Si legge spesso in questi giorni in cui il lavoro ed il ruolo di un direttore d'orchestra è balzato agli onori della cronaca per il caso palermitano di contestazione di una direttrice d'orchestra, Beatrice Venezi (che certamente non brilla per bravura) che il governo di un paese deve essere simile a quello di un direttore d'orchestra, per avere successo.
Qual è il ruolo del direttore di orchestra? Indicare un obiettivo ( si sente spesso dire dai politici al Governo: stiamo realizzando quello che abbiamo annunciato e promesso agli elettori al momento della candidature), e, realizzarlo conquistando la fiducia e la stima dei componenti l'orchestra (i cittadini, anche quelli organizzati in gruppi ed associazioni). I quali a loro volta per realizzarlo, insieme al direttore, devono andare d'amore e d'accordo fra loro, ascoltarsi, non avere mire prevaricatorie e lavorare dando il meglio di sè.
Non è un caso che spesso negli incontri che determinate aziende promuovono fra i loro dipendenti e dirigenti, viene invitato un direttore d'orchestra a spiegare come si fa per andare d'accordo e dare il meglio di sè per realizzare un comune progetto.
Ora spiegatemi come può un direttore presentarsi sul podio per le prove quando parte dell'orchestra che ha davanti l'ha contestato. Mancano i presupposti, anche dopo una apparente pacificazione, per un lavoro insieme. A Palermo, secondo il sovrintendente dell'orchestra, i pochi contestatori sono stati messi a tacere dal plauso del resto dell'orchestra e del pubblico e dunque per le prove del concerto di sabato, Beatrice Venezi, può proseguire, come se nulla fosse mai accaduto. Povero illuso il sovrintendente. Sarebbe stato meglio che i contestatori della Venezi si fossero messi 'in malattia' .Perchè il lavoro di un direttore è assai delicato, e basta un nulla ed anche pochi contestatori per vanificarlo.
Le orchestra italiane, anche quelle più blasonate dell'Orchestra Sinfonica Siciliana (il cui antico blasone è ormai solo un ricordo!), si sa quanto siano indisciplinate. Noi che abbiamo assistito a centinaia di prove, oltre che a migliaia di concerti nella nostra attività di critico, possiamo testimoniare le infinite volte in cui siano stati presi da un raptus che, se non controllato, ci avrebbe spinti a gridare allo scandalo, osservando strumentisti che alle prove parlottavano, ridacchiavano, si distraevano, costringendo il direttore di turno a riprenderli. continuamente, interrompendo le prove.
Come siamo stati anche testimoni di contestazioni a direttori /direttrici durante le prove dei concerti. Di uno ci ricordiamo perfettamente, come fosse oggi, perchè ci impressionò.
Avvenne ad Assisi, dove ci recavamo ogni anno, per un decennio, alla vigilia della registrazione del Concerto di Natale nella Basilica francescana, perchè scrivevamo le note di presentazione dei singoli brani del concerto (quella nostra collaborazione terminò per colpa di Michele dall'Ongaro, all'epoca distaccato presso l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, protagonista di quel concerto natalizio, dopo che rivelammo gli infiniti scambi di 'favori' pro domo sua, negli anni di sua responsabilità per la musica di Radio Tre e lui ci denunciò, ma perse la causa, ma si vendicò in mille modi, come abbiamo già raccontato).
Quell'anno, sul podio c'era una direttrice americana, moglie di un importante esponente dell'organizzazione musicale di quel paese.
Ricordiamo ancora perfettamente l'episodio. Ci fu un problema di lettura della partitura ed uno strumentista, con atteggiamento ostile, stravaccato sulla sedia, le disse in dialetto: torna a fare la calzetta! Lei non capì, ma il messaggio arrivò chiaro e forte alle nostre orecchie che eravamo seduti a pochi metri dall'orchestra.
Potremmo citare tanti altri esempi. Lo stesso Pappano, nella biografia del direttore che abbiamo curato per Skira (2007), racconta che proprio per questa ragione - indisciplina - ebbe nei primi mesi di lavoro a Santa Cecilia, molte difficoltà: "Mi è capitato qualche volta di fermare l'orchestra durante le prove e dire, per ottenere il silenzio necessario, che l'ultima volta che ho diretto in Giappone, quando interrompevo, immediatamente, c'era silenzio in orchestra, ed ho aggiunto: 'cercate di essere un pò giapponesi'... E' una cosa difficile per le orchestre italiane ( tacere ndr.)".
E questo per dire che la Venezi, questi giorni, a Palermo, oltre alle difficoltà che derivano dalla sua scarsa bravura nella direzione, avrà da vedersela anche con coloro che resteranno, in silenzio, ma ostili nelle file degli strumentisti davanti ai suoi occhi. E saranno affari suoi.
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