«Il processo agli ex terroristi italiani si faccia in Italia». È un segnale politico importante quello che arriva da Parigi, una conferma della nuova impostazione politica di Emmanuel Macron, deciso a recidere le interpretazioni eccessivamente estensive della cosiddetta «dottrina Mitterand». Il presidente francese, all'indomani della decisione della Corte d'Appello che ha negato l'estradizione, fa sapere che la Francia valuta il ricorso. Macron esprime la «volontà politica di collaborare con il governo italiano» per l'estradizione degli ex militanti dell'area dell'estrema sinistra accusati di reati legati al terrorismo negli Anni di piombo e rifugiatisi in Francia.
«Per quanto riguarda le decisioni del sistema giudiziario francese, per definizione, non mi pronuncio su di essa. In ogni caso, ho detto che politicamente sostenevo l'approccio, e che appoggiavo la richiesta del governo italiano per quanto riguarda questi brigatisti, in accordo peraltro con la dottrina che la Francia ha sempre avuto», spiega Macron, rispondendo a un giornalista durante la conferenza stampa al termine del vertice Nato di Madrid. «Perché la Francia - ha ricordato - aveva respinto solo le richieste di estradizione di persone non coinvolte in crimini di sangue. In questo caso specifico - fa notare il presidente francese - queste persone sono state coinvolte in crimini di sangue e meritano di essere processate sul suolo italiano. Questo è il rispetto che dobbiamo alle famiglie delle vittime e alla nazione italiana». Ora, continua Macron, «è stata presa una decisione legale. Questa decisione non è nota oggi, ma il suo risultato è comunque noto. Io non l'ho visto scritto. Ma spetta a noi, nelle prossime ore, verificare se è possibile un ricorso alla Corte Suprema, o in ogni caso, se ci sono ancora canali giurisdizionali che ci permettano di andare oltre». «Quindi non posso dirvi altro, se non ribadire la volontà politica di collaborare con il governo italiano su questo tema e di farlo in coerenza con la linea che è sempre stata della Francia. Tutto dipende ora, in questo caso, da altre questioni legali e giurisdizionali».
Il livello di attenzione politica sulle mancate estradizioni, all'indomani della sentenza della corte francese, resta alto e le polemiche non mancano, riverberandosi anche sulla ratifica del Trattato del Quirinale, firmato nel novembre scorso da Emmanuel Macron e Mario Draghi, un documento che dovrebbe rilanciare un nuovo asse di cooperazione franco-italiano. «La Francia nega l'estradizione in Italia di 10 terroristi delle Brigate Rosse in quanto nella nostra Nazione non sarebbe garantito il giusto processo. Mi auguro che l'Aula si ricordi di questo atteggiamento francese quando martedì arriverà la ratifica del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia» dichiara in Aula il senatore di Fdi, Giovanbattista Fazzolari. Protesta anche il collega Andrea Delmastro. Il trattato all'articolo 4 prevede la cooperazione giudiziaria e di polizia, la consegna delle persone e la lotta coordinata al terrorismo.
Si fa sentire anche la voce delle forze di polizia italiane, attraverso il Consap. «A volte la tempistica esalta l'illogicità. Nel paese d'Oltralpe cambiano i tempi ma non la dottrina Mitterand - dichiara il segretario Cesario Bortone - per il sindacato di polizia quella della corte d'appello di Parigi è una sentenza irrispettosa della giustizia italiana. Tra i terroristi figurano tra gli altri anche pluriomicidi. Un caso a parte poi la questione di Giorgio Pietrostefani da quello che il suo sodale Adriano Sofri ha definito vecchio uomo e nonno, ancora aspettiamo la verità sul vile agguato costato la vita al commissario Calabresi».
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