Stefano Zurlo, come altri prima di lui, è caduto volontariamente nel trappolone che gli ha teso la giovane bella direttrice, con il racconto della sua carriera, che non evolve positivamente a causa della sinistra, egemone nella cultura.
Il fatto è che la sua carriera è iniziata molti anni prima che la Meloni salisse a Palazzo Chigi e che Lei si dichiarasse pubblicamente sua sostenitrice.
E allora, caro Zurlo, perchè non le hai chiesto come mai in dieci anni di carriera, prima che venisse fuori la sua anima di destra ( estrema, bisogna che lei lo dica, visto che suo padre è stato dirigente nazionale di Forza Nuova, che certamente non è il partito della Meloni, al quale comunque porta acqua, ma che si situa più a destra di quello), come mai non ha fatto carriera, quella vera?
Lei dice che ha diretto in Armenia, Azerbajan, Kazakistan, possibile che Zurlo non capisca che quelle sono periferie del mondo musicale, dove vanno quasi sempre musicisti 'un pò scarsi', o quelli che desiderano, lavorando sodo, 'farsi le ossa' lontano da occhio critici? Naturalmente non si vuole negare che possano esserci delle eccezioni ma fra queste possibili eccezioni non c'è la Venezi, perchè Lei è 'scarsa' e lo è da sempre.
Ha diretto anche in Italia, ma Zurlo dovrebbe capire dall'elenco che gli fa la direttrice che parliamo sempre di orchestrine, o di orchestre dove comandano sovrintendenti amici, di partito, di Meloni ( da Cagliari a Verona), o. nel caso della Orchestra Sinfonica Siciliana, dove la sovrintendenza è appaltata alla politica, cioè a Schifani, che è un pericoloso comunista iscritto da sempre al PD.
In dieci anni, la direttrice, agli inizi giovane, fra le poche donne del podio, bella e con quelle sue idiozie comunicative ( i vestiti da gran sera sul podio, l'appellativo al maschile, Sanremo) non ha fatto un solo passo avanti nella carriera.
Lei dice di aver diretto alla Scala, sì, ma un'orchestrina e in una serata evento di Bulgari, il gioielliere ( suo padre ha lavorato nel mondo del lusso e del made in Italy, e certamente l'ha aiutata quando le faceva anche da manager, prima che passasse all'agenzia 'Trucco').
E poi non è vero che le critiche a Palermo, da parte di alcuni orchestrali, siano le prime rivoltele. Ve ne erano state anche a Bolzano , dove l'aveva invitata un direttore artistico sui generis, Giorgio Battistelli, che prima l'aveva voluta anche all'Orchestra della Toscana assieme ad altre giovani direttrici, e che era stato costretto a difenderla: "errori possono compierne tutti, Lei è giovane e va perdonata, crescerà". Dunque in quel caso anche un musicista come Battistelli, che l'aveva invitata, è costretto ad ammettere che Beatrice Venezi era stata 'scarsa'.( Si potrebbero anche esaminare le ragioni di quell'invito, ma sarebbe troppo lungo farlo ora)
Finora Lei, in Italia, non ha mai diretto nei luoghi che contano, nè prima che salisse al Governo la Meloni, né ora.
Ma ci spera ancora, perchè già si parla di suoi possibili incarichi a Palermo, dove è sovrintendente(!) Schifani, ma non al Massimo, con il sindaco di destra; si dice di Napoli, patria del ministro Sangiuliano che può sempre giocare la carta della 'borsa' che lui apre e chiude a seconda che i richiedenti soldi siano della sua parte politica o di quella avversaria; e si dice, udite udite, anche della Biennale Musica, retta negli ultimi anni da quella che è una vera eccellenza italiana, Lucia Ronchetti, e dove c'è già il presidente che è di stretta osservanza meloniana o sangiulianese, Buttafuoco che, però, a differenza della Venezi, ha le carte in regola e va giudicato da quel che farà, mentre la Venezi ha già fatto tanto per essere giudicata come si merita: SCARSA!
Perchè sta tutta lì la differenza con le altre donne, anche giovani, italiane e non, che vediamo sul podio di tante istituzioni, quelle sono brave mentre Lei è scarsa.
Mi auguro solo che Stefano Zurlo, qualora dovesse leggermi - in considerazione del fatto che per oltre dieci anni ho scritto di musica per il suo stesso giornale, rifletta sugli ostacoli della carriera di Beatrice Venezi che sono generati dalla sua scarsa prestazione come musicista.
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