E' considerato il salotto buono del generone romano, il circolo 'fluviale' romano presieduto d Giovanni Malagò: Circolo Canottieri Aniene, con sede a due passi dalla Grande Moschea progettata da Paolo Portoghesi.
Non molto tempo fa se ne era parlato pubblicamente, per un cambio, necessario, di statuto, antico, secondo il quale, fino all'altro ieri non vi potevamo essere associate donne. La Pellegrini, campionessa di nuoto, che non ha imparato quando aprir bocca e quando tenerla chiusa, difese l'antico statuto e replicò che di donne iscritte ve ne erano, Lei per prima. Grazie. Le campionesse iscritte, e solo le campionesse, in quel caso aggiungevano lustro a lustro al salotto di Malagò.
Ora, invece, e a distanza di un paio di settimane l'una dall'altra, la cronaca, questa volta nera, ha riportato alla ribalta il Circolo di Malagò, per due vicende che hanno a che fare con il malaffare, altro che sport e socialità.
Prima quell'imbroglione di Bochicchio, amico di Malagò, che ha finito l'altra settimana la sua corsa 'pericolosa' su una moto, schiantandosi sulla Salaria e prendendo fuoco. Ha truffato tanti ricchi, quasi tutti del Circolo - anche perchè chi non ha soldi è difficile che possa pagare la retta di iscrizione che di per sè separa i ricchi dai poveri, ma non i buoni dai cattivi - ma non Malagò. Questi, interpellato, ha dichiarato che Bochicchio lui lo aveva presentato a tutti cantandone la bravura di investitore, ma non di moto; ma lui i suoi soldi a Bochicchio non li avrebbe mai affidati.
E, dopo neanche una settimana, a gettare ancora un'ombra di 'malaffare' sul Circolo Aniene, la stampa tira fuori il caso di un architetto, Giannini il suo cognome, come l'attuale direttore de La Stampa, con cui ovviamente nulla ha a che fare, radiato, sospeso , no ricordiamo se con le carte comunque in rete, che ha fatto lavori, quasi sempre irregolari, assicurando che rispondevano alle regole edilizie, per i quali ha truffato una cinquantina di ricchi professionisti romani, tutti 'anienani' che sino visti contestare la regolarità dei lavori che l'architetto - poteva non essere noto a Malagò, se ha fatto strage fra i soci del suo Circolo? - aveva dichiarato 'in regola', e per i quali s'era fatto pagare profumatissime parcelle. Fra i ricchi, ma quelli idioti o di freschissimo conio, vige la convinzione che la certificazione della ricchezza, viene da quanto paghi tutto quel che acquisti. Se spendi poco, vuol dire che ricco vero ancora non sei.
Il che vale anche quando si ha bisogno di un architetto; il quale, più furbo di tutti, gonfia le parcelle, per assecondare questa loro voglia di sentirsi ricchi. Che, di per sè, sarebbe attestata già dalla iscrizione al Circolo di Malagò.
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