lunedì 13 giugno 2022

Aldo Grasso e Corrado Augias: simile non mangia simile

Ci siamo chiesti, quasi ogni giorno per oltre un mese, scorrendo l'ultima pagina del Corriere della Sera, come mai Aldo Grasso nella su rubrica tv non avesse mai degnato di attenzione l'osannata oggi  da lui trasmissione di Corrado Augias sulla musica, 'La Gioia della Musica' . E lo faccia, solo ora, a conclusione del ciclo di 25 puntate, della durata complessiva di un mese e mezzo circa. La risposta che ci siamo dati, in attesa di Grasso, è stata in effetti duplice.

 Grasso non 'azzanna' Augias,  perciò si è imposto il silenzio stampa. Vuole che  combatta la sua battaglia da solo, perché non venga a dire Augias che qualcuno, Grasso, gli ha messo la museruola, o, al contrario, che l'ha aiutato.  

Che l'intento principale di tanto ritardo fosse quello di non azzannare o disturbare - più che aiutare - il maestro di musica, risulta evidente dalla consuetudine dei critici televisivi di commentare una trasmissione, specie se nuova, dopo le prime puntate. Consuetudine cui anche Grasso non sfugge mai, con la sola eccezione di alcuni beniamini della tv del suo padrone, Cairo; o nel caso dell'ormai  ben nota sua passione smodata per Edoardo Camurri che è per lui una specie di Re Mida che trasforma in oro qualunque  vile metallo gli venga  offerto perché lo forgi. E, per questo, recensisce, anzi lo presenta, ancor prima che inizi. 

 

Secondo Grasso, a corso popolare di musica terminato, Augias ha fatto il più bel programma di tutta la sua carriera televisiva che è lunghissima, anzi longeva, quasi patriarcale, come la sua età, nonostante che ogni giorno, ma non solo lui, vada dicendo in pubblico, che è ora che i vecchi si facciano da parte e liberino spazio per i giovani.  

 Quanto poi al suo panegirico per la trasmissione di Augias,  della quale, al più alto livello, ricorda un precedente, nientemeno che del 1993, a firma Alessandro Baricco, ci sarebbe da ricordargli che quella del noto scrittore era una trasmissione di riflessione sulla musica, riflessione vera, alta, profonda  che anche noi  possiamo guardare con piacere e soddisfazione ( Baricco  in anni più recenti ha fatto altri esperimenti del medesimo tenore de 'L'amore è un dardo', con la sua compagna pianista Gloria Campaner,  sia in teatro che in tv, ed anche questi ultimi sono degni di  attenzione). 

Mentre quella di Augias è una finta alfabetizzazione musicale, e di livello molto basso: ci ha spiegato che il violoncello è lo strumento più 'vicino' alla voce umana, che il fagotto ha doppia personalità - buffa e sentimentale; che cosa è il 'tremolo' ed altro ancora. Tutte cose che gli appassionati di musica sanno già. Ma allora perchè  l'hanno seguita, senza che mai una folla si sia radunata davanti alla tv?

Perché Augias è un 'brand': con i suoi modi affabili coinvolge , qualunque cosa faccia in tv, anche senza capirci molto. Come nel caso della musica.

 E perché è furbissimo. Si è fatto affiancare da due professionisti che hanno spiegato di volta in volta lo 'spezzatino' musicale servito  a fine lezione. Solo che le spiegazioni dei due tutor di Augias,  di Augias più che del pubblico, cioé Speranza Scappucci e Aurelio Canonici, si rivolgevano ad un pubblico molto diverso da quello interessato al teatrino iniziale della trasmissione, avviato ogni volta con lui  che fa il finto (?) tonto.

 E tutta questa recitina per uno spezzatino musicale che prendeva 1/5 del tempo dell'intera trasmissione la quale era invece dedicata in massima parte alle spiegazioni, spesso poco interessanti ed anche  affatto comprensibili per il pubblico tv, agli inserti filmici, alle riflessioni del maestro Augias; e quelle conclusive quasi sempre memorabili, dopo che in poltrona, seguiva - faceva finta di seguire - sulla partitura d'orchestra il brano musicale affidato all'Orchestra Rai .

 A proposito della quale, Aldo Grasso, a conclusione del panegirico ad Augias, gettando la maschera e rivelando chiaramente il suo interesse per la musica, ha scritto, velenosamente: " P.S. Fino al  1994, la Rai aveva tre orchestre sinfoniche, con gran dispendio di risorse e  di professionalità. Oggi si può apprezzare quanto sia stata avveduta l'idea di riunirle in una sola". La sottolineatura dell'infame riflessione è nostra.

                                              *****

 P.S.

 Va bene fare lezioni di musica in tv, se servissero a spiegare alcune cose tecniche a chi la musica la frequenta e dunque un pò la conosce.

Ma se la musica in tv viene proposta quasi 'a dispetto', e dunque non regolarmente, chi può essere interessato ad approfondirne gli aspetti tecnici e storici, che non possono esaurirsi nelle banalità e nei fatterelli con cui il maestro Augias ha prevalentemente imbastito le sue lezioni?

 Ecco perché  continuiamo ad alzare la voce, accusandoli, contro quei dirigenti Rai che bocciarono dopo sei edizioni, dal 1999 al 2004, senza  nessuna ragione - nè di costi e nè di ascolti - All'Opera!  - che aveva individuato una formula per far ascoltare il melodramma ai cittadini che, dati alla mano, non l'avevano  ancora dimenticato ed erano ben felici di riascoltarlo. 

Altro che lo spezzatino di Augias: venticinque minuti per quattro o cinque di musica!

Incuriosisce perciò che anche Grasso volutamente dimentichi di citare fra i tentativi  riusciti di proporre la musica in tv, quel memorabile esperimento. Siamo convinti che se la presidente Soldi e l'ad Fuortes (nessuna speranza che lo faccia la Calandrelli!) si prendessero la briga di riproporre All'Opera! - vi sono 60 titoli, 60 trasmissioni, con le quali si possono fare cicli su cicli - rimandando in onda le varie puntate cosi come sono,  anche loro si convincerebbero dei risultati postivi, con uno share superiore sempre all'8%, ben superiori a quelli  di Augias il cui corso di musica è servito principalmente a lui, che si ostina a non voler andare in pensione alla bella età di 87 anni. ( P.A.)

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