Un’opera russa, il capolavoro di Modest Musorgskij, "Boris Godunov", per inaugurare il prossimo 7 dicembre la stagione 2022-23 del Teatro alla Scala di Milano. Con questa scelta simbolica il sovrintendente Dominique Meyer ha ribadito oggi, nel corso della presentazione del programma, il no del più importante teatro lirico italiano alla 'caccia alle streghe' contro gli artisti russi, già espresso in altre occasioni.
A oltre cento giorni dall'inizio della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina, il sovrintendente ha voluto prevenire ogni eventuale polemica: “Non abbiamo programmato ieri la prossima stagione lirica-ha detto in conferenza stampa- quello che viene presentato oggi è stato deciso tre anni fa, così come il protagonista Ildar Abdrazakov. Se fai Boris Godunov non hai 50 interpreti che possano farlo. Noi non abbiamo nulla contro gli artisti russi”, ha aggiunto.
Sollecitato dai giornalisti sul fatto che, nel febbraio scorso, la Scala fece "saltare" il celebre direttore russo Valerij Gergiev per non aver risposto alla richiesta di prendere le distanze dalla guerra, Meyer ha precisato: "Non è stata una delle cose che ci è piace fare, ma era nostro dovere farlo. Abbiamo considerato Gergiev come un uomo politico perché lui è quasi il 'ministro della Cultura' in Russia e dunque il suo caso è diverso".
Riguardo al fatto che Ildar Abdrazakov, il celebre basso russo che interpreterà proprio il ruolo dello Zar, sarebbe stato premiato da Putin nel 2021, il sovrintendente alla Scala ha replicato: "Si sa la debolezza che hanno tante persone, non solo artisti, per le medaglie, per i riconoscimenti, ma chi siamo noi per giudicare? Io non sono per la caccia alle streghe, non sono per la cancellazione delle opere russe, non voglio nascondermi quando leggo Puskin e mi assumo le mie responsabilità per queste scelte".
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