venerdì 24 maggio 2019

Alla Regione Lombardia uno stuolo di Lord e Nobildonne che agiscono in totale trasparenza e per il bene degli Italiani che, vengono - secondo il credo leghista - prima di tutti gli altri

Le competenze: son queste che contano, specie in un’epoca in cui scarseggiano. Così, quando si diventa governatore della Lombardia, uno s’immagina una legione interna di sapienti a supportarlo. E invece no. «Quando sono entrato a fare il Presidente della Regione Lombardia – spiega il governatore leghista e avvocato Attilio Fontana ai pm che gli chiedono come mai si fosse rivolto a Gioacchino Caianiello per ricollocare il proprio ex socio di studio legale Luca Marsico quando questi non era stato rieletto in Consiglio regionale per Forza Italia — sapevo poco dei meccanismi regionali, ed è per questo che mi sono rivolto a Caianiello. Io volevo solo rispettare la legge». A occhio, si poteva magari trovare qualcosa di meglio come novello “Virgilio” nei gangli regionali lombardi: non tanto perché Caianiello sia poi stato arrestato lo scorso 7 maggio per associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione, quanto perché già prima era, oltre che senza ruoli formali nelle istituzioni né in Forza Italia, condannato definitivo per tangenti (3 anni e 125.000 euro per concussione ai danni di un imprenditore nel 2005). Ma Fontana è molto sincero con i pm: «Con Caianiello abbiamo un rapporto di tipo “politico” e con lui spesso mi confrontavo per risolvere questioni politiche locali, nonostante gli scontri avuti in passato. Lui è coordinatore “di fatto” di Forza Italia a Varese, e la stessa coordinatrice Lara Comi, se avevo qualche problema, mi diceva sempre di rivolgermi a lui».

 Caianiello però non è un lord, se Fontana stesso riassume ai pm in sintesi nuda e cruda ciò che «mi propose: far andare Zingale (manager Afol, ndr) alla Direzione Generale dell’assessorato della Formazione regionale, in modo tale che poi da lì potessero essere affidate consulenze a Marsico». Ma «io – rimarca Fontana - la proposta di Caianiello non l’ho neppure presa in considerazione», e assicura di «sinceramente non» averla percepita come corruttiva: «Io avevo già deciso» la nomina di un’altra persona «ma non l’ho detto chiaramente a Caianiello, ho “traccheggiato” prendendo tempo. Lui dice tante cose, spesso glele faccio dire e lo lascio parlare. Forse la ragione era che non l’avevo comunicato ancora agli altri miei interlocutori politici in FI e non volevo che lo sapessero tramite Caianiello».

Il nome prima del bando
Dopo un’esplorazione con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti («ne ho parlato con lui in maniera molto generica, rappresentandogli la situazione (...) forse Toti mi disse che, se Marsico aveva bisogno, magari poteva rivolgersi a lui»), l’alternativa alla quale Fontana pensa per il suo ex socio di studio (che ne ricaverà 11.500 euro l’anno e 185 euro a seduta, mentre Fontana ne ha ricavato l’essere indagato per l’ipotesi di abuso d’ufficio da cui lo difende il legale Jacopo Pensa) è invece un’altra: «uno dei comitati interni consultivi della Regione», il Nucleo Valutazione Investimenti. Che fa cosa? «Nello specifico non lo so. Mi pare debba esprimere valutazioni sugli investimenti svolti dalla Regione». Il bando non era una selezione o comparazione tra i 60 curricula arrivati, ma - spiega Fontana - un avviso pubblico a chi volesse candidarsi e poi «una nomina puramente discrezionale, fiduciaria della Giunta» su proposta «che feci io stesso perché, oltre a essere avvocato, era stato presidente della Commissione regionale Ambiente e assessore provinciale varesino all’Ambiente». Ma aveva pensato già a Marsico prima ancora che fosse pubblicato il bando? «E’ possibile». Un po’ più che possibile: i pm gli riassumono che Giulia Martinelli (ex moglie di Matteo Salvini e capo segreteria di Fontana), interrogata prima di lui come teste, ha detto che «il giorno prima della pubblicazione del bando, il 27 giugno 2018, nel corso di una riunione del “punto interno”, Fontana le disse di contattare Marsico perché facesse la domanda. E Scaccabarozzi (altra componente del suo staff) ricorda di aver ricevuto da Fontana una lista di nomi da contattare su sua indicazione». Al che, Fontana risponde che «non ne ho un ricorso preciso, ma, se lo hanno detto Martinelli e Scaccabarozzi sarà stato certamente vero». Succede spesso di scegliere uno già prima dell’avviso pubblico? «Non so dire se fosse una consuetudine», ma «Marsico era una persona di cui avevo fiducia e che ritenevo adeguata a quel posto».

Conflitto d’interessi?
E quando i pm introducono il tema dell’obbligo o opportunità di astenersi rispetto a un incarico dato dalla sua Regione su sua proposta al suo ex socio di studio legale, l’avvocato Fontana spiega la propria nozione di (non) conflitto di interessi: avendo ceduto le quote del suo studio legale «il 26 giugno 2018 a mia figlia, ritenevo lecito che io potessi partecipare alla deliberazione» sull’incarico al suo ex socio Marsico, «e legittimo indicare persone di fiducia del Presidente della Regione per quel comitato. Se avessi avuto il sospetto che la mia partecipazione potesse essere non legittima, mi sarei astenuto e sarei uscito dalla seduta di Giunta in quel momento». Allo stesso modo Fontana rivendica meritocrazia quando i pm gli chiedono (sulla base delle intercettazioni) se una nomina all’ospedale Sacco-Fatebenefratelli sia «in quota alla Lega». «All’inizio del mio mandato - risponde - l’unico criterio seguito per la nomina dei direttori generali delle aziende ospedaliere è stato esclusivamente quello delle professionalità e non di appartenenza politica».

                                               ( da  CORRIERE DELLA SERA, di Luigi Ferrarella )

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