martedì 30 gennaio 2024

Ilaria Salis. I duri aguzzini ungheresi temono che in Italia i loro simili siano invece teneri. E poi, forse è l'accusa rivoltale, aggressione ad estremisti di DESTRA, che ha fatto tentennare il Governo italiano nel sostenere la causa della giovane (da Leggo)

 

Ilaria Salis, il papà Roberto: «Qualcuno sta cercando di screditare mia figlia. Torture in carcere per farla confessare»© Ansa

Il giorno dopo le immagini choc di Ilaria Salis in catene in tribunale a Budapest, il papà Roberto lancia l'allarme: «Sta crescendo un'onda per cercare di screditare le azioni di mia figlia». Il papà della 39enne detenuta in Ungheria con l'accusa di aver partecipato all'aggressione a due estremisti di destra, parla così al podcast 'Metropolis' di Repubblica. Ieri è iniziato il processo e alla prima udienza la 39enne è arrivata trascinata da una guardia in catene, con mani e piedi legati.

 

«Girano foto di un reato di cui non è accusata»

«Stanno girando foto di un reato commesso in Ungheria per cui mia figlia non è accusata» ha aggiunto, sottolineando che adesso «la cosa più importante di tutte è individuare quello che è il piano per arrivare ai domiciliari in Italia e per levarla da una situazione insostenibile per poi fare il processo in condizioni umane». «Se tutto quello che ha passato non ha portato a nessuna confessione è lecito pensare che Ilaria non abbia nulla da confessare», ha aggiunto Roberto Salis.

 

Le torture in carcere

L'uomo si trova ora in Ungheria dove oggi ha incontrato l'ambasciatore e dove domani, ha spiegato, vedrà Ilaria. Salis ha parlato delle «torture» che la trentanovenne ha subito, lasciata in carcere ad esempio senza assorbenti con le mestruazioni e ha spiegato che è stata tenuta giorni senza vedere il legale, «le hanno detto che la portavano dall'avvocato e si è trovata con dei poliziotti che hanno cercato di interrogarla in inglese per cercare di farla confessare. Ma lei ha tenuto duro». E se non ha confessato «dopo tutto quello che ha passato è lecito pensare che non c'è nulla da confessare».

   

«Ilaria ci ha detto di non parlare coi media»

«Da marzo a fine anno non poteva accadere nulla perché non ci sono stati contatti» e comunque «nostra figlia ci aveva detto di evitare i contatti con i media», ha spiegato Roberto Salis. Nessun contatto con la famiglia e poi il 12 ottobre è arrivata una lettera di Ilaria «e abbiamo scoperto il disastro del carcere» e il 26 novembre «quando ha dato il suo consenso, abbiamo iniziato le comunicazioni». «Abbiamo stabilito una linea per arrivare all'obiettivo dei domiciliari e credo che questo canale necessiti di una valutazione del ministero degli Esteri e del ministero di Giustizia» ha aggiunto, con l'auspicio che il passaggio «di carte» tra gli uffici avvenga «con urgenza» perché «ogni giorno che si perde in questa attività è un giorno in più di carcere per mia figlia.

Poi, a quel punto - ha continuato - gli avvocati potranno presentare richiesta dei domiciliari e avremmo delle chance di vederla assolta». «Il procuratore, e adesso anche il giudice, sostiene che se Ilaria viene in Italia ai domiciliari c'è un pericolo di fuga maggiore che in Ungheria. Trovo assurdo - ha concluso - che lo Stato italiano non riesca a porsi davanti a uno stato dell'Unione europea e dire 'siamo in grado di garantire controlli sui domiciliari uguali o migliori'» di quelli dell'Ungheria.

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