venerdì 3 giugno 2022

Fuortes ha atteso la vigilia delle elezioni per sommovimentare l'informazione in Rai, rimuovendo Mario Orfeo

Il motivo ufficiale della revoca a Mario Orfeo della delega all'informazione, da parte di Carlo Fuortes, è che  è 'venuto meno il rapporto fiduciario' fra amministratore delegato, capo azienda, ed uno dei massimi dirigenti. E la prova provata di tale cambiamento  sarebbe la diretta conseguenza dell'analisi approfondita di una serie di articoli de Il Foglio, dietro i quali, secondo Fuortes, ci sarebbe il suggerimento di Orfeo. E se per caso Orfeo avesse visto giusto, indicando le criticità alle quali, per dovere, l'amministratore delegato dovrebbe mettere mano?

 Cosa si celi in quella formula spiega poco di ciò che è effettivamente avvenuto. E cioè i rapporti di forza fra i due, le rispettive fazioni politiche che li sostengono, la possibilità che uno dei due faccia prossimamente le scarpe all'altro, se cambiano gli equilibri politici a seguito delle tornate elettorali prossime, ed anche altro, fino al mantenimento di certe trasmissioni di intrattenimento ed approfondimento insieme - come quella di Bianca Berlinguer - sulle quali già da settimane è cominciato il cannoneggiamento  da varie parti, e non tutte avverse (fuoco amico!).

 Adesso, a quel che si sa, Mario Orfeo andrebbe a dirigere il TG3,  scalzando la Sala, che andrebbe al posto di Di Bella che occuperebbe il posto di Orfeo e via dicendo ...il solito valzer di poltrone, nel quale si creerà  uno spazio per Mellone, area Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni che nei sondaggi sembra volare e, perciò, comincerà presto a sbracciarsi per ottenere nuovi spazi (  ossia poltrone, come del resto fanno tutti!).

E si pensa già alle prossime politiche, quando Orfeo potrebbe prendere il posto di Fuortes. E questi che farà?

Ritorna, forse nei progetti di Fuortes, il desiderio di andare a dirigere La Scala?

Questa storia, che ha dell'incredibile, non è detto che non possa realizzarsi ora, dopo che una prima volta gli è andata a buca.

 Fuortes, non lo dimentichiamo, al momento in cui il teatro milanese dovette pensare al successore di Pereira, si fece avanti. Meglio fu fatto anche il suo nome. Ma lui, prontissimo, sapendo che non era del tutto pacifico che traslocasse da Roma a Milano, e temendo perciò che al suo posto venisse preferito qualcun altro, si precipitò a dichiarare fedeltà alla Raggi ed al Teatro della Capitale. E fu ricompensato con la riconferma, non del tutto scontata, ma che costituì il giusto premio alla sua 'finta' fedeltà, interessatissima.

 Il Teatro alla Scala affidò la ricerca del nuovo sovrintendente ad un gruppo di esperti, i quali naturalmente si rivolsero al 'mercato internazionale' arrivando alla scelta di Meyer. Quasi a dire: noi non  ci prendiamo uno che viene da Roma - gli antagonismi fra quelle che vengono giustamente considerate le due 'capitali' del Paese sono ben note - puntiamo più in alto.

 Adesso potrebbe succedere la stessa cosa, al momento di scegliere il successore di Meyer, salvo che lo si voglia riconfermare, anche se non sembra il suo astro brillare nel cielo scaligero. E Fuortes, anche una seconda volta, potrebbe restare come il noto personaggio della sapienza popolare, don Falcuccio, con una mano... e ripiegare, costretto ad accontentarsi, su un incarico di minor prestigio. Non si dimentichi che i vertici della Rai non hanno quasi mai avuto una gran fortuna, una volta scesi dal cavallo di Viale Mazzini.

 Potrebbe esserci anche un'altra possibilità per Fuortes sceso da cavallo, quello cioè di approdare a via del Collegio romano - se ne è già parlato in passato di un suo incarico governativo. Ma lì ha un osso duro  con cui vedersela, è cioè Dario Franceschini, che difficilmente si farebbe scanzare da Fuortes.

 E allora che fare? In previsione di un futuro non proprio roseo per lui, approfitti per fare in Rai le riforme alle quali accennava anche il lungo ultimo articolo accusatorio di Merlo su Il Foglio. Almeno lascerebbe una traccia del suo passaggio in Rai, oltre  l'esercizio del potere, qualche volta anche a sproposito.


 

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