E' già la seconda volta, nel giro di pochi mesi (la prima quando ci fu la rielezione di Napolitano) che Riccardo Muti, il grande direttore, vien tirato in ballo come candidato alla presidenza della Repubblica. Qualche tempo prima, all'epoca della nomina di eminenti personalità a senatori a vita da parte di Napolitano, era rispuntato il suo nome accanto a quello di Abbado; ed anche in questo caso si sa come andarono le cose. Napolitano, forse già a conoscenza dei riemersi problemi gravissimi di salute di Abbado, preferì nominare l'ottantenne direttore al posto di Muti, per il quale ci sarebbe stato sempre tempo, essendo molto più giovane di Abbado.
Ora si torna a parlare di Muti come Presidente della Repubblica, forse pensando ad altre grandi personalità del mondo dell cultura e dell'arte che, in passato, furono eletti a tale prestigiosissima carica; si pensi al poeta e drammaturgo Havel per la Cecoslovacchia. Ma forse chi fa tale paragone dimentica che Vlaclav Havel, poeta e drammaturgo, poteva vantare una militanza politica di lunga data, in nome ed in ragione della quale era stato anche in carcere. Muti è sempre vissuto fra casa teatro e podio. Il carcere, per ragioni politiche, sa solo che esiste.
Muti fa bene il direttore, oggi è il direttore per eccellenza in Italia e fra i primi nel mondo. Perchè allora volergli far cambiare professione, non sapendo con quali risultati, mentre i risultati dal podio sono certi e grandissimi?
Ciascuno - lo ha detto anche l'interessato - deve fare il mestiere che sa fare. E poi Muti non ha fatto capire che vuole vivere a Ravenna, la città in cui si vive meglio di ogni altra in Italia, e dalla quale non verrebbe via neanche se lo solleticassero con il Palazzo del Quirinale?
Nessun commento:
Posta un commento