Un’altra ‘sostituzione etica’: Marino Sinibaldi fuori dal Centro per il libro con una telefonata
Neppure un biglietto, neppure un ringraziamento. Marino Sinibaldi, scrittore, autore, per decenni direttore a Radio tre, ha scoperto da una telefonata di essere stato fatto fuori dal ruolo di presidente del Centro del libro.
Perché mai? Pochi altri come lui, in Italia, hanno contribuito alla promozione e alla divulgazione di nuove proposte, autori, linguaggi e favorito il sostegno alla lettura. La sua radio tre è stato un modello dì eleganza ( sì verissimo, ma anche di appartenenza, ndr), lontana da qualsiasi forma di volgarità, attenta ad ogni novità, senza mai dimenticare i classici della letteratura, della musica, della ricerca scientifica, tentando sempre di coniugare innovazione e alfabetizzazione. La sua attività, anche al teatro dell’opera ( sbagliato; al Teatro di Roma, l'Opera non c'0entra ndr) di Roma e al Centro del libro, è stata sempre segnata dall’ambizione di dare la possibilità anche a chi non l’aveva ( purchè della stressa parrocchia ndr), e non l’ha, di un facile accesso ai nuovi linguaggi, anche per ragioni economiche.
Ha svolto dunque davvero una ricerca “popolare” nella direzione di un accrescimento delle nostre conoscenze e del nostro gusto individuale e collettivo, e non nella direzione di un involgarimento ulteriore, di un ritorno alle peggiori abitudine dell’Italietta di strapaese.
Per questo lo hanno allontanato, perché la sua presenza è incompatibile con una destra oscura e oscurantista che. non riuscendo a leggere, pensa sia meglio strappare le pagine e cacciare chi non risponde al comando, al saluto romano, al raduno di Acca Larenzia.
Questa non è una ordinaria lottizzazione, ma è quella “sostituzione etica” da tempo annunciata, quel cambio di narrazione che come obiettivo finale la cancellazione della Costituzione antifascista.
Del resto nelle stesse ore della “cacciata” di Marino Sinibaldi, trapelava la notizia di un congelamento dei fondi per il centenario dell’assassinio fascista di Giacomo Matteotti. ( Sangiuliano è lì anche per questo. Si può celebrare Matteotti dai postfasicsti? ndr)
Forse vogliono cacciare anche lui dalle memorie, dai cuori, magari anche dagli archivi, con tanti saluti a quelli che “lei è buona, i federali sono cattivi…” oppure “ma non sono fascisti sono solo un po’ rozzi…”.
In attesa che la sveglia suoni anche per loro, noi tireremo dritto e continueremo a promuovere iniziative contro i bavagli, non solo quelli contro la libertà di informazione e il diritto di critica, ma anche e soprattutto contro quelli scagliati contro la natura e le radici della Costituzione.
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Che Marino Sinibaldi sia una delle persone più competenti in fatto di libri è fuori discussione, e perciò la persona più adatta nel ruolo di capo del Centro per il Libro e la Lettura è altrettanto fuori discussione. Che fosse insostituibile no. Nessuno lo è. Ma meglio se non lo si sostituisce con uno meno competente di lui.
Sostituirlo con quello che si ha 'in casa', è la tragica situazione in cui si trova Sangiuliano che, come ha dimostrato già altre volte ( il caso più eclatante è quello del pasticcio che ha coinvolto Fuortes, Lissner e il Teatro San Carlo di Napoli) ha fretta di occupare tutto l'occupabile, badando prima di tutto alla fedeltà dei sostituti. Anche questo è fuori discussione.
Ci è sembrata una eccezione la nomina dei vertici del Museo storico della Liberazione, i via Tasso, dove certo non poteva metterci La Russa, altrimenti...
Ora Marino Sinibaldi, sulla cui idoneità a quel ruolo non abbiamo nessun dubbio, è sempre stato uno 'schieratissimo'. Noi stessi ne abbiamo in un caso avuto esperienza diretta. Lo testimonia anche la sua ex Radio Tre, i cui direttori prima e dopo di lui, fanno, evidentemente, giuramento di appartenenza.
Noi Radio Tre la ascoltiamo spesso, forse è l'unica radio che ascoltiamo, ma che nel campo che conosciamo bene, quello musicale, abbia punti deboli e preclusioni di ogni genere, lo abbiamo imparato ugualmente bene.
Un nostro contatto diretto con Sinibaldi ebbe come effetto, a causa della sua poca o nulla autorevolezza, e poca simpatia per i cani sciolti - come noi siamo sempre stati - che la nostra biografia del direttore Tony Pappano, la prima uscita in Italia, al suo sbarco a Roma, non venisse presentata a Radio Tre. E neppure le nostre scoperte eclatanti su Alberto Savinio critico musicale.
A Radio Tre, semplice annotazione, lavora il figlio di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano che, strano ma vero, difende la 'casa' in Rai del Pd.
Normale? (Pietro Acquafredda)
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