Niente notizie, niente programmi televisivi o radiofonici in diretta. Che bello! Qualche volta , almeno sotto questo aspetto, fa pure bene uno sciopero generale. Il fatto è che, purtroppo, l'indomani, si ricomincia.
Ricominciano tutti radio, televisione ed anche giornali - a proposito domani li troveremo in edicola o no? - e ricominciamo a vedere le solite facce delle compagnie di giro che popolano gli schermi televisivi, più che le onde radio o le pagine dei giornali. Non importa ai conduttori - li chiamano così, come chiamano anche i direttori d'orchestra, quei poveri idioti della schiatta giornalistica, che vogliono far sapere che conoscono l'inglese - che la gente ne ha piene le scatole di certe facce che discutono - o sembrano farlo - di tutto con sempre uguale competenza, leggi: incompetenza. Consentiteci una parentesi linguistica. Ieri o l'altro ieri fa lo stesso, un grande quotidiano riferiva della tournée in USA del Regio di Torino, guidato da Noseda, il quale, secondo il grande quotidiano è stato, di recente, 'nominato' (nomination) conduttore (conductor) dell'anno. In italiano, ad uso di quei giornalisti che l'italiano lo stanno dimenticando a favore di qualche parola d'uso comune inglese, si dice è stato 'proclamato' o 'segnalato' o 'eletto' da una nota rivista musicale americana 'direttore' d'orchestra dell'anno.
Torniamo alle compagnie di giro, per dire quanto sarebbe sacrosanto e sano ogni tanto cassarle dagli schermi televisivi.
L'altra sera a 'di martedì' dell'antipatico Floris (pare che vogliano spostarlo di giorno, ma che non possano farlo per via di quell'insulso titolo!) s'è materializzata una personcina ( per la piccola statura fisica) che ci ha fatto molto piacere e ci ha resi orgogliosi come italiani, semplicemente per la sua esistenza. Lidia Menapace, classe 1924, donna intelligente e lucida. Di Salvini, quello con la cravatta verde ed il torso nudo, se ne mangia duemila; solo che Lei non la inviteranno spesso perché manda qualche scossa alla materia grigia degli italiani, almeno a quelli che l'hanno, mentre il Salvini coltiva gli istinti più bassi degli ascoltatori, e questo piace e serve di più ai conduttori (che risate!) delle reti televisive e dei programmi. Novant'anni e forse appena una quarantina di chili di peso di oro colato, specie di testa.
Per fortuna che c'è qualche caso in cui la televisione (ed anche i giornali) servono a qualcosa. Quando ci sono delle patenti ingiustizie che il singolo è incapace, perchè impotente , a risolvere da solo, ecco che i grandi mezzi di comunicazione, denunciando all'opinione pubblica gli enti che tali ingiustizie praticano, li costringono a porvi rimedio in ventiquattr'ore, mentre il singolo lottava da anni per ottenere giustizia, senza riuscirvi.
Repubblica e Corriere fanno a gara a chi intorbidisce di più le acque, già abbastanza torbide, dell'informazione. Chi vende di più? Ieri, in risposta a tale domanda, i due più grandi quotidiani se la battevano, in fatto di informazione tendenziosa e pilotata. Il Corriere è primo in edicola, diceva il Corriere, La Repubblica è prima nelle vendite, diceva La Repubblica. Il lettore veloce avrà pensato: si può sapere chi è primo? Solo leggendo attentamente, ed essendo un pò addentro al mercato delle edicole, si veniva a capo del fondo di verità della notizia. Il Corriere - che ha più soldi da buttare - distribuisce in edicola più copie di Repubblica. Distribuisce vuol dire 'consegna' agli edicolanti. Poi però La Repubblica che distribuisce meno copie agli edicolanti ne vende di più. Ma allora, potrebbe pensare qualcuno perchè il Corriere non ne stampa meno? Ha soldi da buttare? Semplicemente perchè se vuol tentare di vendere più copie ne deve distribuire di più, perchè lo scarto fra le copie distribuite e quelle vendute, specie in Italia, è abbastanza alto, anche fra i quotidiani. Ancora più drammatica, anzi letale, la differenza fra copie distribuite e vendute per le riviste di settore. per fare un esempio: per vendere 5.000 copie ne devi stampare almeno il triplo. E subito chiaro a chiunque come muore la stampa periodica in Italia.
Quanto costa la politica? Franco Abruzzo che quotidianamente fornisce notizie fresche di scoperta , scrive oggi che la politica in Italia, in tempo di 'revisione della spesa', continua a costare 8.000.000.000 di Euro. Sì avete capito bene, quasi tre volte la correzione che la UE chiede ai conti italiani, per la quale Padoan si raccomanda a Padre Pio, perchè non saprebbe, senza il miracolo dell'inversione di rotta della crisi, trovare i 3.000.000.000 circa necessari. La politica, invece, sta buona e zitta. seguendo la regola che se ti investe una tempesta fai finta di nulla, tanto passerà e potrai continuare a vivere sotto l'ombrellone, in una eterna estate. La stratosferica cifra è stata fornita dalla Corte dei Conti nella sua relazione di giugno. Son passati sei mesi è tutto è come prima.
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