Gli italiani bocciano la candidatura dei leader politici alle Europee: sei su dieci la ritengono “inopportuna” perché “sanno già che non andranno al Parlamento Europeo”. Il rilevamento Swg Radar esce mentre si stringono i tempi e si animano le discussioni sull’ipotesi che i nomi di Giorgia Meloni e Antonio Tajani nel centrodestra ed Elly Schlein nel centrosinistra appaiano nelle liste dei rispettivi partiti.
Proprio dagli elettori di centrosinistra sembra arrivare l’indicazione più chiara: la percentuale di no alla presenza dei leader in cima alla lista sale addirittura al 72 per cento. Un messaggio diretto a Schlein, in linea con il consiglio che le ha rivolto Romano Prodi. Oggi il presidente dem Stefano Bonaccini ha puntualizzato: “Sarebbe incredibile che noi impedissimo alla segretaria del nostro partito di candidarsi” ma sarebbe “sbagliata una candidatura a capolista in tutte le circoscrizione, perché lo fece Silvio Berlusconi”.
In Forza Italia, Tajani ha fatto sapere che deciderà dopo il congresso del partito che si tiene a febbraio. Nel centrodestra Matteo Salvini è stato invece il primo a smarcarsi, seguendo l’umore il sondaggio Swg Radar attribuisce oggi al 52 per cento di elettori della coalizione. Tra gli altri leader, Carlo Calenda ha annunciato che non si candiderà, Matteo Renzi invece sarà in lista. Resta poi Giorgia Meloni, che è tentata: ritiene che il suo nome avrebbe l’effetto di spingere FdI oltre la soglia del 30 per cento.
L’andamento dei partiti
Al momento, Swg Radar ha rilevato che il partito della premier è attestato al 29 per cento e ha registrato una flessione di due decimi rispetto alla settimana precedente. Più marcata la flessione della Lega che lascia per strada tre decimi ed è sotto alla soglia del 9 per cento che Salvini considera un’ossessione. Forza Italia, invece, è al 7,8 per cento e perde lo 0,1 per cento. Segno più in casa Pd, si risale al 19,4 per cento guadagnando 3 decimi, che nel centrosinistra sono persi però dal M5S, terzo partito col 16,1 per cento. Da segnalare Azione, che viene registrata al 4 per cento, soglia che permetterebbe al partito di Calenda di raggiungere il quorum alle Europee.
Stop alla Lega sui governatori uscenti
Per Matteo Salvini non arrivano segnali positivi anche sul fronte delle regionali. Sembra riscuotere poco favore la linea leghista di garantire una conferma ai governatori uscenti: è il focus dello scontro nel centrodestra sulla Sardegna, con lo stop di FdI su Christian Solinas, ma il 62 per cento degli italiani ritiene ragionevole che “se un Presidente uscente dopo il primo mandato non viene ricandidato non vuol dire necessariamente che abbia governato male”. In sostanza: nessuno scandalo se viene chiesto alla Lega di rinunciare al suo governatore. Ma non sembra sia una questione di rapporti di forza nella coalizione perché non ci si schiera nemmeno sulla linea dei meloniani, evidenziata anche da Francesco Lollobrigida su Repubblica, secondo la quale “se all'interno della coalizione un partito diventa più forte è giusto che pretenda un numero maggiore di propri candidati alla presidenza delle regioni”: la condivide solo il 29 per cento degli intervistati.
Non dispiace invece l’ipotesi di superare il limite di due mandati per i governatori: lo difende il 46 per cento (51 per cento nel centrosinistra), mentre il 19 per cento è favorevole ad estendere ad un terzo mandato e il 35 per cento vorrebbe eliminare ogni limite.
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