La direttrice Beatrice Venezi contestata dagli orchestrali a Palermo, ecco perché è esplosa la polemica
Il 2 febbraio Beatrice Venezi tornerà sul podio del Politeama Garibaldi di Palermo e saranno trascorse due settimane dalle polemiche sollevate da tre orchestrali, in occasione del doppio concerto del 20 gennaio, che hanno criticato la sua performance. Ma non si è fatto attendere l’attestato di stima del sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana (Foss), Andrea Peria, che ha stigmatizzato il comportamento dei detrattori ("tre su 70 orchestrali», dice) e ha evidenziato l’apprezzamento mostrato dai duemila in sala per la musicista che si esibirà per la seconda volta in pochi giorni sullo stesso podio, come rare volte è accaduto in passato: è capitato al maestro russo Michail Jurowski, scomparso due anni fa, e pochi altri.
I musicisti che hanno criticato Venezi hanno anche annunciato che al successivo concerto, piuttosto che incollare gli occhi sulla partitura come accaduto nel precedente, seguiranno i gesti della direttrice, consulente musicale del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e direttrice artistica di TaoArte.
«Ha solo complicato il nostro lavoro, sarebbe stato più facile suonare senza di lei - ha affermato il flautista Claudio Sardisco -. I suoi gesti non erano coerenti con l’esecuzione musicale». Nel mezzo della tempesta, la Foss sottolinea che «le prime parti dell’Orchestra prendono le distanze dalle affermazioni rese a titolo personale dai colleghi, perché non corrispondenti alla realtà dei fatti».
A sostegno di Venezi intervengono anche i sindacati, spiegando che spetta alle prime parti, dopo aver parlato con tutta l’orchestra, protestare il direttore. Non ne fa una questione di procedure il compositore Franco Piersanti: "Nel panorama musicale - osserva - la considerano quasi tutti incompetente. Credo che molti non si espongano temendo ripercussioni sul proprio lavoro».
L’orchestra sinfonica siciliana, nata nel 1951 come ente autonomo e trasformata in fondazione nel 2022, «è stata magnifica», dice il maestro Gabriele Ferro, che l’ha diretta per 12 anni. «Non conosco la signora Venezi - aggiunge - e non so come dirige, posso dire però che prima e dopo la riforma Gelmini dei Conservatori, la formazione di un musicista è stata veramente ridotta troppo, per gli strumenti come per la composizione. Questo è il vero problema. Cercare in Italia direttori di grande talento è come vincere un terno al Lotto. Quanto alla polemica sollevata dai media, rispondo che non mi importa nulla del colore politico di Venezi e tantomeno che sia donna. Quel che conta è solo la capacità del ruolo, tenere insieme da 80 a 100 orchestrali. Ci vuole polso, ma anche autorevolezza».
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