, e il critico d'arte Philippe Daverio.
Non è piaciuto a Micheli che, dal concorso pianistico omonimo, al Festival MiTo alla presidenza del Conservatorio milanese ecc... ecc... ha voluto far capire a tutti che lui conta nel mondo della musica, oltre che in quello della finanza, sperando alla fine di fare lui il sovrintendente o, nel peggiore dei casi, di votare uno che lui possa manovrare. Del resto se è riuscito a far fare carriera di amministratrice 'musicale' a sua figlia Francesca, dal Maggio Fiorentino all'Arena di Verona ( sotto la gestione commissariale Fuortes che, forse anche per questo, il banchiere avrebbe voluto alla Scala), perchè non aspirare in prima persona alla più alta poltrona delle fondazioni liriche in Italia: la Scala?
E non è piaciuto neanche a Daverio dopo che Pereira lo ha sbugiardato - per non dire di peggio - sul caso dei soldi dell'Arabia saudita. Ma come, gli ha detto pubblicamente Pereira, prima dici che quei soldi sono come una manna piovuta dal deserto nella casse della Scala e poi, non appena chi ti ha messo in CdA, cioè Fontana ( che uddidisce a sua volta al 'ministro della paura'), ti dice senza mezzi termini, che ti eri preso troppa libertà con quell'affermazione, fai marcia indietro?
Essere svergognato pubblicamente da Pereira non è andato giù a Daverio il quale per vendetta ha votato contro la sua permanenza.
Della Scala interessa a qualcuno in questa storia di avvicendamenti? Boh!
C'è infine il caso della Bartoli, la quale per dimostrare solidarietà a Pereira ha pensato di poter dettare legge nell'amministrazione della Scala come se il teatro fosse di sua proprietà, e dalla quale ora si attende, dopo la proroga per dodici mesi circa dell'incarico a Pereira , la decisione di tornare a cantare, per mantenere gli impegni assunti almeno fino a giugno del 2021, quando da un anno circa, in quella sovrintendenza regneranno due signori: Pereira che per andar via prende tempo, e Meyer che per di insediarsi se la prende comoda. In quell'anno di interregno la Bartoli che farà?
La cosa interessa solo ai fini della cronaca e non perché i destini del teatro milanese siano legati alla decisione della Bartoli - e questo lo sa anche la cantante, anche quando fa la voce grossa (non in palcoscenico!)
Noi scommettiamo che all'uscita del prossimo disco, anche con Meyer sovrintendente, Cecilia Bartoli tornerà a cantare - sempre che ancora canti - alla Scala, ubbidendo alla dura legge del mercato e agli ordini della sua casa discografica?
Il CdA, dopo aver sentito la relazione-proposta di Sala - Sala non Scala - vota all'unanimità la nomina di Meyer, con la sola eccezione di Squinzi padrone di Mapei che con Pereira ha finanziato l'approdo della Scala in aeroporto. Dunque il CdA vota compatto perché Pereira vada via al termine del suo mandato ( salvo concedergli una piccola proroga - poco più di un anno); e, solo indirettamente per Meyer nuovo sovrintendente. Insomma un voto contro Pereira e non a favore di Meyer che i soloni del CdA conoscono solo di nome, giàcchè è già tanto se mettono piede in teatro una seconda volta l'anno oltre Sant'Ambrogio, figurarsi se conoscono la Staatsoper di Vienna , il suo cartellone, le caratteristiche della programmazione artistica, il finanziamento statale che lì costituisce buona parte del budget.
Insomma per tutti Pereira, finito il mandato, deve sloggiare. E' davvero così? Non proprio. Perchè la richiesta di Pereira era di andar via non dopo un secondo mandato, ma assieme a Chailly, il cui contratto termina il 2022.
Ma quanto deve restare ancora Pereira? Il capolavoro diplomatico l'ha compiuto Sala - non la Scala, che non è mai stata in cima ai pensieri del suo CdA.
Resta fino a giugno del 2021 quando termina il suo mandato di sindaco, anche perché comunque Meyer resta a Vienna fino a giugno del prossimo anno, quando scade il suo contratto, dopo di che affiancherà per un anno circa Pereira, in uscita, dopo un anno da giugno 2020.
Perchè tutti compatti, salvo due, hanno votato contro il secondo mandato a Pereira, e per una estensione di poco più di dodici mesi del suo mandato? Insomma,tutto purchè vada via.
Questa la posizione del CdA nei confronti di Pereira. Ma anche questo compromesso non è piaciuto a due anime nobili e fini intellettuali del CdA, il noto banchiere Francesco Micheli, e il critico d'arte Philippe Daverio.
Non è piaciuto a Micheli che, dal concorso pianistico omonimo, al Festival MiTo alla presidenza del Conservatorio milanese ecc... ecc... ha voluto far capire a tutti che lui conta nel mondo della musica, oltre che in quello della finanza, sperando alla fine di fare lui il sovrintendente o, nel peggiore dei casi, di votare uno che lui possa manovrare. Del resto se è riuscito a far fare carriera di amministratrice 'musicale' a sua figlia Francesca, dal Maggio Fiorentino all'Arena di Verona ( sotto la gestione commissariale Fuortes che, forse anche per questo, il banchiere avrebbe voluto alla Scala), perchè non aspirare in prima persona alla più alta poltrona delle fondazioni liriche in Italia: la Scala?
E non è piaciuto neanche a Daverio dopo che Pereira lo ha sbugiardato - per non dire di peggio - sul caso dei soldi dell'Arabia saudita. Ma come, gli ha detto pubblicamente Pereira, prima dici che quei soldi sono come una manna piovuta dal deserto nella casse della Scala e poi, non appena chi ti ha messo in CdA, cioè Fontana ( che uddidisce a sua volta al 'ministro della paura'), ti dice senza mezzi termini, che ti eri preso troppa libertà con quell'affermazione, fai marcia indietro?
Essere svergognato pubblicamente da Pereira non è andato giù a Daverio il quale per vendetta ha votato contro la sua permanenza.
Della Scala interessa a qualcuno in questa storia di avvicendamenti? Boh!
C'è infine il caso della Bartoli, la quale per dimostrare solidarietà a Pereira ha pensato di poter dettare legge nell'amministrazione della Scala come se il teatro fosse di sua proprietà, e dalla quale ora si attende, dopo la proroga per dodici mesi circa dell'incarico a Pereira , la decisione di tornare a cantare, per mantenere gli impegni assunti almeno fino a giugno del 2021, quando da un anno circa, in quella sovrintendenza regneranno due signori: Pereira che per andar via prende tempo, e Meyer che per di insediarsi se la prende comoda. In quell'anno di interregno la Bartoli che farà?
La cosa interessa solo ai fini della cronaca e non perché i destini del teatro milanese siano legati alla decisione della Bartoli - e questo lo sa anche la cantante, anche quando fa la voce grossa (non in palcoscenico!)
Noi scommettiamo che all'uscita del prossimo disco, anche con Meyer sovrintendente, Cecilia Bartoli tornerà a cantare - sempre che ancora canti - alla Scala, ubbidendo alla dura legge del mercato e agli ordini della sua casa discografica?
Teatro alla Scala. Opera buffa: Arriva Meyer , Pereira resta. E Cecilia Bartoli ?
Adesso è ufficiale: Dominique Meyer è il nuovo sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano. Lo ha deciso il consiglio di amministrazione che ha votato per la sua nomina, come ha spiegato il sindaco di Milano e presidente della fondazione del teatro, Beppe Sala. Nel cda ci sono stati otto voti favorevoli e uno contrario, quello di Giorgio Squinzi.
Meyer arriverà come nuovo sovrintendente "da metà 2020 quando sarà scaduto il suo contratto con l'Opera di Vienna", ha detto Sala, e Alexander Pereira, alla guida della Scala dal settembre 2014, rimarrà fino alla fine del mandato del sindaco, a giugno del 2021. Per la proroga a Pereira il Cda ha votato con sette voti favorevoli e due contrari, di Francesco Micheli e Philippe Daverio.
Il sindaco Sala ha spiegato di aver portato questa proposta in Cda, "nata da un giro di consultazioni con i consiglieri e con Meyer e Pereira. Ho cercato quindi di produrre una formula che cercasse di tenere conto delle opinioni diverse che ci sono nel Cda. Si tratta di una proposta di sintesi e di buonsenso". Per Pereira è una parziale vittoria, perché avrebbe voluto rimanere altri due anni, fino al 2022.
Meyer arriverà come nuovo sovrintendente "da metà 2020 quando sarà scaduto il suo contratto con l'Opera di Vienna", ha detto Sala, e Alexander Pereira, alla guida della Scala dal settembre 2014, rimarrà fino alla fine del mandato del sindaco, a giugno del 2021. Per la proroga a Pereira il Cda ha votato con sette voti favorevoli e due contrari, di Francesco Micheli e Philippe Daverio.
Il sindaco Sala ha spiegato di aver portato questa proposta in Cda, "nata da un giro di consultazioni con i consiglieri e con Meyer e Pereira. Ho cercato quindi di produrre una formula che cercasse di tenere conto delle opinioni diverse che ci sono nel Cda. Si tratta di una proposta di sintesi e di buonsenso". Per Pereira è una parziale vittoria, perché avrebbe voluto rimanere altri due anni, fino al 2022.
giovedì 27 giugno 2019
LUIGI ESPOSITO e IL MALE INCONTENIBILE della SUPERFICIALITA'
Ancora oggi quando leggo - come sto facendo in questi giorni - il volume, ampio certamente , scritto da Luigi Esposito e dedicato al suo maestro e amico Sylvano Bussotti, dal titolo UN MALE INCONTENIBILE, non riesco a contenere la rabbia alla lettura che "negli anni Ottanta Bussotti collaborò con le riviste DISCOTECA, MUSICA/REALTA' e PIANO TIME e i suoi interventi erano molto seguiti, da giovani compositori e musicisti e da colleghi già affermati".
Il documentatissimo Esposito che affida la prefazione della biografia di un musicista fuori dalle norme, al più normalizzato dei giornalisti, Sandro Cappelletto, evidentemente alla collaborazione di Bussotti alle riviste di musica, negli anni Ottanta, non ha dedicato nessuna attenzione.
Perchè altrimenti avrebbe saputo che mentre a Discoteca e Musica/ realtà Bussotti può aver destinato qualche intervento, è a PIANO TIME che ha affidato la lunga storia della sua 'SCUOLA SPETTACOLO' che voleva avviare a Genazzano. Non è un caso che la sua collborazione PIANO TIME prese il via nella primavera del 1985, giugno per la precisione, con la rubrica mensile intitolata LETTERA DA GENAZZANO', che nel tempo mutò solo il titolo, e che si protrasse fino alla cessazione della nostra direzione e cioè a marzo 1990, lunga quindi cinque copiosi anni, nel corso dei quali Piano Time pubblicò oltre 50 corposi interventi di Bussotti.
Quegli interventi costituiscono una indagine d'autore sul mondo della musica dell'epoca, dall'organizzazione agli studi alla progettualità ed all'innovazione, non senza punte polemiche che qualche volta crearono a noi problemi, ma che, mai, costituirono motivo per far cessare tale straordinaria collaborazione.
Se un giorno riusciremo a mettere insieme in volume tutti i preziosi testi di Bussotti destinati a Piano Time (molto più preziosi delle troppe interviste fatte da Esposito agli amici degli amici di Bussotti) anche lui - se non lo ha fatto prima, documentandosi - comprenderà le ragioni della nostra sacrosanta indignazione e del perchè torniamo ad accusarlo di superficialità.
Il documentatissimo Esposito che affida la prefazione della biografia di un musicista fuori dalle norme, al più normalizzato dei giornalisti, Sandro Cappelletto, evidentemente alla collaborazione di Bussotti alle riviste di musica, negli anni Ottanta, non ha dedicato nessuna attenzione.
Perchè altrimenti avrebbe saputo che mentre a Discoteca e Musica/ realtà Bussotti può aver destinato qualche intervento, è a PIANO TIME che ha affidato la lunga storia della sua 'SCUOLA SPETTACOLO' che voleva avviare a Genazzano. Non è un caso che la sua collborazione PIANO TIME prese il via nella primavera del 1985, giugno per la precisione, con la rubrica mensile intitolata LETTERA DA GENAZZANO', che nel tempo mutò solo il titolo, e che si protrasse fino alla cessazione della nostra direzione e cioè a marzo 1990, lunga quindi cinque copiosi anni, nel corso dei quali Piano Time pubblicò oltre 50 corposi interventi di Bussotti.
Quegli interventi costituiscono una indagine d'autore sul mondo della musica dell'epoca, dall'organizzazione agli studi alla progettualità ed all'innovazione, non senza punte polemiche che qualche volta crearono a noi problemi, ma che, mai, costituirono motivo per far cessare tale straordinaria collaborazione.
Se un giorno riusciremo a mettere insieme in volume tutti i preziosi testi di Bussotti destinati a Piano Time (molto più preziosi delle troppe interviste fatte da Esposito agli amici degli amici di Bussotti) anche lui - se non lo ha fatto prima, documentandosi - comprenderà le ragioni della nostra sacrosanta indignazione e del perchè torniamo ad accusarlo di superficialità.
Bastano quattro soldi per far scrivere qualsiasi cosa, come ciò che si legge oggi su 'Repubblica', a proposito dell'Accademia Chigiana diretta da Nicola Sani
I giornali, anzi i cosiddetti 'giornaloni' - ai quali molte istituzioni elargiscono laute mance attraverso le pagine ingannatrici che vanno sotto l'etichetta 'Eventi', ottenendo di far scrivere quello che vogliono con l'assistenza ossequiente della redazione - ogni giorno dimostrano come sia caduta in basso la professione giornalistica.
Prendiamo l'ultimo caso, oggi: le due pagine , a pagamento, della Accademia Chigiana di Siena, apparse su Repubblica, nelle quali, con la complicità di Guido Barbieri, penna forbita ma servile, si erge un monumento, 'aere perennius', alla rivoluzione portata nella storica accademia dal suo direttore, Nicola Sani - forse l'unico musicista che non è passato da quelle aule negli anni di studio, da dove sono passati tutti i musicisti di nome, e per due anni consecutivi perfino noi che musicisti di professione non siamo. Passiamo anche su questo.
Ma che ha fatto Nicola Sani di così rivoluzionario a Siena? Forse la stessa cosa che ha fatto a Bologna al Teatro Comunale, da dove è stato mandato via per incapacità di amministrare il teatro? No, alla Chigiana chi tiene i conti non è lui ma un amministratore; ma Lui ha rivoluzionato l'Accademia nella programmazione artistica.
Udite udite. In anni passati l'Accademia organizzava, avendo a disposizione notissimi musicisti in veste di insegnanti e giovani musicisti di valore per quasi due mesi, d'estate, una 'Estate Musicale Senese' con concerti in città e nel circondario; e poi, nel mezzo dell'estate, una 'Settimana Musicale Senese' che prese il via all'indomani della seconda guerra, ed ebbe fra i suoi animatori anche Casella, e che ha proposto al pubblico molte riscoperte della musica del passato, a cominciare da Vivaldi, e quasi sempre anche una novità assoluta. Nei nostri anni 'chigiani' le musiche di Vlad per il balletto 'Il gabbiano' con Carla Fracci - speriamo di ricordare con esattezza.
Quando è arrivato Sani ha trovato disdicevole sia l'uso della lingua italiana in una istituzione internazionale, che la prosaicità delle due intestazioni: Estate Musicale Senese, e Settimana Musicale Senese. Lui le ha fuse e da due ne ha fatta una sola che ha chiamato con espressione inglese: Chigiana International Festival & Summer Academy 2019 ok! Ad essa ogni anno ha affidato in compito, espresso attraverso un titolo. Quest'anno è la natura ad essere fregata, con i suoi suoni e rumori: Out of nature. Dai confini estremi della natura alla scoperta dei paesaggi sonori del mondo - roba da brividi! Il quale titolo così illustra a Barbieri Nicola Sani:" l'espressione 'out of nature' può essere letta in due modi differenti: per un verso può significare 'dalla natura', ma per l'altro anche 'il più lontano da essa'. Che abisso di pensiero doppio! ma anche i titoli dei singoli concerti meriterebbero una riflessione a parte per la loro pregnanza, ma si dà il caso che sono troppi e forse per alcuni, anzi per la maggior parte, di essi saremmo inadeguati a penetrarli.
Sani non ha potuto opporre resistenza alla richiesta, insistente e generale, di un suo pezzo: Hallucinée de lumière parmi les ombres- come potevi sbagliare; appuntamento il 9 agosto.
Ha volutamente nascosto il fatto che molti concerti erano affidati a'maestri' e 'allievi' chigiani, cassando quegli appellativi che potevano dare l'impressione, a nessuno ma a lui sì, che si trattava più o meno di 'saggi' di fine corso. Sani non sa che quasi tutte le glorie nei diversi campi del concertismo sono passati da Siena. Tanto per fargli capire di che allievi si è sempre trattato, ad un corso di direzione tenuto da Carlo Zecchi, parteciparono Abbado, Barenboim e Mehta.
E poi la svolta. Sani è musicista 'visivo', ama più della musica stessa, il connubio 'suoni e luci' ed ogni anno fa sbarcare alla Chigiana artisti visuali del suo giro che si possono incontrare anche alla IUC di Roma, dove gli è rimasto uno spazietto sempre in tal senso da gestire. Sani, a proposito, sottolinea " opere con forte impatto visivo e intermedialità".
Gli elementi di questa rivoluzione epocale impressa da Nicola Sani nel 'corpo vivo' dell'Accademia Chigiana li abbiamo appresi dalla penna coltissima di Guido Barbieri che con poco s'è convinto a scrivere il panegirico del grande rivoluzionario, il più grande che la storia della Chigiana ha avuto finora.
Prendiamo l'ultimo caso, oggi: le due pagine , a pagamento, della Accademia Chigiana di Siena, apparse su Repubblica, nelle quali, con la complicità di Guido Barbieri, penna forbita ma servile, si erge un monumento, 'aere perennius', alla rivoluzione portata nella storica accademia dal suo direttore, Nicola Sani - forse l'unico musicista che non è passato da quelle aule negli anni di studio, da dove sono passati tutti i musicisti di nome, e per due anni consecutivi perfino noi che musicisti di professione non siamo. Passiamo anche su questo.
Ma che ha fatto Nicola Sani di così rivoluzionario a Siena? Forse la stessa cosa che ha fatto a Bologna al Teatro Comunale, da dove è stato mandato via per incapacità di amministrare il teatro? No, alla Chigiana chi tiene i conti non è lui ma un amministratore; ma Lui ha rivoluzionato l'Accademia nella programmazione artistica.
Udite udite. In anni passati l'Accademia organizzava, avendo a disposizione notissimi musicisti in veste di insegnanti e giovani musicisti di valore per quasi due mesi, d'estate, una 'Estate Musicale Senese' con concerti in città e nel circondario; e poi, nel mezzo dell'estate, una 'Settimana Musicale Senese' che prese il via all'indomani della seconda guerra, ed ebbe fra i suoi animatori anche Casella, e che ha proposto al pubblico molte riscoperte della musica del passato, a cominciare da Vivaldi, e quasi sempre anche una novità assoluta. Nei nostri anni 'chigiani' le musiche di Vlad per il balletto 'Il gabbiano' con Carla Fracci - speriamo di ricordare con esattezza.
Quando è arrivato Sani ha trovato disdicevole sia l'uso della lingua italiana in una istituzione internazionale, che la prosaicità delle due intestazioni: Estate Musicale Senese, e Settimana Musicale Senese. Lui le ha fuse e da due ne ha fatta una sola che ha chiamato con espressione inglese: Chigiana International Festival & Summer Academy 2019 ok! Ad essa ogni anno ha affidato in compito, espresso attraverso un titolo. Quest'anno è la natura ad essere fregata, con i suoi suoni e rumori: Out of nature. Dai confini estremi della natura alla scoperta dei paesaggi sonori del mondo - roba da brividi! Il quale titolo così illustra a Barbieri Nicola Sani:" l'espressione 'out of nature' può essere letta in due modi differenti: per un verso può significare 'dalla natura', ma per l'altro anche 'il più lontano da essa'. Che abisso di pensiero doppio! ma anche i titoli dei singoli concerti meriterebbero una riflessione a parte per la loro pregnanza, ma si dà il caso che sono troppi e forse per alcuni, anzi per la maggior parte, di essi saremmo inadeguati a penetrarli.
Sani non ha potuto opporre resistenza alla richiesta, insistente e generale, di un suo pezzo: Hallucinée de lumière parmi les ombres- come potevi sbagliare; appuntamento il 9 agosto.
Ha volutamente nascosto il fatto che molti concerti erano affidati a'maestri' e 'allievi' chigiani, cassando quegli appellativi che potevano dare l'impressione, a nessuno ma a lui sì, che si trattava più o meno di 'saggi' di fine corso. Sani non sa che quasi tutte le glorie nei diversi campi del concertismo sono passati da Siena. Tanto per fargli capire di che allievi si è sempre trattato, ad un corso di direzione tenuto da Carlo Zecchi, parteciparono Abbado, Barenboim e Mehta.
E poi la svolta. Sani è musicista 'visivo', ama più della musica stessa, il connubio 'suoni e luci' ed ogni anno fa sbarcare alla Chigiana artisti visuali del suo giro che si possono incontrare anche alla IUC di Roma, dove gli è rimasto uno spazietto sempre in tal senso da gestire. Sani, a proposito, sottolinea " opere con forte impatto visivo e intermedialità".
Gli elementi di questa rivoluzione epocale impressa da Nicola Sani nel 'corpo vivo' dell'Accademia Chigiana li abbiamo appresi dalla penna coltissima di Guido Barbieri che con poco s'è convinto a scrivere il panegirico del grande rivoluzionario, il più grande che la storia della Chigiana ha avuto finora.
Cose mai lette della Raggi e sulla Raggi
Povera Raggi e poveri Romani, e i Romani più della Raggi, che con la sua salita al Campidoglio doveva far svoltare Roma che, invece, dopo tre anni da quell'infausto giorno della sua elezione, è una città disastrata, e invasa dai rifiuti, al punto che le autorità sanitarie - fatta eccezione per la ministra grillina come la Raggi, Grillo - paventano epidemie con le temperature altissime di questi ultimi giorni.
Virginia Raggi, l'altro ieri ha partecipato ad un incontro riguardante il Quartiere san Lorenzo a Roma. Durante l'incontro l'associazione di cittadini Retake e singoli abitanti hanno presentato il loro progetto di impegno per il decoro del quartiere. Da qui ad ottobre ripuliranno strade, muri, saracinesche, ripristineranno le zone verdi, per far tornare San Lorenzo, dove c'è anche l'Università 'La Sapienza' ad essere un quartiere appetibile e frequentabile come purtroppo non lo è più, specie da quando è morta una ragazza, Desirée, in un immobile semiabbandonato, rifugio di tossici e sbandati.
La sindaca ha ringraziato per tale impegno ed ha commentato: l'associazione Retake ed i singoli cittadini non possono fare tutto, c'è bisogno anche dell'intervento del Comune.
A chi non viene da pensare che la sindaca, oltre che incapace, è ormai fuori di testa? Il Comune darebbe - ma è tutto da vedere - una mano a cittadini che volontariamente sopperiscono alle gravi mancanze del Comune; e non , come logica vorrebbe, che il Comune fa la sua parte, la parte maggiore che gli spetta per dovere, e i cittadini gli danno una mano di supporto.
Se poi aggiungiamo alle sue inadempienze ormai infinite e sotto gli occhi di tutti le affermazioni di due giganti della politica, suoi compari, e cioè Dibba che è 'dalla parte della Raggi che avrà sempre il mio sostegno' e Grillo, povero buffone, 'che non vede disastri a Roma', il quadro disastroso della gestione ammistrativa dei Cinquestelle è certificato.
Virginia Raggi, l'altro ieri ha partecipato ad un incontro riguardante il Quartiere san Lorenzo a Roma. Durante l'incontro l'associazione di cittadini Retake e singoli abitanti hanno presentato il loro progetto di impegno per il decoro del quartiere. Da qui ad ottobre ripuliranno strade, muri, saracinesche, ripristineranno le zone verdi, per far tornare San Lorenzo, dove c'è anche l'Università 'La Sapienza' ad essere un quartiere appetibile e frequentabile come purtroppo non lo è più, specie da quando è morta una ragazza, Desirée, in un immobile semiabbandonato, rifugio di tossici e sbandati.
La sindaca ha ringraziato per tale impegno ed ha commentato: l'associazione Retake ed i singoli cittadini non possono fare tutto, c'è bisogno anche dell'intervento del Comune.
A chi non viene da pensare che la sindaca, oltre che incapace, è ormai fuori di testa? Il Comune darebbe - ma è tutto da vedere - una mano a cittadini che volontariamente sopperiscono alle gravi mancanze del Comune; e non , come logica vorrebbe, che il Comune fa la sua parte, la parte maggiore che gli spetta per dovere, e i cittadini gli danno una mano di supporto.
Se poi aggiungiamo alle sue inadempienze ormai infinite e sotto gli occhi di tutti le affermazioni di due giganti della politica, suoi compari, e cioè Dibba che è 'dalla parte della Raggi che avrà sempre il mio sostegno' e Grillo, povero buffone, 'che non vede disastri a Roma', il quadro disastroso della gestione ammistrativa dei Cinquestelle è certificato.
Meglio imbonire la folla e ancora meglio se dalla tv che governare - sostiene Salvini
Altro che tregua. Il vertice sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna è finito oltre la mezzanotte, dopo tre ore di diverbi e reciproche accuse. Per Salvini «i 5 Stelle fanno muro e si nascondono dietro i burocrati», mentre a sentire Di Maio «non c’è nessun blocco, ma quando si governa le cose si fanno in due». Basta ultimatum, è il messaggio del capo del Movimento, seccato perché il leader della Lega nel bel mezzo di una riunione tesissima ha mollato Palazzo Chigi «per andarsene in tv da Bianca Berlinguer», cedendo la seggiola a Giancarlo Giorgetti: «È come se fossi io...». Quando Danilo Toninelli è arrivato, gli umori erano ormai tali che nemmeno sui destini incrociati di Atlantia e Alitalia è saltato fuori uno straccio di intesa. Governo bloccato e lo spettro del voto anticipato che aleggia tra Montecitorio e Palazzo Chigi.
mercoledì 26 giugno 2019
Guai a mettersi di traverso a Salvni-Di Maio. Confindustria licenza Oscar Giannino
Oscar Giannino è un giornalista freelance che da anni collabora con l'emittente Radio24, realizzando trasmissioni perlopiù di approfondimenti economici ma anche di interesse generale su temi legati all'attualità, alla politica, alla tecnologia. Il suo approccio è da sempre concentrato sull'analisi dei dati, che fornisce al pubblico in grande quantità insieme all'indicazione delle fonti da cui possono essere verificati. Le sue posizioni possono essere condivise oppure no, ma in ogni caso è prezioso l'apporto che dà ad un corretto formarsi di opinioni da parte del pubblico (come recita la nota massima di Luigi Einaudi, "conoscere per deliberare").
Ora, poiché le sue posizioni dichiaratamente contrarie al governo pro tempore ed alle politiche portate avanti dallo stesso sono contrarie alla linea editoriale dell'emittente, il suo contratto è a rischio di non venire rinnovato. Se questo succederà, il panorama radiofonico avrà perso una rara e preziosa voce indipendente.
Chiediamo dunque all'editore di rinnovare il contratto ad Oscar Giannino anche per l'anno 2019-2020, consentendo a noi affezionati ascoltatori di continuare a poter godere delle trasmissioni da lui condotte (La versione di Oscar) o co-condotte (24 Mattino, I Conti della Belva).
Ora, poiché le sue posizioni dichiaratamente contrarie al governo pro tempore ed alle politiche portate avanti dallo stesso sono contrarie alla linea editoriale dell'emittente, il suo contratto è a rischio di non venire rinnovato. Se questo succederà, il panorama radiofonico avrà perso una rara e preziosa voce indipendente.
Chiediamo dunque all'editore di rinnovare il contratto ad Oscar Giannino anche per l'anno 2019-2020, consentendo a noi affezionati ascoltatori di continuare a poter godere delle trasmissioni da lui condotte (La versione di Oscar) o co-condotte (24 Mattino, I Conti della Belva).
Questa Bartoli chi si crede di essere? Maria Callas? - scrive Paolo Isotta sul 'Fatto Quotidiano'
Paolo Isotta liquida in poche righe nel suo intervento sul 'Caso Scala', pubblicato oggi dal Fatto, l'uscita dalla Scala di Cecilia Bartoli, per solidarietà a Pereira non riconfermato.
Aggiunge solo che la Scala è la Scala con o senza Bartoli - come noi abbiamo scritto, negli stessi termini l'altro ieri, appena resa nota la protesta singolare della cantante.
Ma a Isotta interessa soprattutto scrivere d'altro, della successione a Pereira che, secondo lui sarebbe potuto restare magari non per un altro mandato, ma per un pò ancora. E perchè? Perchè Pereira non è certo il peggior sovrintendente scaligero degli ultimi tempi; che anzi s'è guadagnato solida fama di buon amministratore passando prima per Zugiro e Salisburgo, e perciò perchè spostarlo? Per la storia dei soldi 'sauditi, che ha rappresentato per la Scala il vero scandalo ( il voltafaccia di molti consiglieri Scala in ubbidienza a chi li ha lì nominati!!!) nello scandalo apparente dei soldi che arrivavano da un paese nel quale i diritti umani vengono calpestati; forse che è il solo, e che in altri paesi simili all'Arabia Saudita la Scala ( che è appena andata a fondarvi una accademia) e altre massime istituzioni si astengono dall'andarci in tournée?
Il suo successore - o quello che si pensa sarà il suo successore, cioè Dominique Meyer, francese a capo della Staatsoper di Vienna, è un onesto manager. Che poi la Bartoli non abbia avuto rapporti con lui nè intenda averli, interessa poco alla Scala e al mondo intero.
Ciò che, però , più colpisce nel pezzo di Isotta è quel che dice, con sprezzo, di Cristiano Chiarot, altrove dichiarato suo amico, con il quale ha intrattenuto buoni rapporti quando era alla Fenice e che ora getta nella polvere, legando la sua carriera - ma la cosa non è nuova - al famigerato Nastasi, che Isotta e noi, abbiamo sempre visto come fumo negli occhi, colpevole di molti disastri nel mondo della musica italiana e che ha nominato quasi tutti i vertici delle Fondazioni liriche dal suo ufficio del Collegio romano, dove per molti, troppi anni ha fatto il buono e cattivo tempo, protetto anche dal quel gran signore che non è Gianni Letta.
Per Cristiano Chiarot, stupisce leggere ciò che scrive oggi - "si crede Siciliani e Vlad nello stesso tempo", ma quando? - se si ha a mente ciò che di lui aveva scritto in un suo recente libro: La virtù dell'elefante. Libero ognuno di cambiare idea, e Isotta prima di ogni altro.
Meraviglia meno ciò che scrive di Carlo Fuortes, che 'si tinge i capelli' e che lavora per Egon Zehnder, scrive Isotta, la cui società, omonima, è stata incaricata dalla Scala per cercare il prossimo sovrintendente.
Di Fuortes infinite volte abbiamo scritto, quasi mai cose lusinghiere, sottolineando sempre che i meriti che gli si attribuiscono sono di molto superiori a quelli che si è guadagnato: onesto amministratore, senza alcuna competenza di cose musicali.
Fuortes non sta da molti anni a Roma, avendo a direttore artistico uno dei migliori d'Italia, quell'Alessio Vlad che Isotta ha sempre lodato per competenza? Forse per questo nella visione di Isotta non è riuscito a fare molti danni? Anche su Alessio Vlad ci permettiamo di non avere la medesima stima che ne ha Isotta. E tuttavia, ciò che pensiamo di lui, non gli impedisce di fare il direttore artistico, alla stessa maniera che noi continuiamo a fare il mestiere di critico.
Aggiunge solo che la Scala è la Scala con o senza Bartoli - come noi abbiamo scritto, negli stessi termini l'altro ieri, appena resa nota la protesta singolare della cantante.
Ma a Isotta interessa soprattutto scrivere d'altro, della successione a Pereira che, secondo lui sarebbe potuto restare magari non per un altro mandato, ma per un pò ancora. E perchè? Perchè Pereira non è certo il peggior sovrintendente scaligero degli ultimi tempi; che anzi s'è guadagnato solida fama di buon amministratore passando prima per Zugiro e Salisburgo, e perciò perchè spostarlo? Per la storia dei soldi 'sauditi, che ha rappresentato per la Scala il vero scandalo ( il voltafaccia di molti consiglieri Scala in ubbidienza a chi li ha lì nominati!!!) nello scandalo apparente dei soldi che arrivavano da un paese nel quale i diritti umani vengono calpestati; forse che è il solo, e che in altri paesi simili all'Arabia Saudita la Scala ( che è appena andata a fondarvi una accademia) e altre massime istituzioni si astengono dall'andarci in tournée?
Il suo successore - o quello che si pensa sarà il suo successore, cioè Dominique Meyer, francese a capo della Staatsoper di Vienna, è un onesto manager. Che poi la Bartoli non abbia avuto rapporti con lui nè intenda averli, interessa poco alla Scala e al mondo intero.
Ciò che, però , più colpisce nel pezzo di Isotta è quel che dice, con sprezzo, di Cristiano Chiarot, altrove dichiarato suo amico, con il quale ha intrattenuto buoni rapporti quando era alla Fenice e che ora getta nella polvere, legando la sua carriera - ma la cosa non è nuova - al famigerato Nastasi, che Isotta e noi, abbiamo sempre visto come fumo negli occhi, colpevole di molti disastri nel mondo della musica italiana e che ha nominato quasi tutti i vertici delle Fondazioni liriche dal suo ufficio del Collegio romano, dove per molti, troppi anni ha fatto il buono e cattivo tempo, protetto anche dal quel gran signore che non è Gianni Letta.
Per Cristiano Chiarot, stupisce leggere ciò che scrive oggi - "si crede Siciliani e Vlad nello stesso tempo", ma quando? - se si ha a mente ciò che di lui aveva scritto in un suo recente libro: La virtù dell'elefante. Libero ognuno di cambiare idea, e Isotta prima di ogni altro.
Meraviglia meno ciò che scrive di Carlo Fuortes, che 'si tinge i capelli' e che lavora per Egon Zehnder, scrive Isotta, la cui società, omonima, è stata incaricata dalla Scala per cercare il prossimo sovrintendente.
Di Fuortes infinite volte abbiamo scritto, quasi mai cose lusinghiere, sottolineando sempre che i meriti che gli si attribuiscono sono di molto superiori a quelli che si è guadagnato: onesto amministratore, senza alcuna competenza di cose musicali.
Fuortes non sta da molti anni a Roma, avendo a direttore artistico uno dei migliori d'Italia, quell'Alessio Vlad che Isotta ha sempre lodato per competenza? Forse per questo nella visione di Isotta non è riuscito a fare molti danni? Anche su Alessio Vlad ci permettiamo di non avere la medesima stima che ne ha Isotta. E tuttavia, ciò che pensiamo di lui, non gli impedisce di fare il direttore artistico, alla stessa maniera che noi continuiamo a fare il mestiere di critico.
lunedì 24 giugno 2019
Flat Tax ora o mai più, dice Salvini che aggiunge: il 2020 sarà un anno bellissimo. Questa previsione , che evidentemente non porta bene al nostro paese, l' abbiamo già sentita, per il 2019, dal premier Conte
Diminuire le tasse a famiglie, imprese e lavoratori è l'unico modo per far ripartire questo Paese. A Bruxelles si mettano l'anima in pace: nel 2020 tanti italiani pagheranno meno tasse, apriranno nuove imprese e ci saranno più assunzioni".
Lo scrive su Twitter e Instagram Matteo Salvini, pubblicando un breve video con sullo sfondo le immagini del comizio sovranista a Milano e in sovraimpressione le frasi: "Shock fiscale. Flat tax al 15%. L'Italia riparte. Ora o mai più".
Lo scrive su Twitter e Instagram Matteo Salvini, pubblicando un breve video con sullo sfondo le immagini del comizio sovranista a Milano e in sovraimpressione le frasi: "Shock fiscale. Flat tax al 15%. L'Italia riparte. Ora o mai più".
Chi si accinge a votare, nei prossimi mesi, per la conferma di Dall'Ongaro a Sovrintendente di S.Cecilia, LEGGA prima come ha costruito a Radio 3 la sua carriera successiva che lo ha portato fino all'Accademia
Compagnia della buona radio
Un tempo, nella benedetta era democristiana, profitti e ricavi radiofonici ( per diritto d’autore, a seguito di trasmissione ) venivano spartiti fra editori secondo percentuali che, seppur discutibili, assicuravano ad autori ed editori il pane e ad alcuni anche il companatico.
Tale criterio di distribuzione/divisione fra autori, a seconda del peso delle rispettive case editrici, riguardava soprattutto la musica contemporanea: dalle trasmissioni radio, più che da ogni altra fonte, i compositori traevano mezzi di sussistenza, per via dei diritti d’autore. Per una esemplificazione approssimativa (ma non tanto), se a Casa Ricordi apparteneva il 50% delle musiche trasmesse, alla Sonzogno il 20%, a tutti gli altri il restante 30% ( per essere chiari: a Curci, Edipan, BMG ecc..). Poi le case editrici, a loro volta, distribuivano i proventi fra i propri compositori, assicurando a taluni solo il pane, ad altri anche caviale e champagne, anche se caviale e champagne se lo potevano permettere pochissimi.
Certo non si andava tanto per il sottile, nessuno stava lì a discutere quale opera trasmettere, ma le percentuali grosso modo venivano rispettate; gli editori le contrattavano direttamente con la Rai, e le eccezioni dovevano essere compensate in breve tempo. Non era il migliore dei mondi possibili, ma almeno i musicisti non venivano solitamente gettati sul lastrico.
Ora Radio Tre resta ancora l’unico canale radiofonico pagatore, per il settore classico, ma di regole sembra non ve ne siano più. Qualche editore è scomparso dalla scena ( Edipan), qualcun altro invece sì è fatto avanti ( come Rai Trade, omonima casa editrice della consociata Rai); ma chi decide quale autore trasmettere, lo fa seguendo criteri a dir poco ‘personali’, comunque di pubblica inutilità. Ed un compositore, che per puro caso, è il responsabile della programmazione musicale, primeggia su tutti quanto a presenze. Leggete di un collegamento da un teatro di periferia ( geografica, soltanto)? vi domandate il perché , la risposta potrebbe essere che a breve, toccherà sorbirvi anche un pezzo da concerto da quel teatro periferico del compositore/programmatore; c’è un piccolo festival a Radio Tre? quel festival programma anche un suo pezzo da camera; un grande festival di musica contemporanea è gratificato da collegamenti continui? c’è anche una ‘commissione’ per lui ; collegamenti frequenti da un altro festival intitolato ad un grande nume del passato che ha per guida un letterato? Ci tocca la sorpresa di una di quelle cose che chiamano ‘melologo’ od opera ‘à la manière de…’ del nostro autore, su libretto del letterato suddetto; un altro melologo ci tocca anche e per la medesima ragione, dall’arena più grande del mondo; e il Prix Italia, ca va sans dire, poteva sottrarsi al battesimo di un’opera, ‘radiofonica’ naturalmente. del nostro grande compositore? Anche in un Festival che celebra Sinopoli, dove è accasata la ciurma di Radio Tre, radiotrasmesso manco a dirlo, c’è lui, il grande compositore: presenta un’azione scenica in coppia con un suo assiduo compagno di giochi. Speriamo di essere stati completi, per lo meno per quel che riguarda gli ultimi tempi; se non lo siamo stati non ce ne voglia il grande compositore, rimedieremo in un’altra occasione. In tutti i casi, è ovvio, si tratta di semplici coincidenze.
Ci sono, naturalmente, alcune eccezioni. Per esempio, la musichetta di inizio e fine di quasi tutte le rubriche di Radio Tre non è del nostro grande compositore, bensì del defunto Luciano Berio ( più esattamente di Schubert). Ma a Schubert non andrà una lira, mentre a Berio ed ai suoi eredi un vitalizio, vita natural durante (degli eredi). A proposito perché non toglie quella redditizia musichetta e ne mette una sua, il grande compositore?
Titoli di coda. Abbiamo scritto del Teatro di Cagliari, delle Settimane del Teatro Olimpico di Vicenza, del Festival di Musica della Biennale, del Festival Pergolesi di Jesi, dell’Arena di Verona, del Festival Sinopoli di Taormina; Michele Dall’Ongaro è il nome del celebre compositore. ( P.A.)
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Questo scrivemmo su Music@ (marzo-aprile 2008). Nel settembre dello stesso anno Michele Dall’Ongaro, ci fece causa (civile) perché si ritenne diffamato, chiedendoci danni per 100.000 Euro ed altri 30.000 Euro per danno esistenziale. Nell’atto di citazione, Dall’Ongaro chiamò in causa anche il Conservatorio 'Casella', in quanto editore della rivista. Dalla sentenza, appena resa pubblica, riproduciamo alcuni passaggi cruciali.
Questo scrivemmo su Music@ (marzo-aprile 2008). Nel settembre dello stesso anno Michele Dall’Ongaro, ci fece causa (civile) perché si ritenne diffamato, chiedendoci danni per 100.000 Euro ed altri 30.000 Euro per danno esistenziale. Nell’atto di citazione, Dall’Ongaro chiamò in causa anche il Conservatorio 'Casella', in quanto editore della rivista. Dalla sentenza, appena resa pubblica, riproduciamo alcuni passaggi cruciali.
Il 27 novembre 2013 il giudice del Tribunale dell’Aquila, dott. Antonella Camilli, ha emesso la seguente sentenza. Per il Conservatorio: ha dichiarato il difetto di legittimazione passiva per gli effetti dell’art.12 della legge 47/48 e comunque respinge integralmente le domande di parte attrice ( Dall’Ongaro) in quanto infondate in fatto e in diritto”. Per quel che ci riguarda, in quanto direttore di Music@ ed autore del breve ‘foglio d’album’ ( pag.31 di Music@, marzo-aprile 2008) intitolato ‘Compagnia della buona radio’, respinge altresì la citazione in giudizio, perché infondata in fatto ed in diritto e comunque non provata”.
Quanto alla chiamata in causa del Conservatorio, il giudice dichiara che è "illegittima, perché la legge ( art.57 della legge sulla stampa) configura la responsabilità diretta del direttore e dell’autore, giammai dell’editore che deve, pertanto, essere dichiarato non legittimato passivamente nel presente giudizio".
Per il direttore ed autore del pezzo, il giudice afferma: per quanto concerne il merito della controversia, si rileva che "da una attenta lettura dell’articolo di cui a pag.31 della rivista detta, emerge chiaramente che il diritto di critica è stato esercitato in modo corretto, in quanto il convenuto Acquafredda, in qualità di autore nonché di direttore della richiamata rivista, con l’articolo pubblicato, ha utilizzato espressioni non denigratorie, lesive dell’onore e della reputazione dell’attore" (Dall’Ongaro)
Perciò conclude:
1. Dichiara il difetto di legittimazione passiva del Conservatorio di Musica;
2. Respinge la domanda;
3. Condanna l’attore ( Dall’Ongaro) a rimborsare ai convenuti le spese del presente giudizio, rispettivamente nella misura complessiva di Euro 2.000,00, oltre accessori per legge previsti, ai sensi del decreto n.140 del 2012.
L’Aquila 27 novembre 2013. Dott. Antonella Camilli
P.S.
Se chi di dovere avesse dato ascolto e corso alla nostra denuncia oggi Michele dall'Ongaro non sarebbe seduto sulla poltrona più alta dell'Accademia di Santa Cecilia - quella di Presidente-Sovrintendente - per arrivare alla quale il suo precedente incarico a Radio 3 rappresentò il trampolino di lancio gestito ad esclusivo proprio vantaggio, affatto per la musica, i musicisti e gli ascoltatori della radio pubblica (P.A.)
***
E Legga anche quel che scrivevano alcuni Accademici illustri di dall'Ongaro prima della sua elezione, con l'appoggio di Bruno Cagli
L'anonimo estensore della lettera-accusa indica i due punti principali dell'ascesa di Dall'Ongaro: RAI e parentela con Abbado. Questa seconda fu la credenziale che Guido Zaccagnini, suo fidatissimo amico e nostro collaboratore ai tempi della nostra direzione di Piano Time, usò con noi, chiedendoci che lo ammettessimo fra i collaboratori della rivista. Lo facemmo scrivere, allora, di un progetto che stava curando appunto con un Abbadino, Daniele. E successivamente - ahi noi! - pubblicammo anche un suo 'Foglio d'album' per pianoforte: per aiutare un giovane compositore. Lui allora era un semplice collaboratore di Radio3, come lo eravamo anche noi, dunque non aveva ancora lo strapotere che ha avuto dai tempi di Roberta Carlotto che l'ha incaricato di gestire la musica cosiddetta seria in seno alla radio. E lui l'ha fatto, e come che l'ha fatto. Siamo stati sempre convinti, alla luce dei fatti, che senza la RAI, Dall'Ongaro sarebbe rimasto un compositore come tanti ve ne sono in Italia, e di cui pochissimi parlano. Ma avendo la responsabilità delle musiche da trasmettere a Radio 3, non è difficile immaginare quante volte quel suo potere sia stato esercitato come moneta di scambio, palese ma anche tacita, sia con singoli musicisti, che con istituzioni musicali, ottenendo - anche senza richiederle esplicitamente - esecuzioni dagli uni e commissioni dalle altre: gli uni invitati poi, come ricompensa, a suonare nei concerti che ha organizzato, sotto l'egida di Radio 3( i calendari , ad esempio dei Concerti del Quirinale, offrono numerosi esempi) e le altre registrando e mandando in onda le rispettive produzioni. I casi che si potrebbero citare sono centinaia, e in parte sono stati anche documentati da noi, nella memoria difensiva presentata contro la sua chiamata in giudizio per calunnia, rigettata in toto dal tribunale dell'Aquila.
P.S.
Se chi di dovere avesse dato ascolto e corso alla nostra denuncia oggi Michele dall'Ongaro non sarebbe seduto sulla poltrona più alta dell'Accademia di Santa Cecilia - quella di Presidente-Sovrintendente - per arrivare alla quale il suo precedente incarico a Radio 3 rappresentò il trampolino di lancio gestito ad esclusivo proprio vantaggio, affatto per la musica, i musicisti e gli ascoltatori della radio pubblica (P.A.)
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E Legga anche quel che scrivevano alcuni Accademici illustri di dall'Ongaro prima della sua elezione, con l'appoggio di Bruno Cagli
Il caso dall'Ongaro e lo strapotere che il presidente Cagli gli ha concesso, preparando la sua successione - ne siamo sicuri, come siamo proprio sicuri che Cagli lascerà anzitempo il suo incarico? - sono argomenti ricorrenti nelle lettere dell'estate 2013 scagliate a mò di macigni contro l'Accademia, da illustri membri dello storico consesso, per segnalarne malcostume e irregolarità. In particolare, due delle cinque lettere sottolineano la strabiliante ingiustificata ascesa di dall'Ongaro senza mezzi termini.
In una lettera, non firmata, per paura di ritorsioni, si legge:
"Trovo inelegante e inopportuno come il Presidente sta preparando la sua successione nel segno della continuazione con un imbarazzante appoggio all’onnipresente Dall’Ongaro che con la sua spropositata ambizione ci è stato presentato come “persona affidabile e utile, nipote di Claudio Abbado e dirigente Rai… e quindi porta un po’ di denaro nelle casse dell’Accademia” ( queste sono parole tue, Presidente).
Ai miei tempi si diventava Accademici per meriti artistici e non perché si è nipoti di… o dirigenti Rai. No, caro Bruno, questa volta non ti seguo. Hai aperto le porte dell’Accademia a politici e imprenditori per restare ben radicato sulla tua poltrona e rimango basito quando vedo alcuni Accademici che ti applaudono per quello che hai fatto. E’ paradossale!"
L'anonimo estensore della lettera-accusa indica i due punti principali dell'ascesa di Dall'Ongaro: RAI e parentela con Abbado. Questa seconda fu la credenziale che Guido Zaccagnini, suo fidatissimo amico e nostro collaboratore ai tempi della nostra direzione di Piano Time, usò con noi, chiedendoci che lo ammettessimo fra i collaboratori della rivista. Lo facemmo scrivere, allora, di un progetto che stava curando appunto con un Abbadino, Daniele. E successivamente - ahi noi! - pubblicammo anche un suo 'Foglio d'album' per pianoforte: per aiutare un giovane compositore. Lui allora era un semplice collaboratore di Radio3, come lo eravamo anche noi, dunque non aveva ancora lo strapotere che ha avuto dai tempi di Roberta Carlotto che l'ha incaricato di gestire la musica cosiddetta seria in seno alla radio. E lui l'ha fatto, e come che l'ha fatto. Siamo stati sempre convinti, alla luce dei fatti, che senza la RAI, Dall'Ongaro sarebbe rimasto un compositore come tanti ve ne sono in Italia, e di cui pochissimi parlano. Ma avendo la responsabilità delle musiche da trasmettere a Radio 3, non è difficile immaginare quante volte quel suo potere sia stato esercitato come moneta di scambio, palese ma anche tacita, sia con singoli musicisti, che con istituzioni musicali, ottenendo - anche senza richiederle esplicitamente - esecuzioni dagli uni e commissioni dalle altre: gli uni invitati poi, come ricompensa, a suonare nei concerti che ha organizzato, sotto l'egida di Radio 3( i calendari , ad esempio dei Concerti del Quirinale, offrono numerosi esempi) e le altre registrando e mandando in onda le rispettive produzioni. I casi che si potrebbero citare sono centinaia, e in parte sono stati anche documentati da noi, nella memoria difensiva presentata contro la sua chiamata in giudizio per calunnia, rigettata in toto dal tribunale dell'Aquila.
Si accenna poi ad un altro fatto della gestione Cagli, contraddicendo ciò che egli va ripetendo ancora oggi, e cioè che è riuscito a tener lontani i politici dall'Accademia. Evidente falsità, visto che nel consiglio di amministrazione ha fatto entrare oltre Gianni Letta - che altro è se non il più influente dei politici? - un gruppo di mammasantissima del grande mondo imprenditoriale, assolutamente estranei al mondo musicale, e che lui, Cagli, di conseguenza, può manovrare - e manovra - come vuole.
Anche il cardinal Bartolucci, nella sua seconda lettera del settembre 2013, cita espressamente il 'caso Dall'Ongaro'. Ma prima riporta anche un giudizio di Cagli su Battistelli, all'epoca suo contendente nell'elezione alla carica di Presidente. Cagli, riferisce Bartolucci, ha detto che "Battistelli non era capace “nemmeno di organizzare un concerto” per cui con lui l'Accademia sarebbe precipitata in chissà quale catastrofica situazione.
E poi viene al caso Dall'Ongaro.
"Per coscienza riformulo espressamente la richiesta ai sensi e per gli effetti della legge che consente l’ "accesso agli atti", con la motivazione di voler comprendere i dubbi da molti verbalmente sollevati circa un possibile conflitto di interesse e/o incompatibilità esistenti, quale ad esempio quella eventuale del collega Michele dall' Ongaro che, a prescindere dalla stima che merita, è stato eletto Consigliere d'Amministrazione e Vice Presidente pur conservando i numerosi ruoli - a dire di molti confliggenti - che ricopre in ambito musicale (tra gli altri Sovrintendente dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e Responsabile della Programmazione Musicale di RAI Radio-Tre). Poiché alcuni colleghi si sono lamentati con me riguardo a ventilate altre deleghe recentemente attribuite allo stesso Maestro e, pare, ulteriormente confliggenti, desidero documentarmi su quanto accaduto nelle ultime assemblee. Il nostro Statuto - sull'osservanza del quale vigila il Collegio dei Revisori - prevede infatti l'astensione per il consigliere di amministrazione che ha rapporti di dipendenza con persone ed enti che possano avere interessi in conflitto con quelli della Fondazione (art. 7)".
Il tasto è sempre quello: 'sono Radio 3'. Quel tasto lo suona lui presentandosi, e lo suonano i suoi protettori nel caso di credenziali. Lui non può presentarsi: sono Michele Dall'Ongaro; in pochi gli darebbero ascolto. Alla stessa maniera con cui lui non dà affatto ascolto a chi non conta e non potrebbe giovargli.
Non siamo contro la naturale voglia dei singoli di crescere professionalmente e di raggiungere traguardi sempre più alti, a patto che la voglia smodata di crescere sia accompagnata da dimostrazioni di capacità. Dall'Ongaro quali importanti traguardi professionali può vantare, oltre Radio 3, la madre di tutte le sue fortune, per salire al comando dell'Accademia di Santa Cecilia?
A proposito della sua 'spropositata ambizione', citata nella prima lettera, ci mette inquietudine, l'aver appreso che il suo giorno di nascita precede di ventiquattr'ore il nostro (di alcuni anni prima, ovviamente). Ma poi ci consoliamo pensando che l'oroscopo non la racconta giusta, e che da un anno all'altro anche le caratteristiche desunte dagli astri mutano, con il movimento degli stessi. Meno male!
Ecco come Salvini ha risolto il problema dei migranti del mare: la Sea Watch può restare in acque internazionali anche fino a Capodanno. Da noi non attracca
"L'Unione Europea vuole risolvere il problema Sea Watch? Facile. Nave olandese, ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l'altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto". Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Vigilantes neri contro venditori ambulanti che si presume siano anch'essi neri. E poi ci accusano di razzismo!
Il Comune di Varazze (Savona) si affida a vigilantes africani per tenere sotto controllo il fenomeno dei venditori abusivi sulle spiagge. Per il servizio sono state "arruolate" tre guardie extracomunitarie, due di origine senegalese e una marocchina, allo scopo di favorire la comunicazione. "Sarà anche un modo per non essere accusati di razzismo", dicono gli ideatori del servizio.
Mentre pattugliano le spiagge per scoraggiare la vendita abusiva di merce contraffatta, infatti, i vigilantes vengono spesso accusati di intolleranza perché, come si sentono spesso ripetere, si tratterebbe di "un accanimento contro giovani di colore che cercano solo di guadagnarsi la giornata". Per evitare queste accuse, una ditta di sorveglianza privata di Savona ha avanzato la proposta di utilizzare tre controllori africani e il Comune di Varazze l'ha sposata.
Del caso ne parlano Il Secolo XIX e La Stampa nelle edizioni di Savona. "Sulla spiaggia varazzina faremo semplicemente rispettare la legge. Stiamo svolgendo un lavoro onesto e inviteremo i nostri connazionali a fare altrettanto", dice Nabil El Kamili, 38enne marocchino, assunto da 9 anni dall'azienda savonese e selezionato per l'appalto varazzino.
Finanziato con i fondi arrivati dal ministero dell'Interno per il progetto "Spiagge Sicure", il servizio prevede il controllo del litorale contro abusivi e "topi da spiaggia" in tutti i giorni festivi e prefestivi, con un incremento nel mese d'agosto. I tre giovani, a rotazione, scenderanno sulle spiagge in squadre da due, dalle 10 alle 18.
Mentre pattugliano le spiagge per scoraggiare la vendita abusiva di merce contraffatta, infatti, i vigilantes vengono spesso accusati di intolleranza perché, come si sentono spesso ripetere, si tratterebbe di "un accanimento contro giovani di colore che cercano solo di guadagnarsi la giornata". Per evitare queste accuse, una ditta di sorveglianza privata di Savona ha avanzato la proposta di utilizzare tre controllori africani e il Comune di Varazze l'ha sposata.
Del caso ne parlano Il Secolo XIX e La Stampa nelle edizioni di Savona. "Sulla spiaggia varazzina faremo semplicemente rispettare la legge. Stiamo svolgendo un lavoro onesto e inviteremo i nostri connazionali a fare altrettanto", dice Nabil El Kamili, 38enne marocchino, assunto da 9 anni dall'azienda savonese e selezionato per l'appalto varazzino.
Finanziato con i fondi arrivati dal ministero dell'Interno per il progetto "Spiagge Sicure", il servizio prevede il controllo del litorale contro abusivi e "topi da spiaggia" in tutti i giorni festivi e prefestivi, con un incremento nel mese d'agosto. I tre giovani, a rotazione, scenderanno sulle spiagge in squadre da due, dalle 10 alle 18.
Non solo fra i DEM, anche nel Governo: tot capita tot sententiae. E spesso le cambiano pure
Sono rimasto molto colpito dal fatto che la Lega abbia cambiato posizione sui minibot: io non sono affezionato ai minibot ma" è necessario che "lo Stato paghi i crediti delle imprese: che si chiamino minibot o in altro modo l'importante è che si paghino, molto importante perché ne va della credibilità dello Stato". Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio in visita a Taranto.
"Non giocare a nascondino con i soldi della flat tax"
"Non è il caso di giocare a nascondino con 15 miliardi per fare la flat tax, non devono dirlo a Di Maio ma a tutti gli italiani". Così il vicepremier Luigi Di Maio, da Taranto, ha commentato le dichiarazioni del viceministro all'Economia Massimo Garavaglia che non vuole dire dove si prenderanno i soldi per la flat tax "sennò Di Maio me le ruba". "Spero - ha aggiunto Di Maio - che siano 15 miliardi freschi, di risorse che non tolgono nulla agli italiani".
"Pronto a legge di Bilancio in deficit per tagliare il cuneo fiscale"
"Io sono pronto a fare una legge di bilancio anche in deficit, se crea centinaia di migliaia di posti di lavoro", dice il vicepremier. "Va bene la flat tax - aggiunge- ma se abbassiamo il cuneo fiscale per gli imprenditori, cioé se togliamo un po' di tasse dagli stipendi che pagano gli imprenditori ai lavoratori, aumenteremo i posti di lavoro in Italia. Noi presenteremo la nostra proposta di legge di bilancio, che si può fare domani o fra tre mesi".
ArcelorMittal: "Immunità è caso risolto, non c'è più"
"Il problema dell'immunità penale è risolto perché non c'è più immunità penale. Questo era il nostro obiettivo e abbiamo detto che non siamo assolutamente contro i lavoratori e ArcelorMittal". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, parlando con i giornalisti prima di presiedere in Prefettura il Tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, previsto dalla legge 20 del 2015 (governo Renzi) per gestire il rilancio della città a seguito delle crisi dell'ex Ilva.
"La Corte Costituzionale - ha aggiunto il vicepremier - si sarebbe espressa sull'immunità penale probabilmente in autunno e siccome abbiamo sempre detto che su quella norma avevamo perplessità, era giusto dire che non deve esistere l'immunità penale in una situazione così complicata come quella di Taranto". "Siamo al lavoro - ha aggiunto - per affrontare il tema della Cassa integrazione e chiederemo chiarimenti al tavolo sul perché debba coinvolgere 1400 lavoratori".
"A settembre 500 milioni di progetti esecutivi"
"Al prossimo incontro, che sarà a metà - fine settembre, saranno stati mandati a progetto esecutivo 500 milioni del miliardo stanziato", dice Luigi Di Maio, intervenendo al Tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto, presso la Prefettura di Taranto.
"Non giocare a nascondino con i soldi della flat tax"
"Non è il caso di giocare a nascondino con 15 miliardi per fare la flat tax, non devono dirlo a Di Maio ma a tutti gli italiani". Così il vicepremier Luigi Di Maio, da Taranto, ha commentato le dichiarazioni del viceministro all'Economia Massimo Garavaglia che non vuole dire dove si prenderanno i soldi per la flat tax "sennò Di Maio me le ruba". "Spero - ha aggiunto Di Maio - che siano 15 miliardi freschi, di risorse che non tolgono nulla agli italiani".
"Pronto a legge di Bilancio in deficit per tagliare il cuneo fiscale"
"Io sono pronto a fare una legge di bilancio anche in deficit, se crea centinaia di migliaia di posti di lavoro", dice il vicepremier. "Va bene la flat tax - aggiunge- ma se abbassiamo il cuneo fiscale per gli imprenditori, cioé se togliamo un po' di tasse dagli stipendi che pagano gli imprenditori ai lavoratori, aumenteremo i posti di lavoro in Italia. Noi presenteremo la nostra proposta di legge di bilancio, che si può fare domani o fra tre mesi".
ArcelorMittal: "Immunità è caso risolto, non c'è più"
"Il problema dell'immunità penale è risolto perché non c'è più immunità penale. Questo era il nostro obiettivo e abbiamo detto che non siamo assolutamente contro i lavoratori e ArcelorMittal". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, parlando con i giornalisti prima di presiedere in Prefettura il Tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, previsto dalla legge 20 del 2015 (governo Renzi) per gestire il rilancio della città a seguito delle crisi dell'ex Ilva.
"La Corte Costituzionale - ha aggiunto il vicepremier - si sarebbe espressa sull'immunità penale probabilmente in autunno e siccome abbiamo sempre detto che su quella norma avevamo perplessità, era giusto dire che non deve esistere l'immunità penale in una situazione così complicata come quella di Taranto". "Siamo al lavoro - ha aggiunto - per affrontare il tema della Cassa integrazione e chiederemo chiarimenti al tavolo sul perché debba coinvolgere 1400 lavoratori".
"A settembre 500 milioni di progetti esecutivi"
"Al prossimo incontro, che sarà a metà - fine settembre, saranno stati mandati a progetto esecutivo 500 milioni del miliardo stanziato", dice Luigi Di Maio, intervenendo al Tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto, presso la Prefettura di Taranto.
domenica 23 giugno 2019
Cecilia Bartoli: mi ha chiamato Pereira e vado via con lui. La divina protesa sia per l'uscita di Pereira che per l'arrivo di Meyer
Di fronte alla decisione di Cecilia Bartoli di disdire gli impegni , assunti o forse solo annunciati finora, con la Scala, dopo lunghi periodi di assenza ed anche inspiegabili contestazioni - l'ultima a seguito di dissensi del pubblico al concerto con Berenboim - non sappiamo se lodarne la fedeltà o suggerirle che comunque la Scala è la Scala - almeno così pensiamo - con o senza Pereira.
Sì, la ragione per cui la 'divina' Cecilia avrebbe disdetto gli impegni degli accordi triennali è proprio la decisione del CdA Scala di licenziare Pereira alla fine del suo mandato.
Decisione forse troppo repentina perchè ancora che ne sarà di Pereira non è chiarissimo come chiari non sono i tempi della successione.
Cecilia Bartoli ha voluto con il suo gesto - che forse resterà unico e non il primo di artisti scritturati da Pereira e suoi amici -
protestare contro tale decisione. Senza pensare, perchè stimiamo la Bartoli ed il suo agente/marito, che quel suo gesto avrebbe potuto far cambiare decisione al CdA Scala.
A dirla tutta, quelli se ne fottono di quello che pensa la Bartoli; e se la Bartoli non metterà più piede in Scala cosa vuole che gliene freghi a quei notabili che ambiscono solo sedere nel salotto buono, il più buono, di Milano. Bartoli o non Bartoli fa lo stesso. E, secondo noi, la Scala comunque può sopravvivere anche senza Bartoli. Mentre secondo la Bartoli anche la scelta di Meyer è da contestare. Negli anni in cui Meyer è stato a Vienna Lei non ha mai cantato alla Staatsoper.
Ma, se da un lato vorremmo tranquillizzare la Bartoli sulla inutilità del suo gesto in funzione della conferma di Pereira, dall'altro, per noi almeno, il suo gesto ha un che di antico che non ci dispiace.
Perchè quando ci accadde, molti anni fa, qualcosa di simile a ciò che sta accadendo a Pereira - diciamo di simile, perchè ciò da cui fummo separati fu una nostra creatura in tutto e per tutto, mentre la Scala esisteva prima di Pereira e bene o male esisterà anche dopo - ci fece immenso piacere constatare che molti nostri collaboratori anche illustri reagirono duramente alla nostra uscita, contro la nostra volontà, dalla direzione di Piano Time che avevamo inventato di sana pianta e condotto a diventare una rivista bella ed autorevole. Tutto ciò che si è letto nei sette anni della nostra direzione era farina esclusiva del nostro sacco, nel senso che ogni numero era da noi pensato dalla prima all'ultima pagina, gli argomenti erano una nostra ESCLUSIVA scelta come anche ogni collaboratore.
Comunque anche le proteste più autorevoli contro la stupida decisione dell'editore non sortirono effetto alcuno. Ne si poteva pretendere che l'editore a seguito di quelle proteste, diventasse sull'istante da ... genio.
Purtroppo le comunità che un tempo si immaginavano nate attorno ad un idea, un progetto, una istituzione, oggi non esistono più. Non sono neppure immaginabili. Perciò quel gesto pur apprezzabile, soprattutto o forse esclusivamente da Pereira, risulta inutile e per il CdA Scala, addirittura irritante: ma cosa vuole questa Bartoli - ci pare di sentire i più acculturati consiglieri commentare la disdetta della Bartoli; mentre i commenti di quelli meno acculturati, sono irripetibili.
Sì, la ragione per cui la 'divina' Cecilia avrebbe disdetto gli impegni degli accordi triennali è proprio la decisione del CdA Scala di licenziare Pereira alla fine del suo mandato.
Decisione forse troppo repentina perchè ancora che ne sarà di Pereira non è chiarissimo come chiari non sono i tempi della successione.
Cecilia Bartoli ha voluto con il suo gesto - che forse resterà unico e non il primo di artisti scritturati da Pereira e suoi amici -
protestare contro tale decisione. Senza pensare, perchè stimiamo la Bartoli ed il suo agente/marito, che quel suo gesto avrebbe potuto far cambiare decisione al CdA Scala.
A dirla tutta, quelli se ne fottono di quello che pensa la Bartoli; e se la Bartoli non metterà più piede in Scala cosa vuole che gliene freghi a quei notabili che ambiscono solo sedere nel salotto buono, il più buono, di Milano. Bartoli o non Bartoli fa lo stesso. E, secondo noi, la Scala comunque può sopravvivere anche senza Bartoli. Mentre secondo la Bartoli anche la scelta di Meyer è da contestare. Negli anni in cui Meyer è stato a Vienna Lei non ha mai cantato alla Staatsoper.
Ma, se da un lato vorremmo tranquillizzare la Bartoli sulla inutilità del suo gesto in funzione della conferma di Pereira, dall'altro, per noi almeno, il suo gesto ha un che di antico che non ci dispiace.
Perchè quando ci accadde, molti anni fa, qualcosa di simile a ciò che sta accadendo a Pereira - diciamo di simile, perchè ciò da cui fummo separati fu una nostra creatura in tutto e per tutto, mentre la Scala esisteva prima di Pereira e bene o male esisterà anche dopo - ci fece immenso piacere constatare che molti nostri collaboratori anche illustri reagirono duramente alla nostra uscita, contro la nostra volontà, dalla direzione di Piano Time che avevamo inventato di sana pianta e condotto a diventare una rivista bella ed autorevole. Tutto ciò che si è letto nei sette anni della nostra direzione era farina esclusiva del nostro sacco, nel senso che ogni numero era da noi pensato dalla prima all'ultima pagina, gli argomenti erano una nostra ESCLUSIVA scelta come anche ogni collaboratore.
Comunque anche le proteste più autorevoli contro la stupida decisione dell'editore non sortirono effetto alcuno. Ne si poteva pretendere che l'editore a seguito di quelle proteste, diventasse sull'istante da ... genio.
Purtroppo le comunità che un tempo si immaginavano nate attorno ad un idea, un progetto, una istituzione, oggi non esistono più. Non sono neppure immaginabili. Perciò quel gesto pur apprezzabile, soprattutto o forse esclusivamente da Pereira, risulta inutile e per il CdA Scala, addirittura irritante: ma cosa vuole questa Bartoli - ci pare di sentire i più acculturati consiglieri commentare la disdetta della Bartoli; mentre i commenti di quelli meno acculturati, sono irripetibili.
sabato 22 giugno 2019
INPGI. Torna in scena CRIMI, il normalizzatore dell'informazione ( dal blog di Franco Abruzzo)
Inpgi. Crimi: risanamento o commissariamento. Allargando la platea naturale fine per l’Ordine dei giornalisti. Crimi sul tipo di intervento da adottare indica l’introduzione di “tetti a quelle pensioni che oggi sono fuori da ogni scala di valore”. L'attacco è alle 500 grandi firme del giornalismo italiano, che percepiscono assegni annuali superiori ai 100mila euro.
18.6.2019 - “O l’Inpgi dà un segnale forte, serio di intervento sui conti, e allora si procede con una legge di risanamento, oppure c’è il commissariamento, che per quanto mi riguarda, è cosa nota, avrebbe dovuto intervenire fin da subito. Su questo non ci devono essere dubbi”. E’ quanto ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi conversando con Prima comunicazione a margine dell’incontro degli Stati generali dell’editoria. Crimi sul tipo di intervento da adottare indica l’introduzione di “tetti a quelle pensioni che oggi sono fuori da ogni scala di valore”.
18.6.2019 - “O l’Inpgi dà un segnale forte, serio di intervento sui conti, e allora si procede con una legge di risanamento, oppure c’è il commissariamento, che per quanto mi riguarda, è cosa nota, avrebbe dovuto intervenire fin da subito. Su questo non ci devono essere dubbi”. E’ quanto ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi conversando con Prima comunicazione a margine dell’incontro degli Stati generali dell’editoria. Crimi sul tipo di intervento da adottare indica l’introduzione di “tetti a quelle pensioni che oggi sono fuori da ogni scala di valore”.
“Sono soddisfatto dell’approvazione dell’emendamento sull’Inpgi al dl crescita – ha spiegato Crimi -. Ho dato il mio consenso dopo un grande lavoro di confronto e approfondimento. Non vorrei però che, varato il provvedimento, l’istituto di previdenza dei giornalisti stia con le mani in mano ad attendere che il governo dia il suo aiuto. Sul commissariamento siamo categorici. Lo stesso emendamento è molto chiaro in proposito, sospendendo l’effetto della legge fino al 31 dicembre 2019 (poi 31/10/2019, ndr). Dopo quella data si torna alla normativa ordinaria”.
Quanto occorre, sottolinea ancora il sottosegretario, è “un segnale forte sui conti. L’emendamento sancisce che prima ci devono essere interventi della, sulla, nella cassa previdenziale, che deve dare segnali di un trend di miglioramento, e poi ragionare sull’ampliamento della platea dei contribuenti. Servono misure di contenimento serie sulla spesa – aggiunge – a cominciare dai tetti alle pensioni, quelle pensioni che sono fuori da ogni scala di valore, e che l’Inpgi eroga, naturalmente nella piena facoltà di un istituto che opera nella sua autonomia”.
“Se gli interventi decisi e adottati saranno valutati significativi, ci sono le basi per procedere all’allargamento della platea dei contribuenti. In particolare si dovrà cominciare dall’identificazione delle figure che posso confluire nell’Inpgi. Credo che per prima cosa bisognerà partire dallo stesso concetto di giornalista – ha sottolineato Crimi -. Tutte le figure che confluiranno in Inpgi dovranno avere gli stessi diritti e gli stessi doveri, non è pensabile che nello stesso istituto convivano giornalisti professionisti iscritti all’Ordine e altri non iscritti”. Alla domanda se questo significa la cancellazione dell’Ordine dei giornalisti, Crimi ha risposto: “Per me la fine dell’Ordine dei giornalisti è naturale”.
L’emendamento approvato ieri dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera fissa il termine di 12 mesi dalla pubblicazione della legge di conversione del dl crescita entro cui l’Inpgi dovrà adottare “misure di riforma del proprio regime previdenziale” e il termine di 18 mesi per la presentazione di un bilancio tecnico attuariale che evidenzi “sostenibilità economico-finanziaria nel medio-lungo periodo”. In mancanza di segnali in tal senso, il governo “adotta uno o più regolamenti diretti a disciplinare le modalità di ampliamento della platea contributiva dell’Inpgi”. Il commissariamento dell’Istituto viene sospeso fino al 31 dicembre 2019.
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L'Accademia di Imola ottiene il riconoscimento universitario dei suoi titoli accademici
Il 15 marzo alle 17:30 al Teatro Ebe Stignani di Imola, l’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” ha festeggiato in concerto il riconoscimento a livello universitario (“equipollenza a lauree triennali e magistrali”) dei suoi titoli accademici. L’Accademia Pianistica di Imola è l’unica realtà nazionale in campo musicale ad aver ottenuto tale riconoscimento. L'evento ha avuto inizio alle ore 17.30 con in apertura una dichiarazione in merito alle linee generali del riconoscimento da parte del ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, i saluti della sindaca Manuela Sangiorgi e del presidente dell’Accademia Corrado Passera. SE' seguito il concerto di alcuni degli allievi internazionali di maggior talento dell’Accademia.
NB
Siamo davvero felici che l'eccellenza di questa Accademia pianistica fondata da Franco Scala, alla quale noi demmo un enorme sostegno nei primi anni di vita, anche attraverso la nostra rivista Piano Time, sulla quale l'Accademia aveva un suo spazio informativo fisso, abbia ricevuto un meritato riconoscimento( P.A.)
NB
Siamo davvero felici che l'eccellenza di questa Accademia pianistica fondata da Franco Scala, alla quale noi demmo un enorme sostegno nei primi anni di vita, anche attraverso la nostra rivista Piano Time, sulla quale l'Accademia aveva un suo spazio informativo fisso, abbia ricevuto un meritato riconoscimento( P.A.)
A me è accaduto già due volte. Con PIANO TIME e con MUSIC@ nel rapporto con i rispettivi editori
La prima con Piano Time, il mensile edito da Publitarget di Enzo Perilli, che inventai alla fine de 1982, che uscì la prima volta ad aprile 1983 e che ho diretto ininterrottamente fino a marzo del 1990, per complessivi 84 numeri - doppia numerazione per i mesi estivi, 11 uscite ogni anno - fino a quando...
La seconda con Music@, bimestrale edito dal Conservatorio Casella dell'Aquila, che inventai - stessa trafila - nel 2006 e che diressi dal 2007 al 2013 ininterrottamente, per 36 numeri - cinque all'anno, saltando i mesi estivi - fino al primo numero del 2014, quando ...
Partiamo dal secondo caso che non serve raccontare per esteso perchè i lettori di questo blog già lo conoscono. Preparo il n. 36, in uscita all'inizio del 2014, ma il 1 novembre 2013- quando il numero era pronto per essere mandato in tipografia ( dove anzi era stato già mandato) si insedia il nuovo direttore del Conservatorio, il nuovo editore per intenderci, il notissimo musicista Giandomenico Piermarini, che godeva della mia totale e disinteressata disistima.
Che ti fa il celebre musicista? Blocca l'uscita del numero già pronto per la stampa adducendo ragioni che solo la sua mente poteva produrre, assecondato però da una accolta di colleghi che si attendevano per il loro sostegno benefit di ogni genere, come poi avranno certamene avuto.
Adesso il famoso musicista sta per finire il suo secondo mandato da direttore e non può essere rieletto. Ed io pazientemente attendo il prossimo 1 novembre quando lui lascerà l'incarico per rimettere io piede nel Conservatorio dove ho insegnato per oltre 25 anni e che ho amato.
Però mi giunge voce che il famoso musicista stia architettando un progetto irregolare. E cioè, far candidare il suo vice, organista come lui, e altrettanto famosissimo musicista, farlo eleggere, adescando gli elettori con nuove promesse ( del resto si accontentano di piccoli benefici!) e poi -d'accordo con lui - far dimettere dopo qualche mese, indire nuove elezioni e tornare a dirigere il Conservatorio.
Mi auguro, anzi auguro al Conservatorio, che questo suo insane progetto sia sventato e che per la direzione si presenti qualche altro candidato che meriti di dirigere e sappia dirigere un Conservatorio, per il bene e la migliore formazione ei suoi studenti.
Quanto a Piano Time mi accadde qualcosa di simile a ciò che è accaduto, sempre a me, a Music@.
E cioè che l'ultimo numero della rivista, da me diretto ( n.84, marzo 1990) fosse in procinto di essere stampato quando l'editore, Enzo Perilli, mi licenziò su due piedi, inviando un telegramma al mio domicilio, senza una vera ragione (quel licenziamento gli costò molto caro, perchè qualche volta, e meno male, gli errori si pagano! ). Lui cosa fece? Fece togliere immediatamente dalla rivista il mio nome come direttore, nonostante che quel numero lo avessi confezionato dalla prima all'ultima pagina io.
Perchè ritiro fuori questa storia ormai vecchia di una ventina d'anni? Perchè in questi giorni sto sfogliando l'intera collezione di Piano Time, in vista di un progetto editoriale del quale vi scriverò più in là, riguardante Sylvano Bussotti che della rivista fu assiduo collaboratore dall'85 al 1990. Sfogliando la rivista fino all'ultimo numero della mia direzione, noto ancora una volta che il mio nome non figura più come direttore, nonostante che tutto quello che c'è in quel numero lo avessi deciso e voluto io.
La migliore condanna per quel suo gesto, anche illegale, fu il lento ma inesorabile tramonto della gloriosa rivista. La stupidità come anche i torti si pagano.
La seconda con Music@, bimestrale edito dal Conservatorio Casella dell'Aquila, che inventai - stessa trafila - nel 2006 e che diressi dal 2007 al 2013 ininterrottamente, per 36 numeri - cinque all'anno, saltando i mesi estivi - fino al primo numero del 2014, quando ...
Partiamo dal secondo caso che non serve raccontare per esteso perchè i lettori di questo blog già lo conoscono. Preparo il n. 36, in uscita all'inizio del 2014, ma il 1 novembre 2013- quando il numero era pronto per essere mandato in tipografia ( dove anzi era stato già mandato) si insedia il nuovo direttore del Conservatorio, il nuovo editore per intenderci, il notissimo musicista Giandomenico Piermarini, che godeva della mia totale e disinteressata disistima.
Che ti fa il celebre musicista? Blocca l'uscita del numero già pronto per la stampa adducendo ragioni che solo la sua mente poteva produrre, assecondato però da una accolta di colleghi che si attendevano per il loro sostegno benefit di ogni genere, come poi avranno certamene avuto.
Adesso il famoso musicista sta per finire il suo secondo mandato da direttore e non può essere rieletto. Ed io pazientemente attendo il prossimo 1 novembre quando lui lascerà l'incarico per rimettere io piede nel Conservatorio dove ho insegnato per oltre 25 anni e che ho amato.
Però mi giunge voce che il famoso musicista stia architettando un progetto irregolare. E cioè, far candidare il suo vice, organista come lui, e altrettanto famosissimo musicista, farlo eleggere, adescando gli elettori con nuove promesse ( del resto si accontentano di piccoli benefici!) e poi -d'accordo con lui - far dimettere dopo qualche mese, indire nuove elezioni e tornare a dirigere il Conservatorio.
Mi auguro, anzi auguro al Conservatorio, che questo suo insane progetto sia sventato e che per la direzione si presenti qualche altro candidato che meriti di dirigere e sappia dirigere un Conservatorio, per il bene e la migliore formazione ei suoi studenti.
Quanto a Piano Time mi accadde qualcosa di simile a ciò che è accaduto, sempre a me, a Music@.
E cioè che l'ultimo numero della rivista, da me diretto ( n.84, marzo 1990) fosse in procinto di essere stampato quando l'editore, Enzo Perilli, mi licenziò su due piedi, inviando un telegramma al mio domicilio, senza una vera ragione (quel licenziamento gli costò molto caro, perchè qualche volta, e meno male, gli errori si pagano! ). Lui cosa fece? Fece togliere immediatamente dalla rivista il mio nome come direttore, nonostante che quel numero lo avessi confezionato dalla prima all'ultima pagina io.
Perchè ritiro fuori questa storia ormai vecchia di una ventina d'anni? Perchè in questi giorni sto sfogliando l'intera collezione di Piano Time, in vista di un progetto editoriale del quale vi scriverò più in là, riguardante Sylvano Bussotti che della rivista fu assiduo collaboratore dall'85 al 1990. Sfogliando la rivista fino all'ultimo numero della mia direzione, noto ancora una volta che il mio nome non figura più come direttore, nonostante che tutto quello che c'è in quel numero lo avessi deciso e voluto io.
La migliore condanna per quel suo gesto, anche illegale, fu il lento ma inesorabile tramonto della gloriosa rivista. La stupidità come anche i torti si pagano.
venerdì 21 giugno 2019
Può un condannato a sei anni di reclusione, come Davide Ciarrapica, gestire in Kenya un centro per minori? Forse la scomparsa di Silvia Romano è legata a quel centro: forse aveva visto o era conoscenza di gravi fatti
Silvia Romano è scomparsa per aver denunciato molestie e casi di pedofilia in Kenya? E' questa l'ipotesi emersa da un'inchiesta del "Fatto quotidiano" che denuncia gravi carenze nelle indagini sulla cooperante italiana rapita 7 mesi fa. Sarebbe stata anche la polizia di Nairobi a formulare tre ipotesi in merito: sequestro per ottenere un riscatto; per tapparle la bocca su casi di pedofilia a Likoni; per mettere a tacere un caso di molestie a Chakama.
Sono tanti i punti che non tornano sulla scomparsa della 23enne, avvenuta il 20 novembre in Kenya. Il primo che salta all'occhio è la modalità con cui sono state svolte le indagini. Come riscontrato dal quotidiano romano, Silvia, recatasi nel Paese africano in più occasioni, aveva soggiornato più volte alla guest-house Marigold, nel centro di Mombasa. Una prima volta il 22 settembre e poi la notte tra il 5 e il 6 novembre, come risulta dai registri. Ma in quell'albergo gli investigatori non hanno mai messo piede. "Quando abbiamo saputo del rapimento della ragazza - ha raccontato il figlio della proprietaria della struttura - pensavamo di ricevere la visita di qualche investigatore, ci siamo meravigliati, non è comparso nessuno".
Ma per il rapimento di Silvia la polizia keniota ha arrestato e messo in carcere tre persone. Si tratta di un keniota giriama (l'etnia che abita sulla costa del Paese), un keniota di etnia orma (quella accusata di aver pianifico il sequestro) e un somalo con un documento keniota falso. Questi sarebbero però solo gli esecutori materiali del rapimento. Nulla è emerso invece sui mandanti. Il dato ancora più inquietante, denunciato dalla polizia locale, è poi la mancanza di collaborazione da parte delle autorità somale e italiane.
Dall'inchiesta del Fatto Quotidiano è emerso poi un altro tassello che potrebbe essere importante per capire il motivo per cui Silvia Romano è stata rapita. Si tratta della figura di un 31enne di Seregno, Davide Ciarrapica, che la 23enne aveva conosciuto a una festa di beneficienza poco dopo essere arrivata per la prima volta in Kenya, il 22 luglio. Ciarrapica è il gestore di un centro per bambini a Likoni, un villaggio non distante da Mombasa.
Silvia aveva pensato di poter essere utile alla comunità e per questo aveva seguito il 31enne che aveva poi raccontato che proprio durante quel viaggio in aereo la ragazza gli era saltata addosso. La volontaria era rimasta nel centro per circa un mese, per poi fare ritorno in Italia, ma solo per pochi mesi. Il 5 novembre era ritornata nel Paese africano, dove era stata accolta in aeroporto proprio da Ciarrapica, con cui aveva trascorso solo un giorno, per poi andare a Chakama, da cui è sparita, con due volontari della Africa Milele, la onlus con cui poi ha lavorato.
La chiave del rapimento potrebbe essere ciò che accadeva nel centro gestito dal 31enne di Seregno, condannato in Italia a 6 anni di reclusione per aver staccato a morsi un orecchio durante una rissa in discoteca a Milano. Nessuno ha parlato espressamente di pedofilia, ma di "cose poco corrette e imbarazzanti" e di "atteggiamenti strani di Davide e il suo socio", figlio di famoso politico locale. Dunque Silvia poteva aver visto qualcosa e denuciato.
giovedì 20 giugno 2019
Decreto sicurezza. Consulta boccia superpoteri ai Prefetti, voluti da Salvini
La Corte Costituzionale ha esaminato alcune disposizioni del Titolo II del "Decreto sicurezza" e ha ritenuto che sia stata violata l'autonomia costituzionalmente garantita a Comuni e Province. Pertanto, ha accolto le censure sull'articolo 28 che prevede un potere sostitutivo del prefetto nell'attività di tali enti. Lo comunica l'Ufficio Stampa della Consulta, in attesa delle motivazioni.
Inammissibili i ricorsi delle Regioni sui migranti
La Corte Costituzionale ha dichiarato invece inammissibili i ricorsi contro il decreto sicurezza presentati dalle Regioni Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria, che ne hanno impugnato numerose disposizioni lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze. La Corte ha ritenuto che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell'ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato. Lo comunica sempre l'ufficio stampa della Consulta.
In particolare, la Corte Costituzionale, nel dichiarare inammissibili i ricorsi delle Regioni sulle politiche migratorie, ha ritenuto che il decreto sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e diventato legge a dicembre 2018, non ha avuto incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali. Ma la Corte non ha compiuto alcuna valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate.
Inammissibili i ricorsi delle Regioni sui migranti
La Corte Costituzionale ha dichiarato invece inammissibili i ricorsi contro il decreto sicurezza presentati dalle Regioni Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria, che ne hanno impugnato numerose disposizioni lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze. La Corte ha ritenuto che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell'ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato. Lo comunica sempre l'ufficio stampa della Consulta.
In particolare, la Corte Costituzionale, nel dichiarare inammissibili i ricorsi delle Regioni sulle politiche migratorie, ha ritenuto che il decreto sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e diventato legge a dicembre 2018, non ha avuto incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali. Ma la Corte non ha compiuto alcuna valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate.
Parma. Non si affitta a italiani - pardon: a extracomunitari
È in procinto di lasciare Parma per Bari ma Yves Baraye, calciatore senegalese di 26 anni protagonista della rinascita del club crociato, ha deciso di restare legato alla città. Era pronto ad affittare una casa assieme al fratello (anch'egli calciatore) ma il suo primo contatto ha ricevuto lo stop del proprietario dell'appartamento che "non affitta ad extracomunitari". A raccontarlo, a Repubblica Parma, è l'intermediario a cui Baraye ha affidato l'incarico di trovare una casa nel quartiere Oltretorrente, una zona popolare di Parma molto amata da studenti e giovani.
Per il calciatore professionista non c'è nessun problema economico o di documenti ma è arrivato un 'no'. "Un episodio di razzismo bello e buono", ha detto alla testata locale l'amico intermediario.
Per il calciatore professionista non c'è nessun problema economico o di documenti ma è arrivato un 'no'. "Un episodio di razzismo bello e buono", ha detto alla testata locale l'amico intermediario.
Matteo Salvini candidato dalla destra estrema tedesca al NOBEL per la PACE: per aver eliminato i migranti, in parte affondandoli in mare, in parte rimandandoli in Libia
La vice capogruppo di Alternative fur Deutschland (Afd) - accusato di antisemitismo, razzismo e negazionismo, e filo nazista - al Bundestag, Beatrix von Storch, ha candidato Matteo Salvini al premio Nobel per la Pace. “Come ministro dell’Interno italiano ha dato un grande contributo alla sicurezza e alla stabilità dell’Europa”, sostiene la politica tedesca in una nota. “Con la chiusura delle frontiere italiane - aggiunge - ha fermato con successo l’immigrazione clandestina verso l’Europa e l’industria dei migranti, dimostrando quali politiche oneste e determinate si possono fare”.
Von Storch è convinta che “nessuno affoga nel Mediterraneo se si impedisce all’industria dei rifugiati e alle loro navi di continuare i loro affari dando la speranza di un approdo in Europa”. Per queste ragioni, spiega, “propongo Matteo Salvini per il premio Nobel per la pace per aver dato vita ad una politica di stabilità per l’Europa e per aver salvato migliaia di vite umane. Un esempio che anche altri dovrebbero seguire”, suggerisce l'esponente di Afd.
Von Storch è convinta che “nessuno affoga nel Mediterraneo se si impedisce all’industria dei rifugiati e alle loro navi di continuare i loro affari dando la speranza di un approdo in Europa”. Per queste ragioni, spiega, “propongo Matteo Salvini per il premio Nobel per la pace per aver dato vita ad una politica di stabilità per l’Europa e per aver salvato migliaia di vite umane. Un esempio che anche altri dovrebbero seguire”, suggerisce l'esponente di Afd.
Conte invoca dalla Ue, la classica 'clemenza della corte' per l'Italia che non rispetta i patti
Non intendiamo sottrarci ai vincoli” europei, “né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le ordinarie procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dai governi di tutti gli Stati membri”. Lo scrive il premier Giuseppe Conte in un passaggio della lettera all’Ue, pubblicata sul suo profilo Facebook.
E’ possibile prevedere per l’anno in corso un saldo di bilancio sensibilmente migliore rispetto alle previsioni della Commissione e dello stesso governo italiano nel Programma di stabilità. Mi limito qui ad anticipare che la ragione fondamentale dell’andamento positivo dei saldi di bilancio risiede nella prudenza alla quale sono state ispirate le nostre previsioni per le entrate e le uscite di bilancio”, scrive il premier. “Constatiamo con soddisfazione che, anche grazie alle misure adottate per accrescere la fedeltà fiscale, le entrate sono migliori del previsto. Parimenti registriamo, per le spese, una dinamica più moderata di quella originariamente previste”, aggiunge.
“Ritengo che sia nostro dovere aprire, adesso, senza ulteriore indugio, una ‘fase costituente’, per ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie, riconsiderando modelli di sviluppo e di crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società impoverite, attraversate da sfiducia, delusione e rancore”, si legge ancora nella lettera inviata agli altri 27 paesi membri Ue, al presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. La nuova ‘fase costituente’, aggiunge, “dovrà porre nuovamente al centro il benessere economico e sociale dei cittadini europei. Sicurezza sociale e creazione di lavoro, unite alla previsione di un’assicurazione europea contro la disoccupazione e a un salario minimo garantito a livello europeo costituiscono le prime, concrete sfide della stagione che si apre con l’avvio della nuova legislatura europea”.
“Come dimostra il caso della Grecia, la scelta di limitare l’azione di governance all’esclusivo e rigoroso rispetto delle regole di bilancio, senza tenere conto dell’impatto sociale che tali determinazioni possono produrre sui cittadini degli Stati membri, si rivela drammaticamente controproducente, alimentando rancore e contribuendo, in misura significativa, ad allontanare le Istituzioni europee dalle tante periferie, non solo geografiche, del Continente”, aggiunge Conte.
E’ possibile prevedere per l’anno in corso un saldo di bilancio sensibilmente migliore rispetto alle previsioni della Commissione e dello stesso governo italiano nel Programma di stabilità. Mi limito qui ad anticipare che la ragione fondamentale dell’andamento positivo dei saldi di bilancio risiede nella prudenza alla quale sono state ispirate le nostre previsioni per le entrate e le uscite di bilancio”, scrive il premier. “Constatiamo con soddisfazione che, anche grazie alle misure adottate per accrescere la fedeltà fiscale, le entrate sono migliori del previsto. Parimenti registriamo, per le spese, una dinamica più moderata di quella originariamente previste”, aggiunge.
“Ritengo che sia nostro dovere aprire, adesso, senza ulteriore indugio, una ‘fase costituente’, per ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie, riconsiderando modelli di sviluppo e di crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società impoverite, attraversate da sfiducia, delusione e rancore”, si legge ancora nella lettera inviata agli altri 27 paesi membri Ue, al presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. La nuova ‘fase costituente’, aggiunge, “dovrà porre nuovamente al centro il benessere economico e sociale dei cittadini europei. Sicurezza sociale e creazione di lavoro, unite alla previsione di un’assicurazione europea contro la disoccupazione e a un salario minimo garantito a livello europeo costituiscono le prime, concrete sfide della stagione che si apre con l’avvio della nuova legislatura europea”.
“Come dimostra il caso della Grecia, la scelta di limitare l’azione di governance all’esclusivo e rigoroso rispetto delle regole di bilancio, senza tenere conto dell’impatto sociale che tali determinazioni possono produrre sui cittadini degli Stati membri, si rivela drammaticamente controproducente, alimentando rancore e contribuendo, in misura significativa, ad allontanare le Istituzioni europee dalle tante periferie, non solo geografiche, del Continente”, aggiunge Conte.
Caccia al ladro Matteo Salvini ed al suo socio Di Maio
Salvini continua ancora a dire che mai e poi mai lui e il suo socio Giggino metterebbero le mani nelle tasche degli italiani.
Falso, perchè già le hanno messe, come sa ormai buona parte dei pensionati italiani che con la pensione del mese di giugno si è vista decurtare l'assegno: tutte le pensioni superiori a tre volte il minimo lordo, cioè a dire 1.500 Euro circa, che al netto sono ovviamente meno.
Per la coppia di ladroni bugiardi chi prende quella pensione può dirsi fortunato e considerarsi non più povero.
Solo che vedendosi rubare alcune decine di Euro al mese - per esempio una ottantina circa ogni mese per chi ha una pensione intorno a 2.000 Euro netti, a seguito di contributi versati nel corso di 40 anni di attività lavorativa, il conto è presto fatto. A fine anno i due ladroni hanno rubato a quel pensionato quasi 1.000 Euro, che per pensioni che da anni non vengono rivalutate perchè ritenute capaci di far fare la bella vita al pensionato, significa una ulteriore mazzata ed una scivolata più veloce verso la povertà che a parole dicono di combattere, abolire addirittura.
Ma se, come pensa il governo, a partire dalle pensioni tre volte superiori al minimo, la povertà è cancellata, di quei politici che prendono ogni mese 19.000 Euro - sì, avete letto bene, diciannovemila Euro al mese netti- come ha fatto Salvini per tutta gli anni del suo mandato parlamentare europeo, mettendosi in tasca ben oltre 1.000.000 di Euro, senza esserci mai andato a Bruxelles, che cosa dobbiamo pensare?
Prima di tutto che lui ed il socio Giggino ragionano in nome di altri ma con la pancia piena di decine di migliaia di Euro mensili; che hanno messo le mani nelle tasche degli italiani - anche in questo caso vale il principio: prima gli italiani - e, infine, che il capitano, quello che pensa prima agli italiani che l'hanno votato, ha rubato a quegli stessi italiani la bella cifra di oltre 1.000.000 di Euro, da parlamentare europeo perennemente assente da Bruxelles.
Ora che, a cominciare dai pensionati, gli italiani cominciano ad aprire gli occhi, Salvini ed il suo socio, pensano di poter durare ancora a lungo?
Falso, perchè già le hanno messe, come sa ormai buona parte dei pensionati italiani che con la pensione del mese di giugno si è vista decurtare l'assegno: tutte le pensioni superiori a tre volte il minimo lordo, cioè a dire 1.500 Euro circa, che al netto sono ovviamente meno.
Per la coppia di ladroni bugiardi chi prende quella pensione può dirsi fortunato e considerarsi non più povero.
Solo che vedendosi rubare alcune decine di Euro al mese - per esempio una ottantina circa ogni mese per chi ha una pensione intorno a 2.000 Euro netti, a seguito di contributi versati nel corso di 40 anni di attività lavorativa, il conto è presto fatto. A fine anno i due ladroni hanno rubato a quel pensionato quasi 1.000 Euro, che per pensioni che da anni non vengono rivalutate perchè ritenute capaci di far fare la bella vita al pensionato, significa una ulteriore mazzata ed una scivolata più veloce verso la povertà che a parole dicono di combattere, abolire addirittura.
Ma se, come pensa il governo, a partire dalle pensioni tre volte superiori al minimo, la povertà è cancellata, di quei politici che prendono ogni mese 19.000 Euro - sì, avete letto bene, diciannovemila Euro al mese netti- come ha fatto Salvini per tutta gli anni del suo mandato parlamentare europeo, mettendosi in tasca ben oltre 1.000.000 di Euro, senza esserci mai andato a Bruxelles, che cosa dobbiamo pensare?
Prima di tutto che lui ed il socio Giggino ragionano in nome di altri ma con la pancia piena di decine di migliaia di Euro mensili; che hanno messo le mani nelle tasche degli italiani - anche in questo caso vale il principio: prima gli italiani - e, infine, che il capitano, quello che pensa prima agli italiani che l'hanno votato, ha rubato a quegli stessi italiani la bella cifra di oltre 1.000.000 di Euro, da parlamentare europeo perennemente assente da Bruxelles.
Ora che, a cominciare dai pensionati, gli italiani cominciano ad aprire gli occhi, Salvini ed il suo socio, pensano di poter durare ancora a lungo?
mercoledì 19 giugno 2019
A Barletta la 'CITTADELLA della MUSICA CONCENTRAZIONARIA. In Senato presentazione del progetto, Martedì 25 giugno
A Palazzo Madama, il prossimo 25 giugno, la presentazione del progetto di una struttura nella città di Barletta che raccolga
la produzione musicale creata in cattività o in condizioni estreme di privazione dei diritti
fondamentali dell’essere umano.
Ispiratore del progetto è il pianista Francesco Lotoro, autore delle ricerche in materia condotte sin
dal 1988 che hanno portato al recupero storico di 8.000 opere musicali e 10.000 documenti inerenti
la letteratura musicale concentrazionaria. Il maestro Lotoro ha eseguito ultimamente dei brani
durante il concerto “Libero è il mio canto - Musiche scritte da donne deportate in Lager e Gulag",
tenutosi lo scorso 16 gennaio all'Auditorium Parco della Musica di Roma, col patrocinio della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e durante il "Giorno della Memoria" del 24 gennaio, al
Palazzo del Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato.
La Cittadella della Musica Concentrazionaria è stata progettata dall'architetto Nicolangelo
Dibitonto che fornirà dettagli sulle sei divisioni previste: Campus delle Scienze Musicali,
Bibliomediateca Musicale, Thesaurus Memoriae Museum, Teatro nuovo Cantieri, Libreria
internazionale del Novecento, Foresteria & Guestroom.
Nel corso della presentazione e dopo i saluti del Sindaco di Barletta è prevista l'esecuzione di
brani composti nei campi di prigionia. Ad eseguirli i musicisti Fabrizio Signorile (violino I e
chitarra), Cecilia Zonno (violino II), Ester Augelli (viola), Elia Ranieri (violoncello), Alberto
Boggia (oboe), Angelo De Leonardis (baritono), Paolo Candido (cantore).
la produzione musicale creata in cattività o in condizioni estreme di privazione dei diritti
fondamentali dell’essere umano.
Ispiratore del progetto è il pianista Francesco Lotoro, autore delle ricerche in materia condotte sin
dal 1988 che hanno portato al recupero storico di 8.000 opere musicali e 10.000 documenti inerenti
la letteratura musicale concentrazionaria. Il maestro Lotoro ha eseguito ultimamente dei brani
durante il concerto “Libero è il mio canto - Musiche scritte da donne deportate in Lager e Gulag",
tenutosi lo scorso 16 gennaio all'Auditorium Parco della Musica di Roma, col patrocinio della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e durante il "Giorno della Memoria" del 24 gennaio, al
Palazzo del Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato.
La Cittadella della Musica Concentrazionaria è stata progettata dall'architetto Nicolangelo
Dibitonto che fornirà dettagli sulle sei divisioni previste: Campus delle Scienze Musicali,
Bibliomediateca Musicale, Thesaurus Memoriae Museum, Teatro nuovo Cantieri, Libreria
internazionale del Novecento, Foresteria & Guestroom.
Nel corso della presentazione e dopo i saluti del Sindaco di Barletta è prevista l'esecuzione di
brani composti nei campi di prigionia. Ad eseguirli i musicisti Fabrizio Signorile (violino I e
chitarra), Cecilia Zonno (violino II), Ester Augelli (viola), Elia Ranieri (violoncello), Alberto
Boggia (oboe), Angelo De Leonardis (baritono), Paolo Candido (cantore).
Cara UE ti scrivo, firmato Giuseppe Conte. Chi altro ha controfirmato la lettera oltre il premier? Tria? Salvini? Di Maio? ( RAI NEWS, di V. Ruggiero)
E' stata inviata, a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, la lettera del premier Giuseppe Conte sulla procedura di infrazione all'Italia per disavanzo eccessivo indirizzata agli altri 27 Paesi membri Ue, al presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker e al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. La notizia è stata diffusa al termine del Consiglio dei ministri.
Conte a Ue: con solo stabilità rischi coesione Stati
"Prima che l'Ue si trovi a dover affrontare nuove crisi finanziarie sistemiche e globali occorre una riflessione approfondita su come assicurare un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita, tra riduzione e condivisione dei rischi. Come l'esperienza ha dimostrato se per assicurare la piena realizzazione dell'uno si sacrifica l'altro si rischia di pagare un prezzo molto alto per la coesione sociale ed economica dei Paesi membri e per la credibilità stessa del progetto europeo". E' quanto si legge in un passaggio della lettera del premier all'Ue.
Giuseppe Cavo Dragone capo di stato maggiore della Marina
Via libera del Cdm, a quanto si apprende, alla nomina, su proposta del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone come nuovo capo di stato maggiore della Marina.
Dissesto, ok definitivo a ddl "Cantiere ambiente"
Approvato inoltre in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, dopo il via libera all'unanimità della Conferenza delle Regioni, il ddl "Cantiere ambiente" ("Disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e la salvaguardia del territorio"). Il provvedimento, voluto fortemente dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa, realizza gli obiettivi indicati nel Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico "Proteggi Italia", consentendo di spendere i 6,5 miliardi di euro che costituiscono il Piano Marshall contro il dissesto. Consentirà di ridurre la burocrazia, semplificare i passaggi amministrativi, anticipare i fondi per la progettazione, affiancare le regioni, programmare cicli di interventi per la messa in sicurezza del territorio. Nel dettaglio, il ministero dell'Ambiente anticipa il 30% dei fondi alle regioni per gli interventi programmati, con risorse anche per la progettazione, fino a 135 milioni di euro. Nasce una specifica segreteria tecnica per seguire la realizzazione delle opere e viene istituita una nuova figura professionale: il "green manager", dirigente o funzionario che dovrà assicurare l'attuazione delle politiche ambientali con riferimento a piani di mobilità sostenibili, efficientamento energetico nelle pubbliche amministrazioni, riduzione degli imballaggi, raccolta differenziata dei rifiuti.
Ok anche alla riforma di 5 ministeri
Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e dei rispettivi ministri, ha approvato cinque regolamenti, da adottarsi con altrettanti decreti del presidente del Consiglio dei ministri, "che introducono norme di modifica all'organizzazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali, del Ministero della Giustizia, del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello Sviluppo economico, compresi gli Uffici di diretta collaborazione dei Ministri e gli Organismi indipendenti di valutazione della performance". Lo riferisce il comunicato di Palazzo Chigi. "Le riorganizzazioni approvate - si spiega - mirano a potenziare l'efficienza, contenere la spesa e razionalizzare la governance dei quattro Ministeri coinvolti, eliminando alcune distribuzioni di competenze, il frazionamento di funzioni, la sovrapposizione e la duplicazione di attività e calibrando le dotazioni in termini di uffici e personale sull'entità dei compiti assegnati". Il testo della nuova organizzazione del Mibac prevede, tra l'altro, la soppressione dell'autonomia per tre musei nazionali. Si tratta del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, del Parco archeologico dell'Appia antica e delle Gallerie dell'Accademia a Firenze. Salvo il museo del Castello di Miramare a Trieste.
Fonti Lega: testo Autonomia in Cdm prossima settimana
"La prossima settimana" il testo sulle Autonomie approda in Consiglio dei ministri. Lo annunciano fonti di governo della Lega al termine del Cdm, sottolineando anche "l'impegno a tutelare i 15mila lavoratori dell'Ilva".
Dopo Cdm vertice Conte, vice-premier, Bonafede e Bongiorno sulla giustizia
Al termine della riunione del Consiglio dei ministri, a quanto si apprende, è' iniziato un vertice dedicato ai temi della riforma del processo civile e penale. Alla riunione partecipano il premier Giuseppe Conte, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. Sul tavolo anche il tema Csm, dopo l'inchiesta aperta a Perugia che vede coinvolti due pm della Procura di Roma e un ex componente dell'organo di autogoverno della magistratura.
Conte a Ue: con solo stabilità rischi coesione Stati
"Prima che l'Ue si trovi a dover affrontare nuove crisi finanziarie sistemiche e globali occorre una riflessione approfondita su come assicurare un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita, tra riduzione e condivisione dei rischi. Come l'esperienza ha dimostrato se per assicurare la piena realizzazione dell'uno si sacrifica l'altro si rischia di pagare un prezzo molto alto per la coesione sociale ed economica dei Paesi membri e per la credibilità stessa del progetto europeo". E' quanto si legge in un passaggio della lettera del premier all'Ue.
Giuseppe Cavo Dragone capo di stato maggiore della Marina
Via libera del Cdm, a quanto si apprende, alla nomina, su proposta del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone come nuovo capo di stato maggiore della Marina.
Dissesto, ok definitivo a ddl "Cantiere ambiente"
Approvato inoltre in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, dopo il via libera all'unanimità della Conferenza delle Regioni, il ddl "Cantiere ambiente" ("Disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e la salvaguardia del territorio"). Il provvedimento, voluto fortemente dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa, realizza gli obiettivi indicati nel Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico "Proteggi Italia", consentendo di spendere i 6,5 miliardi di euro che costituiscono il Piano Marshall contro il dissesto. Consentirà di ridurre la burocrazia, semplificare i passaggi amministrativi, anticipare i fondi per la progettazione, affiancare le regioni, programmare cicli di interventi per la messa in sicurezza del territorio. Nel dettaglio, il ministero dell'Ambiente anticipa il 30% dei fondi alle regioni per gli interventi programmati, con risorse anche per la progettazione, fino a 135 milioni di euro. Nasce una specifica segreteria tecnica per seguire la realizzazione delle opere e viene istituita una nuova figura professionale: il "green manager", dirigente o funzionario che dovrà assicurare l'attuazione delle politiche ambientali con riferimento a piani di mobilità sostenibili, efficientamento energetico nelle pubbliche amministrazioni, riduzione degli imballaggi, raccolta differenziata dei rifiuti.
Ok anche alla riforma di 5 ministeri
Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e dei rispettivi ministri, ha approvato cinque regolamenti, da adottarsi con altrettanti decreti del presidente del Consiglio dei ministri, "che introducono norme di modifica all'organizzazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali, del Ministero della Giustizia, del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello Sviluppo economico, compresi gli Uffici di diretta collaborazione dei Ministri e gli Organismi indipendenti di valutazione della performance". Lo riferisce il comunicato di Palazzo Chigi. "Le riorganizzazioni approvate - si spiega - mirano a potenziare l'efficienza, contenere la spesa e razionalizzare la governance dei quattro Ministeri coinvolti, eliminando alcune distribuzioni di competenze, il frazionamento di funzioni, la sovrapposizione e la duplicazione di attività e calibrando le dotazioni in termini di uffici e personale sull'entità dei compiti assegnati". Il testo della nuova organizzazione del Mibac prevede, tra l'altro, la soppressione dell'autonomia per tre musei nazionali. Si tratta del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, del Parco archeologico dell'Appia antica e delle Gallerie dell'Accademia a Firenze. Salvo il museo del Castello di Miramare a Trieste.
Fonti Lega: testo Autonomia in Cdm prossima settimana
"La prossima settimana" il testo sulle Autonomie approda in Consiglio dei ministri. Lo annunciano fonti di governo della Lega al termine del Cdm, sottolineando anche "l'impegno a tutelare i 15mila lavoratori dell'Ilva".
Dopo Cdm vertice Conte, vice-premier, Bonafede e Bongiorno sulla giustizia
Al termine della riunione del Consiglio dei ministri, a quanto si apprende, è' iniziato un vertice dedicato ai temi della riforma del processo civile e penale. Alla riunione partecipano il premier Giuseppe Conte, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. Sul tavolo anche il tema Csm, dopo l'inchiesta aperta a Perugia che vede coinvolti due pm della Procura di Roma e un ex componente dell'organo di autogoverno della magistratura.
FOA DIMETTITI!
La commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai deve sopportare una seconda volta l'onta dei leghisti per via di Foa.
Salvini, quello che dovrebbe far osservare le leggi e garantire l'ordine e la sicurezza, costrinse al momento della elezione di Foa alla presidenza della Rai a far riunire una seconda volta la Commissione, dopo la prima bocciatura. E poi ci offendiamo se ci dicono che siamo il 'paese di Pulcinella'.
Da tempo in molti sostenevano la incompatibilità di Foa contemporaneamente presidente della Rai ed anche di Rai.Com. Lui ha sempre fatto orecchie da mercante, anche perchè Salini, amministratore delegato Rai, temendo di essere disarcionato dal protettore di Foa, cioè da Salvini, diventato ancora più sbruffone dopo i recenti successi elettorali, ha fatto finta di non sentire le critiche mosse al presidente.
Adesso la Commissione di vigilanza è tornata sul caso Foa per dire che la doppia presidenza non può proseguire, e che lui deve lasciare Rai.COM.
E Foa? Se ne fotte, mentre avrebbe dovuto già da tempo dimettersi. E se ne fotte perchè, come nel primo braccio di ferro, viene sostenuto da Salvini, il quale ha ottenuto che molti suoi servi , anche sciocchi, sbarcassero in Rai, invadendola letteralmente.
Ora mettiamo, dico mettiamo... che alle prossime elezioni politiche, che arriveranno fra non molto Salvini troppo sicuro di sè, becchi una sonora legnata; quante energie dovremo sprecare per risanare la Rai, e non solo, dall'epidemia leghista?
Salvini, quello che dovrebbe far osservare le leggi e garantire l'ordine e la sicurezza, costrinse al momento della elezione di Foa alla presidenza della Rai a far riunire una seconda volta la Commissione, dopo la prima bocciatura. E poi ci offendiamo se ci dicono che siamo il 'paese di Pulcinella'.
Da tempo in molti sostenevano la incompatibilità di Foa contemporaneamente presidente della Rai ed anche di Rai.Com. Lui ha sempre fatto orecchie da mercante, anche perchè Salini, amministratore delegato Rai, temendo di essere disarcionato dal protettore di Foa, cioè da Salvini, diventato ancora più sbruffone dopo i recenti successi elettorali, ha fatto finta di non sentire le critiche mosse al presidente.
Adesso la Commissione di vigilanza è tornata sul caso Foa per dire che la doppia presidenza non può proseguire, e che lui deve lasciare Rai.COM.
E Foa? Se ne fotte, mentre avrebbe dovuto già da tempo dimettersi. E se ne fotte perchè, come nel primo braccio di ferro, viene sostenuto da Salvini, il quale ha ottenuto che molti suoi servi , anche sciocchi, sbarcassero in Rai, invadendola letteralmente.
Ora mettiamo, dico mettiamo... che alle prossime elezioni politiche, che arriveranno fra non molto Salvini troppo sicuro di sè, becchi una sonora legnata; quante energie dovremo sprecare per risanare la Rai, e non solo, dall'epidemia leghista?
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