Il contrasto è evidente. Mentre da Bruxelles Giuseppe Conte risponde fuggevolmente alle domande dei cronisti, cercando di allontanarsi dal punto-stampa dopo ogni breve risposta, Matteo Salvini da Roma bombarda l’Unione europea su tutto: nomine, conti pubblici, spread. «Non sono un premier commissariato», è l’unica risposta politica che Conte riesce a dare insieme alla promessa di «vedere presto» i due leader della maggioranza. Il minimo sindacale mentre il leader della Lega continua a far lavorare la ruspa fiscale: «La flat tax si farà, ho un piano da 30 miliardi per i redditi fino a 50mila euro», annuncia Salvini comunicando che oggi vedrà i vertici economici del partito. «Non è ancora tempo di manovra...», si scansa Conte.
Nei fatti, l’atteso vertice di governo non è previsto a strettissimo giro. Salvini sfoglia l’agenda, dice di essere a Roma fino a domani, e che poi venerdì riprenderà il tour per i ballottaggi delle Comunali. Ci sarebbero 48 ore: saranno utilizzate per un chiarimento? Forse, a patto che Luigi Di Maio superi il "processo interno" di M5s e si faccia dare un nuovo mandato a negoziare. Se ci sarà vertice politico, allora a cascata può esserci un Cdm sul decreto-sicurezza. Un rimpasto può essere una soluzione? «No, niente giochini, in quel caso meglio il voto», chiude Salvini.
A 48 ore dalle Europee, quindi, è ancora tutto in aria. Ma Salvini questo stallo lo riempie di dirette Facebook. «Lo spread sale perché c’è a chi conviene che gli italiani siano vincolati alle regole vecchie». Regole da cambiare, dunque, come il mandato della Banca centrale europea: «La Bce dovrebbe garantire il debito governativo in modo da tenere bassi i rendimenti di Stato». Parole pronunciate mentre i capi di Stato e di governo iniziano la discussione sulle euronomine che riguardano anche il successore di Mario Draghi a Francoforte. Lo stacco è evidente. Conte, evidentemente isolato e senza bilaterali con nessuno dei 27 colleghi, cerca di tenere l’Italia aggrappata al treno franco-tedesco, già abbastanza indaffarato a trovare una quadra a due. Salvini, da Roma, fa sapere che la linea del governo italiano è fare più deficit con le spalle coperte dalla Bce. «Proponiamo una grande conferenza intergovernativa su crescita e investimenti», insiste Salvini. Una divisione così netta ed evidente dentro il governo italiano non è una situazione ideale. E infatti lo spread sale ancora, schizza a 290 e infine chiude a 284.
Ma si capisce lontano il miglio che il pomo della discordia è la flat-tax. Oggi il gotha del Carroccio dovrebbe far capire di cosa si parla. Dovrebbe dire quanti, di questi 30 miliardi, vengono dal bonus-Renzi e dalle detrazioni fiscali, ad esempio. «È una provocazione», dicono a denti stretti uomini di governo di M5s. Quella di Salvini è più che altro una forma di pressione psicologica su M5s e sul tandem Di Maio-Conte, anche se ad entrambi Salvini manda messaggi rassicuranti: «Ho dato la mia parola, non la cambio per il 34% alle Europee. A patto che si rispetti il contratto...». Ecco, il contratto: che contiene la flat-tax, la ridiscussione della Tav, l’Autonomia e anche le dimissioni di chi viene condannato in primo grado, come potrebbe accadere al viceministro leghista Rixi a fine mese. Insomma, se i due leader vogliono, possono tornarsi a parlare. Per ora fanno il gioco del cerino. E Di Maio, che pure vuole tornare al tavolo, non può muoversi sino a quando non ricompatta il Movimento.
Sono giorni comunque sprecati, dal punto di vista economico. Perché lo spread sale. E l’Europa fa sul serio. Oggi arriverà la lettera con richieste di chiarimento sul debito. In 48 ore il Tesoro dovrà rispondere. Il 5 giugno le Raccomandazioni Paese potrebbero avviare la procedura per debito eccessivo, che poi dovrebbe essere ratificata all’Ecofin del 9 luglio, a meno che l’Italia non faccia una manovra correttiva. «Quella delle multe non è la strada che preferisco», dice l’eurocommissario alle Finanze Moscovici. In serata poi Conte ha un faccia a faccia con il presidente della Commissione Juncker, ilquale gli fa sapere che oggi i conti dell’Italia saranno sul tavolo del "governo" europeo per un dibattito sui prossimi passi da compiere nei confronti di Roma. Secondo Bruxelles, ci sarebbe uno scostamento dello 0,7% (circa 11 miliardi) rispetto agli obiettivi Ue. E questo a fronte di una richiesta di riduzione del deficit strutturale di 0,6% avanzata a maggio scorso dalla Commissione e di una promessa di taglio dello 0,3% fatta dall’Italia.
Ma per l'Unione Europea c'è un buco da 11 miliardi
Le cifre della Flat tax e della prossima manovra, unite ai riflettori accesi dai mercati, fanno intravedere una strada in salita per il governo. Il Def ha un deficit 2020 fissato al 2,1% del Pil. Con la legge di bilancio, il governo è davanti a un bivio: far scattare gli aumenti dell’Iva o trovare 23 miliardi di risorse alternative, partendo da tagli di spesa che potrebbero includere gli sgravi fiscali o nuove entrate come la lotta all’evasione. Il rifinanziamento delle spese indifferibili costerebbe altri 3-4 miliardi che avvicinano il conto ai 27 miliardi. Certo si potrebbero sfruttare gli eventuali risparmi del Fondo per quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ma almeno un miliardo sarebbe destinato al fondo per la famiglie. E poi c’è la flat tax, per la quale la Lega puntava a una proposta a un costo di circa 13 miliardi: un intervento che a regime lieviterebbe a 30 miliardi.
La cifra finale delle risorse da trovare per il 2020, per stare dentro gli impegni del Def, parte quindi da 40 miliardi, e potrebbe volare ben oltre i 50 stando alle cifre indicate dal leader della Lega: un macigno con crescita già vicina a zero. Vista da Bruxelles, a politiche invariate le previsioni d’inizio maggio vedono schizzare il deficit al 3,5% in percentuale del Pil nel 2020, e il debito dal 133,7% quest’anno e al 135,2% il prossimo. Una "bomba ad orologeria" con lo spread a un passo da 300 e le agenzie di rating che hanno già acceso i riflettori. Passato il voto delle Europee, il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici ha subito ripreso in mano il dossier evocando «misure aggiuntive». Assieme alle Raccomandazioni), per l’Italia è in arrivo il rapporto "126.3" sul debito pubblico: l’anno scorso Bruxelles aveva chiesto a Roma un miglioramento del deficit strutturale di 0,9 punti di Pil nel biennio 2018-2019, che si ridurrebbe a 0,4 sottraendo la massima deviazione consentita (0,5%).
Tuttavia le stime Ue calcolano un peggioramento di 0,3 punti. Ne deriva un buco di 0,7, ovvero oltre 11 miliardi di euro. Le previsioni della Commissione, solo per il 2019, individuano un peggioramento strutturale pari a 0,2 (circa 3,5 mld), che doveva essere invece pari a zero in base agli accordi di dicembre con cui l’Italia aveva faticosamente evitato una procedura per debito.
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