Premessa. Ho seguito per intero la puntata di oggi di Rebus, RaiTre, che Giorgio Zanchini conduce sempre con grande intelligenza e puntualità, anche nella versione ultima, quando ha non più Augias come 'spalla', ma cambia 'spalla' ogni mese, adesso c'è il magistrato scrittore De Cataldo.
Nell'ultimo 'spezzone' della trasmissione , c'era ospite Mauro Mazza, commissario per la presenza italiana alla Fiera internazionale del Libro di Francoforte.
La discussione ha toccato il tema della cultura - di destra e di sinistra- e della presenza, non selettiva, a seconda che sia di destra o di sinistra che Mazza intende portare a Francoforte, per rappresentare l'Italia.
Precedentemente Franco Cardini, aveva risposto ad una domanda analoga che none esiste cultura di destra o di sinistra, bensì l'uso che la destra o la sinistra ne fanno.
Comunque, a fine trasmissione Zanchini ha letto la scheda che Colasanti aveva preparato per il libro da consigliare ai telespettatori, dopo che buona parte della puntata era stata dedicata al tema della donna in rapporto al sacro, alla stregoneria, al mito, alla favola. Colasanti consigliava I diavoli di Loudun di Aldous Huxley.
Breve parentesi. Anch'io non sapevo che quel romanzo l'avesse scritto Huxley, mentre conoscevo il nome del celebre scrittore per un'altra ragione. Perchè aveva scritto che la 'Resurrezione' di Piero della Francesca (un affresco da poco restaurato che si può ammirare su una parete del Museo di Sansepolcro, patria del grandissimo pittore), era la pittura più bella del mondo.
Quell'affermazione, vera che sia, fu causa della salvezza da bombardamento della città e del museo medesimo, alla fine della seconda guerra mondiale, perchè l'ufficiale inglese che avrebbe dovuto bombardare la città, ma che era amante dell'arte e conosceva l'affermazione di Huxley, non voleva rendersi responsabile di una così grave distruzione.
Il commovente racconto dell'ufficiale inglese, quando nel 2011 ricorreva il millenario di Sansepolcro, e fui incaricato dal sindaco di allora, di progettare una celebrazione, lo feci leggere pubblicamente proprio sotto il celebre affresco, da Gifuni, prima dell'esecuzione del Quartetto n.9 per archi ( 'Ombre nel mattino di Piero') che feci commissionare a Salvatore Sciarrino per l'occasione.
Ora di Huxley mi interessa quel celebre romanzo che De Cataldo e Mazza non avevano letto e neppure conoscevano. De Cataldo ha ricordato un film celebre di anni fa intitolato 'I diavoli', tratto da quel romanzo. Ma nessuno - come pretenderlo - sapeva che da quel romanzo, su libretto proprio, un noto compositore polacco cattolico Penderecki aveva tratto un'opera alla fine degli anni Sessanta.
Perchè avrebbero dovuto conoscere almeno l'opera, quantomeno sapere che esisteva? Perchè quando l'opera fu rappresentata a Roma ( 22 novembre 1979, per l'inaugurazione della stagione, quando anch'io la vidi) ci fu la solita discussione sia sul suo autore, un cattolico, sia sul soggetto dell'opera: una storia di possessione collettiva in ambiente religioso: insomma uno scandalo.
Come potevo pretendere una simile conoscenza da chi vive nel paese più musicale del mondo (per la sua storia) che però è il più musicalmente analfabeta (nel suo presente, e da tempo)?
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I diavoli di Loudun è un'opera in tre atti scritta nel 1968 e nel 1969 dal compositore polacco Krzysztof Penderecki e poi rivista nel 1972 e nel 1975. Il libretto tedesco è stato scritto dal compositore stesso ed è basato sulla drammatizzazione di John Whiting del libro con lo stesso titolo del 1952 di Aldous Huxley.
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