giovedì 6 luglio 2023

'LITIGHENO', di petroliniana memoria. Aldo Grasso critica Bianca Berlinguer. E la giornalista risponde

 Aldo Grasso, critico televisivo, sul Corriere della Sera, ha scritto, polemicamente: “È finita #cartabianca e, in tutta sincerità, spero non torni più”. Grasso, che ha sottolineato di non riferirsi alla trasmissione in sé, ha parlato del talk-show come formula televisiva non più efficace. “Ogni volta che il reale appare nella sua drammaticità, dobbiamo registrare come i talk inquinino il dibattito pubblico, creino mostri, diffondano menzogne e malafede, favoriscano l’indistinguibilità. Per questo, l’ospite più ricercato è quello considerato scomodo, l’intellettuale dai toni wagneriani, costantemente in dissenso”. 

Per Grasso non è possibile continuare con un format che prevede solamente risse, disinformazione e chiacchiere. “La rottura sta solo nella rissa: per questo, nella scelta degli ospiti, bisogna considerare la contrapposizione, il tafferuglio, il parapiglia. Anche in termini linguistici, il talk è un esercizio intrinsecamente populista (ragion per cui i più bravi non li frequentano, non è il loro ambiente). Normale che ciò succeda nelle tv commerciali perché i loro bilanci dipendono dagli ascolti, dalla pubblicità. Ma la Rai può fare qualcosa di diverso? O si limiterà ancora, stancamente, a sventolare le bandiere del pluralismo, dell’obiettività, della completezza dell’informazione (inganni atroci)?”.

Alla domanda di Grasso ha risposto immediatamente, e seccata, la conduttrice Bianca Berlinguer. Riferendosi al critico del Corriere ha scritto: “Ma vi sembra normale che il critico televisivo del gruppo editoriale al quale appartiene la trasmissione mia diretta concorrente, Di Martedì, si auguri la chiusura d’autorità di CartaBianca?”. 

“E dico “d’autorità” dal momento che gli ascolti ci hanno costantemente premiato, ma per Aldo Grasso la risposta positiva del pubblico sarebbe un criterio valido solo per le tv commerciali perché i loro bilanci dipendono dagli ascolti, non per il servizio pubblico. Mentre la Rai finanziata in parte dal canone, cioè dai soldi dei cittadini, dovrebbe disinteressarsi del consenso degli ascoltatori. Ma chi altri dovrebbe giudicare, se non quegli stessi cittadini che pagano il canone e gestiscono il telecomando, della qualità e del gradimento di una trasmissione? O a decidere del destino di un programma, della sua continuità o interruzione devono essere, in singolare sintonia, il critico televisivo del gruppo editoriale concorrente e una parte della classe politica?”. 

                                           *****

Possiamo anche noi, modestamente, unirci alla disputa, aggiungendo, anzi confermando che Grasso se deve parlare , scrivere male, non lo fa mai con le trasmissioni della sua stessa azienda, ma solo con quelle Rai e Mediaset; ed anche che, da molto tempo a questa parte, proprio La7, del suo stesso datore di lavoro Cairo, si fa bella con ospiti 'rubati' alla concorrenza, Rai innanzitutto, spesso bistratta da Grasso( che in un solo caso, recentissimo, si è ravveduto, elogiando Corrado Augias: fra cani rabbiosi non ci si sbrana!) e che, più di una volta,  ha ospitato ex dipendenti Rai, solo quelli noti, in causa con l'azienda, e quindi banditi da programmi Rai. E La7 se ne avvantaggia, gratuitamente. 

                                                                                (P.A.)


Nessun commento:

Posta un commento