Il nome del nuovo sovrintendente della Scala verrà reso noto entro la fine di giugno. La short list predisposta da Egon Zehnder si è ridotta ulteriormente, tenuto anche conto del fatto che i «cacciatori di teste» hanno già eliminato dall’elenco i papabili che si sono detti non disponibili a ricoprire l’incarico perché impegnati in altri teatri (Serge Dorny della Bayerische Staatsoper di Monaco e Peter Gelb del Metropolitan di New York): c’è riserbo sui nomi, ma la lista dovrebbe comprendere Carlo Fuortes dell’Opera di Roma, Fortunato Ortombina della Fenice di Venezia, Cristiano Chiarot del Maggio Fiorentino, Filippo Fonsatti dello Stabile di Torino e Dominique Meyer dell’Opera di Vienna.
«Se non sarà maggio, sarà giugno, ma non più in là», ha fissato la scadenza ieri il sindaco Giuseppe Sala, al termine della riunione del Cda convocata per esaminare i conti del 2018 e per ratificare l’ingresso di Cattolica Assicurazioni come nuovo socio fondatore. Sulla futura guida del Piermarini, il primo cittadino ha aggiunto: «A questo punto, bisogna fare un’operazione di chiarezza e dire cosa cosa vogliamo fare, sia per la programmazione sia per rispetto al sovrintendente attuale». E ancora: «Che si confermi, che si proroghi a tempo o non lo si confermi per nulla, credo che si debba dirglielo. Io sono dell’idea che a questo punto si debba accelerare».
Nella lista ristretta, il profilo in pole position sembra quello di Fuortes, che porterebbe in dote il merito di aver rimesso in piedi l’Opera di Roma (pur non risolvendo la questione del buco di bilancio ereditato). Detto questo, è tutt’altro che da escludere una riconferma a tempo di Pereira con una proroga-ponte di uno-due anni, così da far coincidere la scadenza del suo contratto con quella del direttore musicale Riccardo Chailly. L’ipotesi sembrava cosa fatta fino a qualche settimana, poi è arrivata la querelle sull’Arabia Saudita a rimescolare tutto. In ogni caso, Pereira si giocherà tutte le carte a disposizione per restare. È vero che i numeri del 2018 (seppur positivi complessivamente per 200mila euro) non sono stati all’altezza del 2017, specie sul fronte degli incassi da biglietteria (-5% di indice di riempimento del teatro), ma è altrettanto vero che i primi mesi del 2019 hanno fatto segnare un record al botteghino: più di 10 milioni di euro. E la stagione 2020 sembra fatta apposta per richiamare il grande pubblico.
Senza dimenticare la capacità di Pereira di reperire soldi da sponsor e soci privati, denaro che serve come il pane in una situazione in cui lo Stato è in grado di coprire solo il 33% del budget e che altri non sarebbero in grado di trovare. Se ci mettiamo che a breve potrebbe lasciare pure il dg Maria Di Freda (in rapporti non proprio idilliaci col sovrintendente), la domanda sorge immediata: la Scala può permettersi di perdere contemporaneamente due figure-chiave per affidarsi al nuovo arrivato? Il tempo gioca a favore di Pereira. Tra poco più di un mese il responso
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