L'inno è sempre quello, dai tempi di Stalin. E dopo la breve pausa del periodo di Eltsin, in cui per qualche anno fu sostituito dal Canto patriottico di Michail Glinka, a rivolerlo a tutti i costi fu proprio lui, Vladimir Putin. Naturalmente c'era un problema: va bene la continuità con gli anni del comunismo, ma per le parole era necessario un adeguamento ai nuovi tempi. Così nel 2000, Putin era da poco presidente, Sergei Mikhalkov, letterato da sempre vicino al Cremlino (chiunque ci abitasse) stabilì un record da Guinness dei primati: per la terza volta fu incaricato di riscrivere le parole della stessa melodia.
Nella prima occasione, è il 1943, Mikhalkov (morto nel 2009, padre dei registi Nikita Mikhalkov e Andrei Konchalovski) canta le lodi incondizionate di Lenin e Stalin: il primo «illumina» il cammino del popolo, il secondo lo «educa». Nel 1977 la revisione voluta da Breznev. Tolto il riferimento a Stalin, il protagonista diventa «il partito» che guida la Russia «al trionfo del comunismo». Caduto il Muro, nell'ultima versione resta la Russia: «Il nostro paese sacro, la nostra terra amata. Una potente volontà, una grande fama sono il tuo patrimonio per tutti i tempi».
Quanto a Mikhalkov il suo percorso letterario è significativo non solo per il contributo a uno dei simboli patriottici più amati dai russi, ma anche per la sua capacità di adattamento alle peripezie della storia. Nato nel 1913, inizia la scalata alla celebrità sul finire degli anni Trenta senza conoscere più alcun ostacolo. L'edizione completa delle sue opere, pubblicata in numerosi volumi tra il 1954 e il 1991, viene distribuita in più di 750mila copie. Anche dopo la caduta del comunismo viene onorato con e le più alte onorificenze; dopo la morte arrivano un francobollo e un monumento, inaugurato personalmente da Putin. In naturale sintonia con chi comanda, non fa mancare le critiche ai dissidenti che nel corso dei decenni hanno fatto da contraltare al potere russo: non risparmia parole dure contro Anna Achmatova, Boris Pasternak e Alexander Solgenitsin. Suo figlio Nikita ha imparato da lui: è tra gli intellettuali più vicini a Putin.
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