Il presidente americano Donald Trump ha dato il via libera al progetto di riforma dell’immigrazione ideato dal genero e consigliere, Jared Kushner. Il nuovo piano «sarà l’invidia del mondo moderno», ha detto, spiegando che la proposta «è pro-americana, pro-immigrati e pro-lavoratori». Tutto molto semplice: «Se c’è una richiesta adeguata, saranno velocemente annessi. Se non c’è, saranno prontamente rimandati a casa». La riforma raggiungerebbe due obiettivi: «Fermare l’immigrazione illegale e assicurare un nuovo sistema legale che protegge le paghe degli americani, promuove i valori Usa e attrae i migliori da tutto il mondo».
La novità principale del sistema «basato sul merito» risiede, secondo Trump, nell’individuazione del tipo di “immigrante ideale”: un lavoratore con elevate capacità professionali che avrebbe la precedenza persino su coloro che già hanno un membro della famiglia nel Paese. Ogni anno, l’America distribuisce oltre un milione di “Carte verdi”, e solo 140mila sono concesse in base all’occupazione. Il resto dei permessi di soggiorno va a persone con legami familiari negli Usa, a chi ottiene lo stato di rifugiato, e per i vincitori della cosiddetta “lotteria”, che riserva un determinato numero di visti a persone provenienti da ogni Paese. Il nuovo piano della Casa Bianca, invece, distribuirebbe oltre la metà dei permessi di soggiorno a immigranti individuati con un “sistema a punti” che valuta abilità professionali, livello di istruzione, età, e conoscenza della lingua inglese. Il tutto valutato in base a test specifici. Dentro solo i migliori, insomma.
La riforma prevede anche il criterio di «assimilazione patriottica», che dovrebbe favorire gli immigranti che mostrino un interesse attivo a prendere parte alla cultura e allo stile di vita statunitense. Attitudine anche in questo caso determinata con un test, sulla storia americana. Il progetto di Trump viene criticato pesantemente dai democratici, ma anche da alcuni membri del Gop (Great old party), certi che non arriverà mai ad essere varato.
È stato annunciato proprio nelle stesse ore in cui si è appreso della morte di un quarto migrante minorenne in pochi mesi (dal dicembre scorso). Il bambino di due anni e mezzo era giunto dal Guatemala con la madre il 3 aprile e, dopo essere stato preso in custodia dalle autorità Usa al confine con il Texas, avrebbe contratto la polmonite che si è rivelata fatale. Il presidente ha promesso che il nuovo piano «cambierà la normativa in atto, così da riunire i minori non accompagnati con i genitori nel loro Paese d’origine», ma i dettagli non sono noti, e la riforma non prende in considerazione il futuro dei “dreamers”, i due milioni di immigrati che, giunti nel Paese da bambini, non conoscono alcuna altra patria.
Suscita dubbi anche la promessa di Trump che il nuovo piano «accelererà le richieste di chi chiede asilo», eliminando, al contrario, le «richieste frivole» dei migranti che, secondo lui, «abusano del sistema, ingorgandolo».
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