Certamente meglio dello scorso anno, quando - se ricordiamo bene - c'erano state interruzioni, interviste mozzicate ed altro.
Quest'anno, salvo ciò che abbiamo scritto ieri a proposito dell'introduzione, dell'intervallo e dei disordini nella piazza antistante il teatro dei quali neppure una eco lontana era giunto alle orecchie degli 'addobatissimi' presentatori, le cose più indecenti si sono avute negli ultimi minuti dell'opera. Più di una volta sono saltate le immagini, ed è apparso il 'salvatore' schermo nero, qualche altra volta è andato via l'audio e le ultimissime pagine dell' opera sono state funestate da un audio indecente.
Perchè? Forse perché si stava in una fabbrica dismessa -dove la regia aveva ambientato l'opera - con le forniture elettriche che ogni tanto saltano; o dove, forse, aveva fatto saltare veramente la corrente quella scapestratella di Marcellina, con quel suo dannato ferro da stiro, quando ha capito che con Fidelio con c'era 'trippa per gatti', perchè non era un uomo ma una donna - nell'intervallo, tuttavia, il duo Mattei-Aspesi non s'è lasciato sfuggire l'accenno al bacio 'saffico' fra le due, che palle. E la sottolineatura all'inferno delle fabbriche che chiudono è tornato anche nella sigla finale della diretta, più curata della diretta medesima, quando si sono visti complessi industriali d'altri tempi.
Orchestra, voci e direzione come si convengono ad un grande teatro. Che certamente ora con il maggior peso che gli verrà dalla presenza del repertorio italiano - fra i più grandi di tutti i tempi - non rischia di 'provincializzarsi' , caro Panza, dopo la sua 'europeizzazione' nell'epoca Lissner, dovuta principalmente alla presenza di registi della grande scena internazionale. Il giornalista del Corriere, intervistato dalla Mattei, ha dimenticatoi di dire che l'Opera è innanzitutto musica e canto, e in secondo luogo spettacolo, e che, perciò, di spettacolo aggiunto si tratta. E, qualche volta, anche inutile e dannoso, perchè il primo e più grande elemento di spettacolo all'opera, deriva dalla musica e dalla voce umana; in misura minore perfino dalla vicenda.
Comunque in tutti questi anni la presenza di Barenboim che con il 'Fidelio' si cessa a Milano, è stata salutare per il teatro, non perchè egli non abbia mai voluto fare Verdi o gli altri italianucci che rispondono ai nomi di Rossini, Bellini, Donizetti, Puccini Mascagni, Leoncavallo ecc... ma solo perché ha tenuto fermo il timone in un momento in cui la nave scaligera rischiava di sbattere sugli scogli, a seguito del divorzio traumatico di Muti dal teatro.
A proposito di Muti. Corre voce che si stiano intessendo nuovamente i rapporti con il Teatro dell'Opera di Firenze, dove egli aveva mosso i primi passa da direttore stabile. Un consiglio: non c'è due senza tre, di uscite intendiamo. Attenzione maestro, ancor prima di entrarvi. Il quale maestro ha trovato il tempo di lamentarsi della stampa italiana che presta più attenzione ad orchestre giovanili straniere quando scorazzano su è giù per l'Italia che alla sua 'Cherubin'i. No, maestro, è fuori strada. Lei non può lamentarsi, non si dimentichi che nei giornali ha addirittura dei giornalisti 'personali', i quali basta che lei alzi il telefono e nel giro di qualche or se li ritrova proni, dietro la porta di casa.
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