ll Golfo Persico è «agitato». A muovere le acque strategiche i movimenti militari, la guerra psicologica e gli episodi di tensione. Gli Emirati, dopo una giornata di smentite, hanno annunciato ieri che quattro navi, compresa una petroliera, sarebbero state vittime di sabotaggi nel Golfo di Oman. Storia con molte ombre e dunque da valutare con cautela.
Il primo allarme è scattato in mattinata quando alcuni siti mediorientali pro-Iran hanno diffuso una notizia clamorosa: nel porto di Fujairah, uno dei più importanti della regione, si erano verificate numerose esplosioni, coinvolte sei o sette petroliere mentre in cielo sfrecciavano caccia Usa e francesi. La news, rilanciata da Sputnik, non era però accompagnata da dettagli, foto, immagini o testimonianze. Un mistero che sembrava essere rientrato con un comunicato delle autorità locali che negava qualsiasi incidente o attentato.
Il quadro è cambiato quando è uscita una dichiarazione ufficiale degli Emirati Arabi, precisazione con alcuni elementi: le 4 navi, l’assenza di fuoriuscita di petrolio, il sabotaggio avvenuto a est di Fujariah. Quindi l’impegno a far luce sui responsabili. Immediata la reazione da Teheran, dove un alto esponente del Parlamento, ha sottolineato la «fragilità della sicurezza» lungo la via d’acqua. Parole che trovano sponda in quanto sta avvenendo, negli ultimi giorni nello scacchiere.
Il Pentagono ha mobilitato una task force aeronavale – con portaerei, unità d’assalto anfibio, bombardieri B52 – in risposta a possibili azioni da parte dell’Iran e delle milizie alleate. Una mossa innescata da una imbeccata dell’intelligence israeliana e dai movimenti di un mercantile con a bordo forse dei missili. La decisione del Pentagono è stata letta come una nuova prova di forza di Trump verso gli ayatollah, anche se diversi osservatori hanno parlato di gesto più di pressione psicologica che reale.
Sono tanti gli interrogativi. A cominciare dalla dinamica e dalle conseguenze reali. Come sono state danneggiate le unità? Con delle cariche esplosive o con altri mezzi? I ribelli sciiti Houti, sostenuti dell’Iran, hanno mostrato in passato di avere capacità «marittime» (mine, sub, trappole esplosive), anche se la loro area di operazioni non è vicina. I sabotatori si sono mossi su qualche «vascello» locale, tipo dhow? Siamo davanti ad una provocazione per mettere in difficoltà Teheran, avversaria degli emiri sunniti e dell’Arabia Saudita? Le prossime ore aiuteranno a decifrare meglio cosa sia avvenuto in un settore critico.
Nessun commento:
Posta un commento