Roma è di nuovo sul banco degli imputati per i conti pubblici. É forte il pressing delle capitali europee affinché il 5 giugno, il giorno del giudizio con le raccomandazioni Ue, la Commissione europea apra una procedura sul debito italiano neutralizzando una volta per tutte Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Le parole più preoccupanti contro l'Italia sono quelle pronunciate dal ministro tedesco, Olaf Scholz che ieri ha affermato "abbiamo procedure concordate su come gestire le procedure, alcuni Stati avranno ancora notizie dalla Commissione Ue".
Insomma, da Berlino carta bianca a Bruxelles in vista del 5 giugno. A buttare benzina sul fuoco però è stato anche l'austriaco Hartwig Loeger. "Non vogliamo pagare i debiti di Roma, spingendo in modo deliberato la spirale del debito non si può escludere che l'Italia diventi una seconda Grecia". E ancora, "Tria sta cedendo a Salvini, non guarda più la verità in faccia". Parole dure di fronte alle quali il ministro dell'Economia ha provato a reagire invitando Loeger a "pensare prima di parlare", ma poi non ha potuto evitare di ricordare a Salvini che anche lui "ha approvato" il Def che frena la spesa. Il risultato di tale procedura, come è noto non avrà degli effetti solo sull'atteggiamento dei due vicepremier, ma andrà a limitare per anni la sovranità in politica economica del Paese, a prescindere da chi lo governerà. Ipotesi che ormai nessuno esclude nelle stanze europee, tanto che ieri, al termine dell'Eurogruppo si è tenuto un bilaterale riservato tra il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, impegnato ad evitare il peggio, e il titolare di Via XX Settembre, Giovanni Tria.
Anche se la decisione finale di Juncker arriverà solo dopo il 26 maggio per non incendiare la campagna elettorale in favore di sovranisti e populisti e per tenere in conto il risultato delle europee, l'Italia rischia. Per sperare di salvarsi, il governo dovrà fare degli sforzi già in estate visto che i conti gialloverdi 2018-2020 sono fuori da tutti i parametri europei e non rispettano gli impegni presi a dicembre dal premier Giuseppe Conte e dal ministro Tria e poi da tutto il governo con la finanziaria.
Lo sforzo dovrebbe prevedere una manovrina bis di almeno 2-3 miliardi sul 2019 e la garanzia degli oltre 30 miliardi di intervento sul 2020 per tenere a bada il sempre più crescente debito.
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