lunedì 20 maggio 2019

Come affossare un partito. Storia di una governatrice, di un'assesora e del commissario inviato da Roma

La scena del quasi riuscito azzeramento del partito di appartenenza, il PD che tenta con la cura di Zingaretti di rianimarsi, è la Regione Umbria. Protagonista del tentato delitto la governatrice della regione, Catiuscia Marini, da due mandati in sella, coinvolta in uno scandalo di  irregolarità e imbrogli nella Sanità. 

 Incalzata dal segretario del suo partito,  la Marini finge dimissioni, il consiglio regionale le respinge; quando poi in prossimità delle Europee - ma a Perugia si vota anche per le Comunali, dove è candidato il piddino Giuliano Giubilei - viene invitata da Zingaretti a dimettersi, lei chiede all'assemblea di ratificare le sue dimissioni; l'assemblea, lei presente e votante a suo favore, le respinge, altro scandalo; subito dopo è colta da malore per cui deve farsi curare in ospedale, fino ad oggi quando - FINALMENTE -  si dimette. Avrebbe dovuto farlo prima , molto prima, appena emerso lo scandalo al quale Lei, comunque la si pensi e  la si metta, non poteva essere estranea.

Ieri il Fatto Quotidiano ha messo a confronto la governatrice con una sua sostenitrice ad oltranza, l'assessora Fernanda Cecchini, sprezzante del pericolo di affossare il partito alle cui spalle è vissuta per decenni e tuttora vive; e il suo accusatore, Walter Verini, uno dei 'Veltroni boy's', inviato con mandato di commissario da Zingaretti per fare pulizia ed indurre, senza attendere oltre, Catiuscia,  nome dolce per uno sporco affare, a filare a gambe levate.

 Premettiamo che la Cecchini e Verini sono compaesani, ambedue di Città di Castello, ma  non della medesima corrente. Zingaretti infatti invia Verini a Perugia perchè lui conosce la situazione e perchè non ama particolarmente Catiuscia - non si è fatto irretire dal suo dolce nome. 

 Che c'entriamo noi con questo caso, ve lo diciamo subito.  Vogliamo spendere due parole  sui comprimari della vicenda, l'assessora sostenitrice e il commissario spazzacorrotti, perchè ambedue li consociamo, meglio li abbiamo conosciuti ed anche frequentati per qualche tempo, anni addietro, una quindicina, per la precisione nell'anno circa in cui dirigemmo il festival musicale di quella città ( Festival delle Nazioni), mentre Cecchini, insegnante di sostegno da qualche parte, ma allora sindaco di Città di Castello ( forse in tutta la sua vita avrà insegnato per qualche anno appena dato che da una trentina circa di anni, il suo mestiere è la politica, fra Comune e Regione), e Verini, non ancora parlamentare, ma  della ristretta cerchia di Veltroni, dunque potente.

 Con la  Cecchini  avemmo parecchi incontri, anche se lei non era direttamente coinvolta nella gestione del festival, dove invece c'era un suo uomo, o forse un suo protettore, l'ex senatore Venanzio Nocchi, anche lui sindaco e assessore regionale ma prima professore,  del quale la Cecchini ha fatto la stessa trafila.

Negli stessi mesi in cui ci arrivò la nomina a direttore artistico del festival, su indicazione e suggerimento di Salvatore Sciarrino, Città di Castello era stata investita da un terribile fatto di cronaca - la storia di una bambina abusata - che lambì indirettamente il  vice presidente del festival, il farmacista Massimo Ortalli( per via dell'appartamento dove gli orchi abusavano della bambina, ma non abitato da lui, che era di proprietà del farmacista)  che lo è tuttora, come Nocchi: gli irremovibili! 

Per tale ragione la sindaca  la incontrammo spesse volte, e lei sempre dimostrò apprezzamento per il nostro programma del festival e per le molte iniziative di qualità  che impedirono che la tragica vicenda che riguardava singole persone, infangasse l'intera città. 

A lei più d'una volta  manifestammo il nostro disappunto per il bastone far le ruote che in più di una occasione ci misero,  sia l'ex senatore Nocchi che il vice presidente, il farmacista Ortalli. E Lei, la Cecchini, ci rassicurò ogni volta del suo pieno appoggio.

Durante il Festival ci raccontarono della presenza in città di Verini , il potente concittadino che lavorava a Roma e ci suggerirono di incontrarlo e noi lo facemmo. Anche lui elogiò il nostro programma e l'aria nuova che avevamo portato a Castello e ci disse queste precise parole: se ti danno fastidio, ci penso io. I nomi di quelli che avrebbero potuto darci fastidio ce li fece prima lui, appena gli accennammo qualche problema.

 I due del consiglio di amministrazione del festival non tollerarono  la nostra indipendenza nella programmazione e l'aver noi fatto saltare intrecci e interessi che negli anni avevano costruito attorno al festival ed intendevano difendere; e perciò ci misero nelle condizioni di non accettare di restare a Città di Castello.

Del resto sarebbe stato suicida da parte nostra, non avendo più il supporto totale ed incondizionato del presidente del Festival, Fontana ( professore alla Luiss, in procinto di lasciare,  restare a Castello e combattere con i due che avrebbero dovuto offrirci la massima collaborazione, se tenevano al festival. Sarebbe stato oltremodo faticoso. 

Prima di arrivare a tale decisione, proprio per il grande successo di quell'edizione 2004 del festival, sentimmo  la Cecchini più di una volta, ed anche Verini. Ci assicurarono che avrebbero neutralizzato - la stessa assicurazione avemmo dall'assessore alla cultura, anch'egli del medesimo partito - i due amministratori che tramavano nell'ombra, come fanno solitamente i vigliachi, e che noi potevamo stare tranquillo.

La storia finì che noi, dopo un anno solo, lasciammo Città di Castello  anche perchè  Cecchini e Verini che avrebbero dovuto difenderci dagli attacchi ingiustificati dei due amministratori, sparirono dalla circolazione.
 Si può avere fiducia, ed anche stima, di persone come Cecchini e Verini che ora, nel caso della Marini, giocano su opposti fronti, la prima in difesa, il secondo all'attacco, e perciò si sfidano, come fratelli coltelli?

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